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Valente: “Femminicidi in aumento perché non si legge bene la violenza”

La senatrice Valeria Valente, in un'intervista all'agenzia di stampa Dire in occasione della Giornata internazionale della donna, fa il punto sulle iniziative portate avanti in Parlamento

Pubblicato:08-03-2021 10:20
Ultimo aggiornamento:08-03-2021 10:43

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ROMA – “Come in tutte le crisi, anche in questa le donne pagano il prezzo più alto, da tutti i punti di vista: economico e occupazionale, con dati agghiaccianti, e in termini di violenza e femminicidi, che purtroppo non sono calati. Anzi, con la pandemia sono aumentate le violenze e i maltrattamenti in famiglia. Il tema vero è chiedersi perché”. Questo 8 marzo 2021 ruota tutto attorno al nodo delle conseguenze della crisi scatenata dalla pandemia Covid-19 sul mondo femminile, per la senatrice e presidente della Commissione d’inchiesta sul femminicidio Valeria Valente, che in un’intervista all’agenzia di stampa Dire in occasione della Giornata internazionale della donna fa il punto sulle iniziative portate avanti in Parlamento durante questa fase di nuova recrudescenza, come i dati dimostrano, della strage di donne in Italia.

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L’8 marzo, perché una Giornata internazionale della donna


“La battaglia è sempre la stessa- afferma Valente- La recrudescenza è dovuta ancora una volta a una non ottimale capacità di utilizzare gli strumenti che già abbiamo. Abbiamo le norme per proteggere le donne e intervenire in tempo, anche con misure cautelari, al di là del processo. Il tema, quindi, è leggere la violenza correttamente e in tempo utile”, osserva, ricordando le due indagini portate avanti dalla Commissione sulla “vittimizzazione secondaria” e sui “vulnus” del sistema di tutela e protezione nei casi di violenza che hanno come esito il femminicidio. “Le norme da sole non bastano, camminano sulle gambe di uomini e donne che sono tenuti a conoscerle e applicarle”, sottolinea. Per questo, è necessario “abbattere stereotipi e pregiudizi tra giudici, avvocati, agenti di pg, e formarli culturalmente, in modo tale da non confondere la violenza con la conflittualità nelle cause civili, credere alla parola delle donne e non invitarle a ricostruire il rapporto con i maltrattanti nel caso ci siano figli, perché un uomo violento non può essere un buon padre“.

Ed è proprio sulla questione della tutela delle donne che denunciano violenza e spesso perdono i figli perché accusate di alienazione parentale da Ctu (Consulenze tecniche d’ufficio, ndr) e sentenze, nei procedimenti giudiziari di separazione e affido, che la Commissione femminicidio sta portando avanti un monitoraggio su tribunali ordinari e dei minori ormai giunto alle sue battute finali: “Su un totale di 1.500 fascicoli ne mancano all’appello meno di 50-70”, fa sapere e conferma come obiettivo di termine dei lavori il mese di maggio. Positivo, poi, il giudizio della senatrice sulle recenti manifestazioni degli uomini contro femminicidi e violenza di genere, a Biella e a Roma: “Lo trovo estremamente positivo- dice- un cambio di cultura richiede anche un cambio di prospettiva. Bisogna chiedersi perché l’uomo si senta in diritto di abusare di una donna contro la sua volontà. La violenza viene affrontata dalla donne perché la subiscono, ma dipende e riguarda gli uomini. Dobbiamo, innanzitutto, aiutare le donne a fuoriuscire dalla violenza, ma anche investire sulla messa in discussione del modello maschile. Chiedere di prendere atto di un cambiamento sociale e culturale nelle relazioni e di adeguarsi a quel cambiamento credo che possa rappresentare la svolta”.

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E sul come sia possibile avanzare in tal senso, Valente guarda fuori dai confini nazionali: “La Spagna partiva più o meno dalle nostre condizioni, ma oggi si pone come un Paese d’avanguardia rispetto a questo tema- ragiona- È successo perché a un certo punto si è costruito un comune sentire di condanna senza appello della violenza di genere. In Italia, dobbiamo essere onesti, ancora non ci siamo”. La chiave, per la presidente della Commissione femminicidio, è, quindi, “riscrivere il modello della sfera pubblica e di gestione e cura della vita familiare su misura di donne e uomini. Solo così- conclude- sarà possibile costruire una società paritetica, non a discapito delle specificità femminili. E solo così potremo debellare il fenomeno della violenza”.

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