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Binetti (Udc): “L’Italia ha bisogno di bambini”

ROMA - "In tempi di crisi economica protratta, c'è un indicatore di particolare gravità che passa sistematicamente sotto silenzio, riguarda

Pubblicato:08-02-2019 12:32
Ultimo aggiornamento:08-02-2019 12:32
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ROMA – “In tempi di crisi economica protratta, c’è un indicatore di particolare gravità che passa sistematicamente sotto silenzio, riguarda il calo della popolazione e delle nascite, che nel 2018 ha raggiunto il minimo storico. Pur seguendo un trend negativo che dura da anni, non c’è stata finora nessuna iniziativa di carattere politico, socio-economico e etico-culturale capace di capovolgere questo andamento. Denunziato ripetutamente da governi di diverso colore, nessuno ha mai posto in campo misure adeguate ad intercettare questa priorità, che è nello stesso tempo causa e conseguenza dello stato di avanzato impoverimento in cui versa il nostro Paese e coinvolge la nostra stessa identità nazionale”. Lo dice Paolna Binetti, senatrice dell’Udc, che osserva: “L’Istat calcola il nostro bilancio demografico con un valore negativo di oltre 90 mila persone. Il numero medio di figli per donna è di 1,32 e ci pone all’ultimo posto in Europa. In compenso nel 2018 si è registrato un nuovo aumento della speranza di vita alla nascita. Per gli uomini la stima è di 80,8 anni (+0,2 sul 2017) mentre per le donne è di 85,2 anni (+0,3). Sembrano numeri lontani dalla nostra vita quotidiana, ma in realtà confermano l’anomalia del nostro paese che ha forma di piramide rovesciata. Pochissime le nascite, moltissimi gli anziani, con tutti i problemi che anche sotto il profilo economico incidono sul Ssn, non ancora adeguato a garantire a questi anziani le risorse necessarie per un invecchiamento sereno”.

Per Binetti “colpisce molto in questo inverno demografico la scarsa determinazione con cui vengono lanciate iniziative che non afferrano il nodo cruciale del problema e che riguarda il nuovo profilo delle coppie giovani; l’improrogabile necessità che hanno oggi le donne di poter armonizzare lavoro professionale e vita di famiglia, contando su di una rete di servizi efficaci. Ma serve anche un pensiero creativo per immaginare forme di part time qualificato e non punitivo per chi affronta con generosità gli impegni legati alla maternità. Nel 2018 ci sono state 449mila nascite, ossia 9mila bambini in meno rispetto al dato 2017, ma il punto realmente significativo è che sono 128mila nati in meno rispetto al 2008. Segno evidente di una emorragia che ogni anno rende meno consistente il numero dei bambini che nascono. In compenso, e al di là degli scandali mediatici sugli sbarchi e sulla chiusura dei Cara, il saldo migratorio risulta positivo per 190mila unità, con un lieve incremento sull’anno precedente”. Binetti conclude: “L’effetto paradossale è che in Italia aumentano sia le immigrazioni, pari a 349mila (+1,7%), sia le emigrazioni, 160mila (+3,1%). Vanno via dall’Italia giovani brillanti, spesso con studi di elevato livello a cui non corrisponde la possibilità di un lavoro. Il punto diventa ancor più drammatico se assumiamo la prospettiva dei diritti umani, perchè non c’è dubbio che il crollo delle nascite mette in gioco il diritto alla maternità. Urge creare nuovamente un clima sociale favorevole alla maternità; riscoprire che la maternità ha bisogno di una tutela sociale e che le donne non possono essere lasciate sole davanti alla maternità. Insomma è il Paese che deve scoprire di aver bisogno di quei bambini che hanno il nostro futuro nelle loro mani”.


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