“Dall’Italia all’Egitto preoccupante aumento dei femminicidi”: la denuncia di Euromed Rights

"Agire contro l'impunità": l'appello di 62 organismi per i diritti umani ai governi dei Paesi dell'area mediterranea e all'Ue. In Italia 99 donne uccise nel 2024

Pubblicato:08-03-2025 15:41
Ultimo aggiornamento:08-03-2025 15:47
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ROMA – Il numero di femminicidi nell’area euro-mediterranea segna in alcuni casi un allarmante aumento, in altri la mancanza di dati rende difficile analizzare il fenomeno. I dati restano tuttavia allarmanti: secondo Un Women, nel 2023 l’Africa è stata la regione più colpita, con 21.700 donne uccise dal coniuge o da un familiare, mentre in Europa i femminicidi rappresentano il 64% degli assassinii, pari a 2.300 donne uccise per la maggior parte da un coniuge o ex partner.
Di fronte a questo fenomeno drammatico, in occasione della Giornata internazionale della donna, EuroMed Rights pubblica un documento di posizione congiunto con altre 61 organizzazioni per i diritti, per denunciare il fenomeno dei femminicidi nei paesi dell’Europa meridionale, del Medio oriente e del Nord Africa.

NUMERI ALLARMANTI IN TURCHIA, UN’EPIDEMIA IN EGITTO, IN GIORDANIA É REATO TOLLERATO”

Riconoscendo che i femminicidi non conoscono confini, il Position paper si inserisce in una più ampia mobilitazione femminista nella regione euromediterranea, dove i femminicidi restano una delle espressioni più estreme della violenza patriarcale e dell’incapacità degli Stati di proteggere la vita delle donne. Nel dettaglio, le associazioni avvertono che in Turchia la crisi dei femminicidi sta peggiorando, con 299 donne uccise all’inizio del 2024, per questo le organizzazioni femministe hanno denunciato questa escalation e chiesto che la Turchia torni alla Convenzione di Istanbul, uno strumento essenziale nella lotta contro la violenza sulle donne. In Egitto, la violenza di genere ha raggiunto livelli allarmanti. Nel 2023, l’organo di stampa Middle East Eye ha descritto la situazione come “un’epidemia”, dopo tre femminicidi in una sola settimana. L’impunità e la mancanza di misure di protezione adeguate espongono le donne a pericoli quotidiani. In Giordania, il femminicidio in nome dell’onore è ancora ampiamente tollerato. Nel 2022, Human Rights Watch ha registrato tra 15 e 20 omicidi di questo tipo, a fronte di un sistema giudiziario che continua ad applicare pene ridotte agli uomini che uccidono una donna con il pretesto dell’adulterio, una pratica che non solo perpetua la cultura dell’impunità, ma costituisce anche una flagrante violazione dei diritti umani.
Il Position paper redatto da EuroMed Rights – e sottoscritto da 61 organismi per i diritti umani – avverte inoltre che per quanto riguarda Marocco, Algeria e Tunisia, la mancanza di riconoscimento del femminicidio come categoria legale distinta rende impossibile valutare e misurare la vera portata del fenomeno. I dati disponibili, spesso raccolti dalla società civile anziché da organismi ufficiali, rivelano una realtà allarmante: i casi segnalati rappresentano solo una frazione dei femminicidi, mentre molti omicidi di donne non vengono registrati e possono essere considerati suicidi, conflitti domestici e/o crimini passionali. La normalizzazione della violenza all’interno delle famiglie e delle coppie, unita all’inazione giudiziaria, crea un clima in cui le donne sono sistematicamente private di protezione e gli autori agiscono impunemente.

GLI STATI MEDITERRANEI DELL’EUROPA: I NUMERI DI FRANCIA, SPAGNA E ITALIA

Infine, per quanto riguarda gli Stati europei rivieraschi, il documento evidenzia che nel 2024, la Francia ha registrato 93 femminicidi perpetrati da un partner o ex partner, mentre in Italia sono state uccise 99 donne nello stesso anno. Inoltre, la hotline italiana per le vittime di violenza e molestie ha registrato un aumento delle segnalazioni del 57% rispetto al 2023, con circa 48mila chiamate. In Spagna, dove la legislazione contro la violenza di genere e sessuale è una delle più avanzate, sono state uccise 31 donne, di cui 12 nella regione della Catalogna.

L’APPELLO DEGLI ATTIVISTI AI GOVERNI E ALL’UE

Il Position paper sottolinea che i femminicidi non sono atti isolati, ma il risultato di disuguaglianze strutturali, della riduzione dello spazio civico, del silenziamento delle voci femministe e della crescente influenza dei movimenti anti-diritti nella regione. I femminicidi nel Maghreb, inoltre, vanno osservati nel contesto più ampio della reazione anti-genere e anti-diritti umani che sta imperversando nell’area, dove regimi autoritari e forze conservatrici stanno sempre più strumentalizzando cultura, religione e nazionalismo per minare diritti duramente conquistati.
L’appello conclusivo dunque è rivolto ai governi della regione euro-mediterranea a riconoscere il femminicidio come un crimine distinto, ad allinearsi agli standard della Convenzione di Istanbul e a garantire sistemi di giustizia e protezione incentrati sulle sopravvissute. Si esorta inoltre l’Unione europea e i suoi Stati membri a porre la lotta contro il femminicidio e la violenza di genere al centro della cooperazione con i paesi del Mediterraneo meridionale.

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