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Le donne nell’informazione: solo una notizia su quattro le vede protagoniste

In Italia solo il 26% delle notizie che arrivano da tv, radio e media ha per protagonista una donna: ecco l'ultima analisi del Global media monitoring project, che ha 'studiato' l'informazione del 29 settembre 2020

Pubblicato:08-03-2022 10:52
Ultimo aggiornamento:08-03-2022 13:28
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Di Laura Monti

ROMA – Sono centinaia le informazioni che riceviamo ogni giorno tramite svariati mezzi di informazione e comunicazione, ma quante delle news, delle interviste, dei reportage con cui veniamo di continuo in contatto hanno per protagonista una donna? Solo il 26%. A riportare questo dato, che fa riferimento al 2020, è il Global media monitoring project (Gmmp), lo studio sulla rappresentazione dei generi nei media che ogni cinque anni analizza una giornata campione del mondo dell’informazione osservando la presenza della componente femminile.

Per l’Italia, il 29 settembre del 2020, esperti ed esperte dell’Osservatorio di Pavia, dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, dell’Università di Padova hanno passato in rassegna tutte le informazioni trasmesse su giornali, tv, siti, agenzie di stampa, radio etc riscontrando innanzitutto una comprensibile predominanza di argomenti legati alla crisi pandemica (circa il 25%). Molto Covid, dunque, e poche donne: eppure, come è emerso da molte ricerche, sono state proprio le donne a subire il carico più pesante della pandemia, non solo perché costituiscono complessivamente quasi il 68% del personale del Servizio sanitario nazionale (il dato è del Rapporto del Ministero della Salute del 2019), ma anche perché è sulle donne che sono ricaduti i più forti effetti collaterali della pandemia. Sulle donne si è riversato il surplus di carico di cura generato dalle restrizioni Covid e sono donne il 98% delle persone che hanno perso il posto di lavoro in pandemia. Nonostante questo, appena un quarto delle notizie del giorno hanno avuto al centro una donna, con differenze significative in base al mezzo di comunicazione: la radio, ad esempio, risulta quello più inclusivo (32%), seguito da stampa (24%) e tv (21%). Non solo: rispetto alla precedente valutazione del Gmmp, in Italia è stato osservato un netto calo delle donne intervistate in quanto ‘esperte’: dal 18% del 2015 si è passati ad appena il 12%, un dato che lo studio mette in relazione alla mole di approfondimenti a tema Covid ma anche ai troppo “piccoli sforzi fatti per diversificare le fonti”. D’altra parte, già nell’aprile del 2020 era saltata all’occhio la totale assenza di donne nel Comitato tecnico scientifico per l’emergenza Covid, e anche in quello attuale, modificato il 17 marzo 2021, ce n’è una sola, la dottoressa Cinzia Caporale. La diversificazione in Italia non sembra un problema solo dei mezzi di informazione.


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Ma le donne non sono poche soltanto tra gli esperti: è sceso drasticamente anche il numero di notizie riguardanti la salute delle donne, dal 65% del 2015 all’11% di due anni fa. Quel 65%, tra l’altro, fanno notare gli esperti, era in qualche modo viziato dalla forte eco generata dalla decisione di Angelina Jolie di sottoporsi a doppia mastectomia preventiva in virtù della sua predisposizione allo sviluppo di tumori. Tra chi aveva pontificato sulla scelta dell’attrice, considerata “troppo estrema”, e chi invece aveva approvato la precauzione invitando al rispetto, l’impressione è che, anche in quel frangente, più che la salute delle donne, sotto i riflettori ci fosse il corpo di quella donna in particolare e il suo diritto di disporne liberamente.

Un dato positivo viene invece dal mondo dell’informazione politica, in cui le notizie che riguardano donne sono sempre al 25%, ma in significativo aumento rispetto alla precedente rilevazione Gmmp (+ 10%). Tra le ‘spokepersons’ intervistate dai vari media, il 30% sono donne, di cui il 59% politiche o membri del Governo e il 19% donne d’affari: entrambi dati elevati, che secondo il report rispecchiano l’aumento della presenza femminile nel mondo della politica e dell’imprenditoria.
Un ultimo numero interessante è quello della ‘special question’ che si sono posti gli esperti nell’analisi dell’informazione italiana: nel caso in cui la donna venga identificata in base al proprio mestiere o ruolo istituzionale, quante volte la sua carica o il suo lavoro vengono declinati al femminile? Il 29 settembre del 2020, è accaduto il 79% delle volte. Un dato rincuorante, che, di fronte alle tante resistenze, segna una parziale vittoria, oltre che delle donne, anche dell’italiano.

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