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Il tribunale dell’Aja indagherà per presunti crimini di guerra nei territori palestinesi

La decisione della Corte Penale Internazionale scatena la rabbia di Netanyahu: "Puro antisemitismo"

Pubblicato:08-02-2021 12:20
Ultimo aggiornamento:08-02-2021 12:20

palestinesi morti
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ROMA – La Corte penale internazionale (Cpi) avvierà un’inchiesta per fare luce su presunti crimini di guerra commessi da israeliani e palestinesi nei Territori palestinesi. In particolare, l’inchiesta riguarderà la Cisgiordania, la Striscia di Gaza e Gerusalemme Est.

L’istanza al tribunale dell’Aja è stata presentata dai palestinesi al procuratore generale, Fatou Bensouda, nel 2018. La pre-trial chamber (la camera preliminare) ha stabilito di avere giurisdizione su quel territorio “anche per quanto riguarda le porzioni occupate da Israele nella guerra del 1967”, motivando tale valutazione col fatto che l’Anp, essendo firmataria dello Statuto di Roma, può adire la Corte.

Ora i giudici dell’Aja dovranno lavorare per individuare i presunti singoli crimini e i diversi individui chi li avrebbero commessi. Tra i presunti responsabili, potrebbero figurare esponenti dello Stato di Israele e del gruppo politico e armato palestinese Hamas.


In questi mesi vari paesi hanno esercitato pressioni sulla pre-trial chamber dell’Aja affinché abbandonasse questo procedimento – tra cui Germania, Uganda, Brasile, Repubblica Ceca e Ungheria – contestando alla Cpi di non avere giurisdizione sui Territori palestinesi.

Dopo l’annuncio del via libera all’inchiesta, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha criticato la Corte, sostenendo che “indagare su falsi crimini di guerra è puro antisemitismo”, come si legge sul quotidiano ‘The Times of Israel’. Secondo il premier inoltre l’Aja ignora “il diritto dei paesi democratici a difendersi dal terrorismo”. Tel Aviv non ha siglato lo Statuto di Roma, pertanto non riconosce l’operato della Corte penale internazionale.

Il gruppo Hamas in una nota ha fatto sapere di “accogliere con favore la decisione della Corte”, aggiungendo che si tratta di “un passo importante per ottenere giustizia ed equità per le vittime dell’occupazione israeliana”.

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