BOLOGNA – Il Collettivo universitario autonomo (Cua) di Bologna risolve, a modo suo, il problema degli accessi ‘filtrati’ alla biblioteca di Discipline umanistiche di via Zamboni 36. E lo fa smontando la porta centrale d’emergenza della biblioteca e ‘consegnandola’ in rettorato. Le due ante della porta sono state infatti lasciate da oltre un centinaio di studenti (200, secondo il collettivo, e non tutti attivisti del Cua) nell’anticamera del 33 di via Zamboni. E fuori dal rettorato, dove ora stanno consumando un pranzo sociale, i ragazzi rilanciano le loro accuse all’Ateneo, che “senza consultare gli studenti ha speso 90.000 euro dati dai privati per installare i tornelli, soldi con cui si potevano acquistare dei libri e fornire pasti a tre euro in mensa”.
Gli studenti respingono anche “le accuse del responsabile del sistema bibliotecario d’Ateneo Guglielmo Pescatore, che ci ha paragonato agli abitanti di Goro e Gorino che hanno respinto i migranti”, e concludono con una stoccata al rettore Francesco Ubertini, che “si dice d’accordo con i 600 docenti che lamentano la scarsa conoscenza dell’italiano da parte degli studenti, ma ha ignorato le 600 firme contro i tornelli raccolte in due giorni”.
di Andrea Mari, giornalista professionista
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