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Studio Usa: “Il Covid in gravidanza aumenta il rischio di complicanze”

Una ricerca su oltre 13.000 gestanti evidenzia che le infezioni moderate o gravi aumentano la probabilità di un parto cesareo, pretermine, della morte del feto o del neonato e anche della madre

Pubblicato:08-02-2022 17:04
Ultimo aggiornamento:08-02-2022 17:04

donna incinta
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ROMA – La malattia da Covid-19 aumenta il rischio di complicanze in gravidanza. A metterlo nero su bianco è uno studio finanziato dal National institute of health (Nih) statunitense, che ha messo a confronto donne incinte affette da SARS-CoV-2 e donne in gravidanza che non avevano contratto il virus. Lo studio ha rilevato come nelle gestanti con infezione da Covid, da moderata a grave, fosse maggiore la probabilità di avere un parto cesareo (45,4% contro 32,4%), di partorire pretermine (26,9% contro 14,1%), di andare incontro a morte del feto o del neonato (3,5% contro 1,8%), o ancora di avere malattie dovute a disturbi ipertensivi della gravidanza, emorragie postpartum o altre infezioni diverse dal SARS-CoV-2.

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Inoltre la ricerca ha evidenziato come rispetto alle pazienti non infette, quelle con Covid-19 avevano maggiori probabilità di morire al momento del parto (26,1% contro 9,2%). Lo studio ha incluso in quest’ultimo caso tutti i decessi per parto, indipendentemente dal fatto che la paziente fosse morta per qualsiasi causa o avesse una malattia o una condizione grave correlata a complicazioni ostetriche comuni. La ricerca ha anche evidenziato come un’infezione da SARS-CoV-2 lieve o asintomatica non fosse associata a un aumento dei rischi in gravidanza.


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“I risultati della ricerca sottolineano la necessità per le donne in età fertile o in gravidanza di essere vaccinate e di prendere altre precauzioni contro l’infezione da SARS-CoV-2 – ha affermato Diana Bianchi, direttore dell’Eunice Kennedy Shriver National Institute of Nih Child Health and Human Development (Nichd) – Questo è il modo migliore per proteggere le donne incinte e i loro bambini”.
Lo studio ha incluso più di 13.000 gestanti provenienti da 17 ospedali statunitensi, di cui circa 2.400 erano state infettate dal SARS-CoV-2. La ricerca è stata condotta tra l’1 marzo e il 31 dicembre 2020, prima che fosse disponibile il vaccino.

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