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Guerra in Libia e scontro Usa-Iran, in Italia cresce la preoccupazione

L'editoriale del direttore Nicola Perrone

Pubblicato:08-01-2020 16:35
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 16:49

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ROMA – La guerra in Libia e lo scontro diretto tra Stati Uniti e Iran oggi al centro dei discorsi tra i parlamentari italiani. Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha già incontrato a Palazzo Chigi il generale Khalifa Haftar, che con le sue truppe è arrivato a Sirte e sta marciando alla conquista di Tripoli; stasera vedrà anche il presidente Fayez al Serraj. L’Italia spinge perché si arrivi subito ad una tregua, che riprenda il confronto tra le parti per arrivare ad una soluzione. Molta più preoccupazione per quanto sta accadendo in Medio oriente. L’Iran ha risposto all’uccisione del generale Soleimani con un lancio di missili contro le basi americane in Iraq. Tra qualche ora il presidente americano, Donald Trump, parlerà ai giornalisti e in molti temono che rilancerà la sfida con altre azioni militari. Per quanto riguarda le vicende nazionali, è in corso una riunione tra i partiti della maggioranza per mettere a punto la proposta di riforma della legge elettorale, che andrà discussa anche con le forze di opposizione. Sarà proporzionale con uno sbarramento tra il 4 e il 5%. Domani sarà una giornata di incontri e, probabilmente, anche di scontri. Nel pomeriggio si svolgerà il Consiglio dei ministri, si parlerà proprio della guerra in Libia e della situazione in Medio Oriente. Assai probabile che il presidente del Consiglio riferisca anche in Parlamento. Sempre domani, dalle 18.30, si svolgerà il vertice di maggioranza sui principali temi in discussione ma soprattutto sulla durata della prescrizione, dove è in atto uno scontro tra Pd, IV e M5S, sulla revoca della concessione ad Autostrade ed anche su ex Ilva e Alitalia. Per quanto riguarda la ‘spina’ prescrizione, il ministro della Giustizia oggi ha fatto capire che domani qualcosa accadrà. Sul versante del M5S, si è in attesa della decisione dei probiviri sulla cinquantina di parlamentari non in regola con i versamenti dovuti. Però, a quanto si è appreso, sono soltanto una decina quelli che rischiano grosso, per gli altri solo un ammonimento.

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