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Clima, secondo Copernicus il 2020 è stato l’anno più caldo per l’Europa

A livello globale pareggia con il 2016, ed è il sesto in una serie di anni eccezionalmente caldi iniziata nel 2015, con la decade 2011-2020 che è la più calda mai registrata

Pubblicato:08-01-2021 08:47
Ultimo aggiornamento:08-01-2021 10:57

cambiamento climatico
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ROMA – Per l’Europa il 2020 è stato l’anno più caldo da quando se ne tenga registro, superando di 0.4 gradi il 2019, sinora l’anno più caldo mai registrato nel nostro continente. Lo fa sapere Copernicus, il servizio di monitoraggio satellitare della Terra dell’Unione europea. Il Copernicus Climate Change Service (C3S) segnala anche che a livello globale il 2020 pareggia con il 2016 quale anno più caldo di sempre , il sesto in una serie di anni eccezionalmente caldi iniziata nel 2015, con la decade 2011-2020 che è la più calda mai registrata. Dati, questi, che fanno comprendere come oltre il dato dell’anno più caldo di sempre, a causa dell’emergenza climatica in atto, si debba rilevare come i record nelle temperature si susseguano con una frequenza sempre più serrata.

Copernicus Climate Change Service (C3S) e Copernicus Atmosphere Monitoring Service (CAMS) segnalano che le concentrazioni di anidride carbonica nell’atmosfera hanno continuato ad aumentare a un tasso di circa 2,3 parti per milione/anno nel 2020, raggiungendo un massimo di 413 ppm nel maggio 2020. Ricapitolando, il 2020 e’ stato di 0,6 gradi piu’ caldo rispetto al periodo di riferimento standard 1981-2010 e di circa 1,25 gradi al di sopra del periodo preindustriale 1850-1900. Questo rende gli ultimi sei anni i sei piu’ caldi mai registrati.L’Europa ha archiviato il suo anno piu’ caldo mai registrato con 1,6 gradi sopra il periodo di riferimento 1981-2010 e 0,4 gradi sopra il 2019, l’anno piu’ caldo precedentemente registrato. La piu’ grande deviazione annuale della temperatura dalla media 1981-2010 si e’ concentrata sull’Artico e sulla Siberia settentrionale, raggiungendo oltre 6 gradi sopra la media. Le misurazioni satellitari delle concentrazioni globali di CO2 atmosferica mostrano che la CO2 ha continuato a crescere nel 2020, aumentando di 2.3 ppm (± 0.4 ppm), leggermente inferiore al tasso di crescita dell’anno precedente.

Alcune aree dell’Artico e della Siberia settentrionale, prosegue Copernicus, nel 2020 hanno visto tra le piu’ grandi deviazioni di temperatura annuali dalla media, con una vasta regione che ha visto deviazioni fino a 3 gradi e alcune localita’ anche di oltre 6 gradi per l’intero anno. Su base mensile, le maggiori anomalie in aumento della temperatura per la regione hanno ripetutamente raggiunto gli oltre 8 gradi. La Siberia occidentale ha vissuto un inverno e una primavera eccezionalmente caldi, un andamento osservato anche durante l’estate e l’autunno nell’Artico siberiano e su gran parte dell’Oceano Artico. Inoltre, la stagione degli incendi e’ stata insolitamente attiva in questa regione, con roghi rilevati per la prima volta a maggio, continuando per tutta l’estate e fino all’autunno inoltrato. Di conseguenza, nel Circolo Polare Artico, in direzione del polo, nelll’anno appena passato gli incendi hanno rilasciato una quantita’ record di 244 megatonnellate di anidride carbonica, oltre un terzo in piu’ rispetto al record del 2019. Durante la seconda meta’ dell’anno, il ghiaccio marino artico e’ stato significativamente inferiore rispetto alla media per questo periodo dell’anno, con luglio e ottobre che hanno visto la piu’ bassa estensione del ghiaccio marino mai registrata per questi due mesi.


In generale, prosegue Copernicus, nel 2020 l’emisfero settentrionale ha registrato temperature superiori alla media, ad eccezione di una regione sul centro Nord Atlantico. Al contrario, aree dell’emisfero meridionale hanno registrato temperature inferiori alla media, in particolare nel Pacifico equatoriale orientale, fenomeno associato alle condizioni piu’ fresche della Niña che si sono sviluppate durante la seconda meta’ dell’anno. “È importante notare- segnala Copernicus- che il 2020 pareggia il record del 2016 nonostante il raffreddamento della Niña, mentre il 2016 e’ stato un anno record che e’ iniziato con un forte riscaldamento del Niño”. El Niño e La Niña sono fasi opposte di un fenomeno oscillatorio delle temperature del Pacifico tropicale noto come El Niño southern oscillation (ENSO), di cui rappresentano la fase calda (El Niño) e quella fredda (La Niña). Come detto, il 2020 e’ stato l’anno piu’ caldo registrato in Europa, mentre gli altri quattro anni piu’ caldi per il nostro continente si sono verificati nell’ultimo decennio. Per quel che riguarda le stagioni l’inverno 2019/20 e l’autunno 2020 sono stati i piu’ caldi mai registrati. L’inverno 2020, da dicembre 2019 a febbraio 2020, ha superato il precedente inverno piu’ caldo, quello del 2016, di quasi 1,4 gradi, mentre l’autunno (da settembre a novembre 2020) ha superato il vecchio record stabilito nel 2006 di 0,4 gradi. Inoltre, l’Europa occidentale ha subito una significativa ondata di caldo tra la fine di luglio e l’inizio di agosto. “Il 2020 spicca per l’eccezionale calore registrato nell’Artico e per un numero record di tempeste tropicali nel Nord Atlantico- spiega Carlo Buontempo, direttore Copernicus Climate Change Service (C3S)- Non sorprende che l’ultimo decennio sia stato il piu’ caldo mai registrato, rappresentando un ulteriore richiamo circa l’urgenza di ambiziose riduzioni delle emissioni per prevenire impatti climatici avversi in futuro”. Sia C3S che CAMS sono implementati dal Centro europeo per le previsioni meteorologiche a medio termine per conto della Commissione europea con il finanziamento dell’Unione europea.

Le medie decennali della temperatura dell’aria globale a un’altezza di due metri stimano il cambiamento dal periodo preindustriale in base a diversi gruppi di dati: ERA5 (ECMWF Copernicus Climate Change Service, C3S); GISTEMPv4 (NASA); HadCRUT5 (Met Office Hadley Center); NOAAGlobalTempv5 (NOAA), JRA-55 (JMA); e Berkeley Earth. Credito: Copernicus Climate Change Service / ECMWF.

Le medie annuali della temperatura dell’aria globale ad un’altezza di due metri stimano il cambiamento dal periodo preindustriale (asse di sinistra) e relative al 1981-2010 (asse di destra) in base a diversi set di dati: Barre rosse: ERA5 (ECMWF Copernicus Servizio sui cambiamenti climatici, C3S); Punti: GISTEMPv4 (NASA); HadCRUT5 (Met Office Hadley Center); NOAAGlobalTempv5 (NOAA), JRA-55 (JMA); e Berkeley Earth. Crediti: Copernicus Climate Change Service / ECMWF


Concentrazioni mensili globali di CO2 dai satelliti (riquadro superiore) e tassi di crescita medi annuali derivati ​​(riquadro inferiore) per il periodo 2003-2020. In alto: CO2 media per colonna (XCO2) sulla base dei record C3S / Obs4MIPs (v4.2) consolidati (2003-2019) e dei dati preliminari CAMS quasi in tempo reale (2020). I valori numerici elencati in rosso indicano le medie annuali di XCO2. In basso: tassi di crescita medi annuali di XCO2 derivati ​​dai dati mostrati nel pannello superiore. I valori numerici elencati corrispondono al tasso di crescita in ppm / anno inclusa una stima dell’incertezza tra parentesi. Fonte: Università di Brema per Copernicus Climate Change Service e Copernicus Atmosphere Monitoring Service / ECMWF

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