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La docente: “Bugie ed estremismo, in Usa Trump ha vinto”

La docente di Relazioni internazionali e politiche globali presso la American University of Rome: "La società americana resta ferita e pesa l'incapacità di fare i conti con l'estremismo interno"

Pubblicato:08-01-2021 17:53
Ultimo aggiornamento:11-01-2021 10:38

irene caratelli
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ROMA – “È improbabile che sarà approvato l’impeachment del presidente Trump prima del 20 gennaio: manca il tempo nonché i numeri tra i senatori, dato che in molti lo seguono nonostante tutto. A Joe Biden spetta quindi il difficile compito di governare un Paese in cui gran parte degli elettori sono convinti che le elezioni siano state truccate, ‘rubate’. In questo, Trump ha vinto”. Irene Caratelli è docente di Relazioni internazionali e politiche globali presso la American University of Rome. L’agenzia Dire le chiede se prevede nuovi disordini il 20 gennaio, giorno in cui Biden si insedierà alla Casa Bianca. “Non credo che si ripeteranno le scene viste a Capitol Hill– risponde l’esperta- stavolta le forze di sicurezza saranno all’altezza della situazione”.

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Ma se la macchina della giustizia si è già messa in moto per punire i responsabili dell’assalto al Campidoglio, d’altra parte, secondo Caratelli, “la società americana resta ferita e pesa l’incapacità di fare i conti con l’estremismo interno“. La docente evidenzia il dibattito che si è sollevato in questi giorni tra favorevoli e contrari al blocco imposto agli account privati di Donald Trump su Twitter, Facebook e Instagram. Per Caratelli, è “delirante” che tale polemica ruoti intorno al concetto di difesa della democrazia. “Non serve la censura da parte di aziende private per difendere le regole democratiche” dice. “Se qualcuno ha violato le leggi, usando i social per aizzare alla violenza, bisogna applicare quelle stesse leggi e punire”.


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I social media sono stati protagonisti del mandato Trump, i cui post e tweet hanno avuto l’effetto di garantirgli il sostegno dell’ala più radicale della destra americana. Per Caratelli, “è auspicabile che sul ruolo dei social media si apra – o si acceleri – il dibattito, stabilendo delle regole”. “I social non possono stabilire le regole per i contenuti e controllare al tempo stesso la loro applicazione” dice la professoressa. Convinta che però negli Stati Uniti ci sono meccanismi più urgenti da cambiare per il bene della democrazia: “Penso al sistema di voto macchinoso, che dura sei mesi, che raramente assegna la vittoria a chi ha preso più voti e che richiede milioni di dollari per potersi candidare”.

La commistione tra politica ed economia, interessi pubblici e individuali “è troppo forte” continua Caratelli, che ricorda che lo stesso Trump fu un finanziatore del presidente Bill Clinton, per poi passare coi repubblicani diventando il principale avversario di Hillary alle elezioni del 2016. Ora invece, Joe Biden è stato sovvenzionato da alcuni colossi dei social.
In conclusione, la docente della American University of Rome invoca una riforma culturale, che però, sottolinea, “richiederà anni”. In un Paese dove anche sanità e istruzione di qualità richiedono molto denaro, avverte Caratelli, “la spaccatura sociale è troppo profonda, le poltrone troppo lontane”. Secondo questa lettura, il Black Lives Matter “non potrà risolvere da solo tutti questi problemi ma certamente può contribuire a proporre un modello sociale, culturale e politico alternativo”.

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