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ROMA – “Le decisioni della Corte di Cassazione, al pari di quelle degli altri giudici, possono essere oggetto di critica. Sono invece inaccettabili gli insulti che mettono in discussione la divisione dei poteri su cui si fonda lo Stato di diritto”: queste le parole accuratamente scelte dalla prima presidente della Corte, Margherita Cassano, dopo le polemiche sollevate dal fronte politico, in particolare dalla maggioranza e da esponenti di spicco del governo, a seguito della sentenza sulla “Diciotti”. Le parole della Premier Giorgia Meloni, seguite a quelle del vice Matteo Salvini e dei ministri della Giustizia e degli Interni, Nordio e Piantedosi hanno portato così a una reazione forte della numero uno della Corte, tanto che si è persino spinta a parlare di ‘insulti inaccettabili’. Parole che pesano e tornano ad alimentare il fuoco- mai spento- dello scontro tra toghe e governo. Ma questa volta, ad esporsi è stato un giudice, anzi una giudice, che è considerata tra le voci più autorevoli della magistratura. Chi è dunque Margherita Cassano? É il primo presidente della Suprema Corte, nonché prima donna eletta in questo ruolo apicale nel marzo 2023, così come di diritto è componente del Csm.
Le sezioni unite della Corte di Cassazione hanno accolto il ricorso presentato da un gruppo di migranti a cui, dal 16 al 25 agosto del 2018, dall’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini, fu impedito di sbarcare dalla nave Diciotti della Guardia Costiera che li aveva soccorsi in mare. Nell’istanza si chiedeva la condanna del governo a risarcire i danni non patrimoniali determinati nei profughi dalla privazione della libertà. Il collegio ha rinviato al giudice di merito la quantificazione del danno, condannando però il governo. La decisione ha così riacceso gli animi sull’affaire immigrazione.
Margherita Cassano oggi ricopre una posizione di assoluto vertice nella gerarchia della magistratura, posizione conquistata grazie a una lunga carriera di impegni e traguardi raggiunti: nata a Firenze, a di origini lucane, anche il padre, Pietro, era un magistrato. Entra tra le fila nell’ordine giudiziario a soli 25 anni e il suo primo incarico è nel 1981 alla Procura di Firenze. Dal 1991 al 1998 è alla Direzione distrettuale antimafia di Firenze, lavora fianco a fianco con il procuratore Pier Luigi Vigna. Il grande traguardo raggiunto nel 1998, quando fu eletta al Csm con Magistratura Indipendente, la corrente conservatrice delle toghe che, diversamente da oggi, rappresentava allora una corrente minoritaria.
Rispetto alla riforma del Csm ha da sempre avuto una posizione contraria, ma dialogante. Nella sua Relazione per l’anno giudiziario 2025 della Suprema Corte ha spiegato la sua visione della magistratura: ovvero deve essere impegnata a realizzare “i più alti valori espressi dalla Costituzione”, e questo sforzo “necessita di essere accompagnato- ha aggiunto- da un contesto improntato al rispetto reciproco fra le varie Istituzioni dello Stato”. Probabilmente a farle “alzare la voce” è stato l’assistere a quello che ha considerato un venir meno del rispetto reciproco, a seguito del verdetto sui migranti.
Cassano è stata la prima magistrato donna al vertice della Cassazione dal primo marzo del 2023 ed è stata anche la prima toga rosa nel 2020 ad essere “vice”.
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