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Sei anni e un ultimatum: o vede il padre entro aprile o la portano via

Speciale mamme coraggio di Diredonne

Pubblicato:08-01-2020 11:15
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 16:49
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(Nella foto un disegno di Sara che la ritrae con la mamma e i nonni; e nell’altro con la mamma e i cagnolini)

ROMA – Sara (nome di fantasia, ndr) ha 6 anni e un decreto del Tribunale per i Minorenni di Brescia, del 17 settembre scorso, ha stabilito che “se entro la prima decade di aprile non manifesterà aperta volontà di incontrare il padre, si provvederà ad una collocazione eterofamiliare della bambina” che oggi vive con la madre Cristina ed il nonno. “Sara è nata nonostante lui non la volesse. Appena saputo della mia gravidanza voleva farmi abortire. Mi disse che se lo avessi fatto saremmo rimasti insieme, in caso contrario mi avrebbe lasciato”. È questo l’inizio della storia che Cristina ha ripercorso per DireDonne: “Quella con il padre di Sara è stata una relazione durata nemmeno un anno” e ha raccontato del “profondo divario culturale e dei maltrattamenti fisici e psicologici durante il periodo di gestazione, il pre e post parto e di due episodi di violenza fisica a cui ha assistito la bimba intorno ai due anni di età. Il padre di Sara- è agli atti- ha chiesto anche il test del DNA appena la bimba è uscita dall’ospedale dopo il parto”. Benché il padre avesse chiesto, insistentemente, a Cristina di abortire, al terzo mese di vita della piccola, successivamente ne ha chiesto invece l’affidamento esclusivo.


LA BAMBINA SI RIFIUTA DI VEDERE IL PADRE

È a questo punto che ha inizio un lunghissimo iter giudiziario al Tribunale ordinario di Brescia con due CTU redatte dal neuropsichiatra Camillo Carlucci. Nel 2015 il Tribunale ordinario di Brescia prima e la Suprema Corte dopo hanno stabilito “il collocamento presso la madre e la possibilità per il padre di tenerla i fine settimana alternati”. Dal novembre 2016 però “il padre non poteva più incontrare Sara per netto rifiuto della bambina”. Cristina ha raccontato di aver provato a convincerla ad andare dal padre, di aver chiesto anche aiuto ai servizi sociali per la tutela dei minori senza grandi risultati perché “io mi rifiuto- ha ribadito- di usare violenza contro mia figlia”.

In questo comportamento della bambina ci sono episodi che Cristina ha raccontato: “La bambina stava male quando sapeva di dover andare dal padre, raccontava di strani giochi, di venir chiusa a chiave fuori dalla stanza del padre, di piangere fino ad addormentarsi perché lui non apriva, di essere picchiata, che le veniva negato il telefono per chiamarmi”. Cristina, a fronte di alcuni episodi riferiti dalla bambina a lei e anche alla neuropsichiatra, ha presentato un esposto per abusi sessuali. Il procedimento a carico dell’uomo, nel settembre 2017, è stato archiviato. È questa situazione di rifiuto della piccola Sara a motivare “il ricorso urgente del padre per l’affidamento della minore” e a chiedere una nuova CTU, richiedendo ancora il neuropsichiatra infantile Camillo Carlucci che bolla la “relazione madre-figlia come simbiotica“.

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Sull’attività dello psichiatra peraltro, come ha ricordato la signora Cristina, e come riscontrato online, risulta un’interpellanza al Senato della Repubblica, presentata nel 2000 al ministro della Giustizia dal senatore Massimo Wilde, in cui si chiedeva di “aprire una serissima indagine sul dottor Carlucci per accertare la verità sui suoi metodi di accertamento, che apparirebbero di dubbia correttezza deontologica, scientificamente inattendibili, ma che bene si coniugano con l’estemporaneità e l’irregolarità della procedura seguita per la nomina e l’assegnazione dell’incarico di consulente tecnico d’ufficio”. Il focus di questa nuova CTU, “che come era stato suggerito dalla psicologa della tutela minori avrebbe dovuto comprendere una perizia psichiatrica sul padre– racconta ancora Cristina- è stato invece incentrato sull’analisi della ‘simbiosi’ della bambina con la madre. La CTP di controparte, la neuropsichiatra Sara Micheli, parla di un ‘conflitto di lealtà‘ che affliggerebbe la bambina (e cita l‘Alienazione parentale’ di Giovanni Camerini) chiedendo 6 mesi di tempo per sistemare il rapporto figlia-padre”. Cristina – anche questo è agli atti – non ha mai nascosto di soffrire di un disturbo dell’umore certificato e di essere in compenso terapeutico da piu di sei anni, tanto da essere in fase eutimica (cioè di normalità). È pedagogista clinica e giuridica, sta conseguendo la laurea in psicologia clinica, è in possesso di titoli di master, lavora come maestra dall’eta di 19 anni e come ippoterapeuta e formatrice di ippoterapisti da piu di vent’anni. “Sara non è più la bambina di una volta- ha detto sua madre- Grida, si strappa i capelli, a scuola ha problemi. Lo stress è aumentato anche a causa dell’educatore uomo che ha sostituito l’educatrice che la bambina adorava e con la quale aveva un bel rapporto. Educatore uomo come espressamente voluto dal Tribunale per introdurre una figura maschile”.

Sara, nei comportamenti, nella postura, nei silenzi appare come una bambina sotto assedio, “peggiora, la stanno torturando”, ha detto sua madre. Come evidenziato anche dal consulente di parte “nel procedimento è stata del tutto disattesa l’analisi della figura paterna e anche del vissuto traumatico di Sara”, di fatto non chiarito né verificato. Ma soprattutto resta poco comprensibile come la soluzione possa passare attraverso il prelevamento coatto della bambina entro sei mesi, soprattutto per una bambina già così sofferente. Lo spiega molto dettagliatamente nell’ultima memoria e istanza presentata al Tribunale per i minorenni l’avvocato Girolamo Coffari, legale di Cristina, che “sottolinea l’attendibilità dei racconti di Sara, l’assenza nella CTU del ‘superiore interesse del minore’ perché non è mai stato analizzato lo stato di sofferenza della bambina (l’archiviazione del processo penale per abusi non può bastare in tal senso) e perché omette l’analisi della personalità paterna’”. Coffari ha chiesto per questo “una nuova Ctu, il procastinare degli incontri padre-figlia e il ritorno dell’educatrice con cui la bambina aveva un bel rapporto”. Da oggi fino ad aprile Cristina non sa come si possa convincere Sara, spaventata, a vedere suo padre. “Perché se non ci riuscirò- ha concluso- lo faranno loro. Vi prego aiutatemi”.

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