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Il ministero della Transizione ecologica apre a un incontro con Extinction Rebellion. “Ma prima le scuse”

Dopo le incursioni dell'1 e 2 febbraio, in cui gli attivisti hanno imbrattato di vernice rossa facciata e pareti del MiTe, Cingolani pretende le scuse. Extinction Rebellion dice no e inizia sciopero della fame

Pubblicato:08-02-2022 16:35
Ultimo aggiornamento:08-02-2022 16:35

extinction rebellion mite
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ROMA – Primo giorno di sciopero della fame di fronte al ministero per la Transizione ecologica per alcuni attivisti di Extinction Rebellion (Laura, Beatrice, Callune, Jacopo e Peter) impegnati nella campagna ‘Ultima generazione’, e già sembra intravedersi un primo risultato. Il ministero, infatti, avrebbe aperto alla possibilità di incontrare gli attivisti, ma a una condizione: dovranno prima chiedere scusa per i danni procurati durante le incursioni dell’1 e del 2 febbraio quando hanno imbrattato la facciata e alcune pareti all’interno con della vernice rossa. Questa la condizione, posta dal vice capo di gabinetto del dicastero, per poter iniziare un dialogo con il ministro Cingolani.

Condizione rifiutata dal gruppo: “Noi non chiediamo scusa, qui siamo di fronte a una catastrofe a cui nessuno bada. Con questo sciopero della fame siamo pronti a mettere a rischio la nostra vita per salvare quella di chi già sta soffrendo oggi per i cambiamenti climatici in corso e che soffriranno sempre di più”.

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Laura, una delle attiviste, nonostante una serie di patologie croniche con cui convive ha deciso di aderire allo sciopero: “Ho deciso di iniziare uno sciopero della fame pur convivendo con diverse patologie croniche. Vivo come un privilegio, un onore e un dovere morale il mettere il mio corpo al servizio di chi una voce non ce l’ha. Attraverso la mia vulnerabilità offro una modalità di espressione agli emarginati, agli oppressi, alle 200 specie viventi che si estinguono ogni giorno. Solo tramite il mio agire potrò avere la consapevolezza di aver dato l’anima nello slancio collettivo di alleviare sofferenza, malattie, fame, guerre, morti che il collasso climatico e sociale verso cui ci stiamo vorticosamente dirigendo porta con sé. Siamo già oltre l’orlo del baratro, in caduta libera: sta a noi scegliere se schiantarci o insorgere, stringendoci come comunità per diventare un popolo di disobbedienti civili”. I 14 manifestanti sono stati sgomberati e portati nella caserma dei Carabinieri della stazione Roma Eur di viale Asia.

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