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Gli stranieri in Italia? Una risorsa da 17 miliardi. Ma “molti ancora non ci rispettano”

Il racconto di Madi Sakande, proprietario di un'azienda che ha un fatturato di due milioni di euro all'anno

Pubblicato:08-02-2017 17:55
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 10:53

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Madi Sakande

ROMA – “La burocrazia, si sa, in Italia non è affar semplice, tuttavia la nostra azienda è stata rilevata, quindi è stato diverso rispetto a chi vuole creare qualcosa da zero”. Lo spiega alla DIRE Madi Sakande, proprietario della New Cold System, azienda specializzata in impianti di refrigerazione e condizionamento da 2 milioni di fatturato all’anno, grazie alla quale ha vinto il Money Gram Award 2016 come miglior imprenditore straniero dell’anno. Ma non sono i moduli e gli adempimenti burocratici l’ostacolo più difficile da superare per un imprenditore straniero: “E’ l’immagine dell’immigrato inaffidabile e fannullone, che abbiamo incollata addosso, ad affaticarci l’anima”. Madi Sakande quindi snocciola vari aneddoti per avvalorare la sua idea: da quella volta che, chiamato da una grande azienda per una consulenza, fu mandato via dalla segretaria che lo aveva scambiato per un ‘vucumpra”, ai clienti che non lo salutano oppure non credono che il responsabile sia lui.

Quotidianamente mi scontro con persone che non mi rispettano, finché non mi conoscono”. Eppure, ricorda Sakande in un perfetto italiano, “il mondo dell’imprenditoria immigrata versa nelle casse dell’Inps 10,9 miliardi all’anno (dati del ministero dell’Economia e dell’Istat riferiti al 2015, ndr). Il governo ne spende 3,5 per assistere gli immigrati. E quei 7,4 che avanzano a cosa servono? A pagare le pensioni di alcuni italiani- osserva- anche quelle ‘baby’. Insomma a livello economico, gioviamo al paese. L’immigrazione non è solo fonte di problemi, ma anche di opportunità. Ma molti italiani- l’amara conclusione- non lo sanno e di conseguenza non lo riconoscono”.


Cosa suggerisce quindi a uno straniero che come lei vuole tentare la sorte in Italia? “Di conoscere bene le abitudini e le usanze- la sua risposta- valutare se il servizio che vuole creare serve al territorio, poi studiare bene la lingua e gli obblighi burocratici e legali”. Quindi ha fiducia nell’Italia? “Sono di natura un ottimista, le cose cambieranno. Ma accadrà quando ci sarà la volontà di farlo. Vorrei però che i media raccontassero anche ciò che di positivo gli immigrati fanno, perché non esistono razze buone o cattive”. Il rischio, prosegue l’imprenditore della provincia bolognese, è che gli stranieri finiscano nelle maglie della criminalità. “Ero appena arrivato in Italia quando fui avvicinato da un uomo che mi disse: ‘qui non ti rispetteranno mai, vieni a lavorare con me, guadagnerai bene’. Io non gli ho dato retta. Sul primo punto aveva ragione. Ma lavorare con lui, quello mai. Ma quante persone, che non hanno più alternative per andare avanti, cedono? Tanto- sottolinea con ironia- siamo già etichettati come criminali. Alcuni italiani devono cambiare modo di pensare e soprattutto ricordarsi che dall’Italia partivano, nel secolo scorso, migliaia di persone verso altri paesi”.

Madi Sakande fa parte dei 2,3 milioni di stranieri che in Italia hanno una regolare occupazione. Queste persone nel 2015 hanno versato nelle casse dell’Inps 10,9 miliardi in contributi previdenziali che, se sommati al gettito fiscale, porta a 16,9 miliardi la quota complessiva che gli immigrati hanno versato nel 2015 nelle casse dello Stato (dati del ‘Dossier statistico immigrazione’ del Centro studi e ricerche Idos). Gli stranieri che lavorano, 2.359.000 in tutto, sono impiegati prevalentemente “nel terziario e nei lavori manuali dequalificati“. Gli imprenditori, i tecnici e i dirigenti rappresentano infatti una percentuale ridotta: solo il 6,8%, contro il 93,2% in cui rientrano impiegati, operai, artigiani e infine le occupazioni non qualificate. I titolari di imprese nati all’estero risultano peraltro in costante aumento: 454mila nel 2011, 477.500 nel 2012, 497mila nel 2013, 524.600 nel 2014 e infine 550.700 nel 2015. Di queste, la maggior parte, il 36,4%, fanno parte del settore del commercio, il 23,4% nelle costruzioni, il 7,9% in attività manifatturiere, il 2,6% in agricoltura, e il restante 29,6% nei servizi. Infine, la disoccupazione tra gli immigrati nel 2015 è diminuita rispetto al 2015, passando dal 16,9% al 16,2%. La maggior parte lavora nei servizi (65,9%), segue l’industria (28,5%) e l’agricoltura (5,6%).

Infine, studi condotti dall’azienda MoneyGram hanno rivelato che, a fronte di un consistente flusso di denaro inviato dagli stranieri a sostegno delle famiglie di origine- che contribuisce al miglioramento delle condizioni di vita di quelle società- si è osservata anche la tendenza opposta. In tempi di crisi, gli stranieri che perdono il lavoro o hanno difficoltà economiche ricevono soldi dalle famiglie. Questo dimostra che “è talmente importante che il familiare resti a lavorare in Italia, che si è disposti a sopportare qualche sacrificio. E’ una situazione che va a vantaggio di entrambi”, la spiegazione dell’azienda.

di Alessandra Fabbretti, giornalista

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