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Cassese, Flick ed Esposito a confronto su ‘I poteri dello Stato’

Convegno a Roma all'Istituto Luigi Sturzo in via delle Coppelle 35

Pubblicato:08-01-2018 14:00
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 12:19
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ROMA  – Una riflessione sullo stato di salute del nostro ordinamento, del Paese e dei poteri dello Stato a poco meno di due mesi dalle prossime elezioni politiche del 4 marzo. Di questo si è parlato durante il convegno ‘I poteri dello Stato’ coordinato dal professor Gianluca Maria Esposito, ordinario di diritto Amministrativo e direttore del Corso di Perfezionamento in Anticorruzione e Appalti dell’Universita’ di Salerno. Tra i relatori dell’appuntamento, che si è tenuto all’Istituto Luigi Sturzo di Roma, anche Giovanni Maria Flick, professore emerito di Diritto Penale è già presidente della Corte Costituzionale, e Sabino Cassese, giudice emerito della Corte Costituzionale. Tra il pubblico Gianni Letta, Antonio Catricalà e Alfonso Pecoraro Scanio.

FLICK: ORDINAMENTO FEBBRICITANTE, MAI TANTE TENSIONI

Lo stato dell’ordinamento italiano è “febbricitante”. È il giudizio che il professor Giovanni Maria Flick dà alla Dire alla vigilia delle elezioni politiche del 4 marzo, a margine del convegno ‘I poteri dello Stato’.

L’ordinamento italiano, spiega Flick, “sta attraversando una crisi, speriamo sia di crescita e non di decrescita. Credo che il rapporto tra legislazione, amministrazione e giustizia siano tesi come non mai in questo momento. Mi auguro che si possa riacquistare l’equilibrio e il buon senso per trovare delle soluzioni di logica convivenza”. Il giurista individua queste tensioni nella globalizzazione, nella “nuova prospettiva sul tema dei migranti” e nel mondo dei media: “Basterebbe questo a scatenare una ridda di problemi”. E “il contesto italiano” rappresenta “il terreno ideale per queste tensioni”, conclude.


CASSESE: L’ESONDAZIONE DEI POTERI BLOCCA IL PAESE

“Oggi noi assistiamo in Italia ad una esondazione dei due poteri, legislativo e giurisdizionale, che stringono l’attività governativa nella gestione amministrativa in modo tale da rendere il paese ingovernabile e l’amministrazione bloccata”. Lo dice il giudice emerito della Corte Costituzionale, Sabino Cassese, intervenendo al convegno ‘I poteri dello Stato. Analisi a due secoli dal modello’.

“La separazione dei poteri in Italia in realtà- spiega- nasce da un equivoco ed è frutto di diverse interpretazioni per cui dovremmo parlare di questo principio o regola o dogma al plurale perché ci sono diverse versioni in commercio, culturale e scientifica per così dire”, sottolinea. Perché il potere legislativo deborda o esonda? “Perché il Parlamento ormai da numerosi anni, non fidandosi delle pubbliche amministrazioni, aspira ad adottare leggi autoapplicative. Il solo concetto di legge autoapplicativa- insiste- è la negazione del principio delle separazioni dei poteri perché una legge autoapplicativa fa sì che esista solo il potere legislativo e non esista né il giudice che deve risolvere i conflitti, né l’amministrazione che deve eseguire”. Ad esempio, prosegue Cassese, nell’ultima legge di bilancio “ci sono 5 pagine che descrivono minuziosamente come assegnare le risorse per l’etere per le trasmissioni televisive. Non dovrebbe essere questo il compito dell’autorità indipendente e compito del legislatore fissare le norme generali senza entrare nei dettagli?”, si chiede. Secondo Cassese bisogna “restituire discrezionalità ai tecnici, ai competenti e alla pubblica amministrazione”, conclude.

ESPOSITO: UNA MAGGIORE PARTECIPAZIONE È LA REGOLA AUREA

“La regola aurea e inviolabile è che ci sia maggiore partecipazione di ciascuno alla vita sociale e civile, perché la democrazia è stata una grande conquista del popolo. La rivoluzione francese è nata così, attraverso una organizzazione di pensiero di uomini e di animi che insieme hanno voluto cambiare le regole del gioco”. Lo spiega alla DIRE Gianluca Maria Esposito, ordinario di diritto Amministrativo e direttore del Corso di Perfezionamento in Anticorruzione e Appalti dell’Universita’ di Salerno, al termine del convegno su ‘I poteri dello Stato’.

“Oggi quelle regole del gioco non sono a rischio di uno stravolgimento di superficie- precisa Esposito- ma sicuramente sono a rischio di una loro violazione interna di sottofondo che è molto più insidiosa proprio perché, provenendo dal sottofondo, potrebbe essere meno percepibile nell’origine. Ma sicuramente gli effetti, i danni e le conseguenze sono esattamente le stesse e tutte a carico del cittadino”, termina il direttore del Corso di Perfezionamento in Anticorruzione e Appalti dell’Universita’ di Salerno.

PISICCHIO: PA SEMBRA ‘MOLOCH’, RIFORMA DA COMPIERE

“Ho l’impressione che la pubblica amministrazione debba essere ancora riformata. C’è stato un ammirevole intento da parte del Governo di muoversi nel senso di una maggiore trasparenza e di una sburocratizzazione, ma siamo ancora in una strada intermedia perché il meccanismo che ostacola lo sviluppo dell’economia, ma anche la quotidianità che ognuno di noi ha misurato nel corso dell’esperienza dei rapporti con la pubblica amministrazione, è quello di un ‘Moloch’ che continua ad essere con tante facce sempre e comunque in una dimensione percepita contro e non a favore e con una elefantiasi francamente non accettabile”. Lo dice Pino Pisicchio, presidente del gruppo Misto alla Camera, interpellato dall’Agenzia Dire a proposito degli effetti della riforma della Pubblica amministrazione sull’economia. Nel giorno in cui si svolge il convegno ‘I poteri dello Stato. Analisi a due secoli dal modello’, organizzato dalla Scuola in Anticorruzione e Appalti nella Pubblica Amministrazione dell’Università degli Studi di Salerno, il parlamentare spiega: “Una pubblica amministrazione che voglia muoversi in una logica evolutiva deve pensare che il cittadino è non un suddito ma una persona da cui si traggono i sostentamenti per mandare avanti la macchina dello Stato. Quindi, bene i primi passi ma siamo ancora agli inizi”.

Quanto al grado di rispondenza della produzione normativa sui bisogni dei cittadini, Pisicchio osserva: “Undici anni fa ho fatto il presidente della commissione Giustizia, quindi sul campo, in via diretta, ho potuto misurare quanto la giustizia in Italia abbia registrato ritardi e incapacità di proporsi come uno strumento efficiente. Mi pare evidente che una giustizia che non funziona, una giustizia lunga, una giustizia che non rende giustizia, non è una giustizia che può essere accettata dai cittadini. Credo che in un governo della prossima legislatura lo sfoltimento della quantità infinita di processi, il dare giustizia subito, aiuterebbe moltissimo l’economia. Del resto non si investe in Italia per paura delle lungaggini burocratiche da un lato ma anche per via della giustizia lunga e mai così incerta come in un periodo storico in cui i tre gradi di giudizio continuano a dare esiti uno diverso dall’altro. Si pensi che al secondo grado di giudizio noi abbiamo una media del 50% di processi riformati: la sentenza data in primo grado e quella data in secondo sono due sentenze diverse”.

GELLI: PIÙ ASSUNZIONI, MANCA RINNOVO CONTRATTO

Più assunzioni nel comparto sanitario per le regioni virtuose e maggiore flessibilità sul turn over. Sono alcuni dei principi introdotti in questa legislatura con la riforma della pubblica amministrazione e con i provvedimenti del ministro Madia. Lo sottolinea Federico Gelli, deputato e responsabile Sanità del Pd, interpellato dalla Dire.

“Il percorso di stabilizzazione del personale del comparto sanitario e la possibilità di stabilizzare anche i medici è un principio importante”, così come “la maggiore flessibilità nelle assunzioni, uno 0,1% in più rispetto ai tetti introdotti nel 2004”. Anche questo, prosegue, è “un segnale importante perchè significa assumere dopo tanti anni di blocco del turn over”. Cosa manca ancora? “Il rinnovo del contratto sia del comparto sia della medicina convenzionata, sia della dirigenza- conclude Gelli- dove abbiamo fatto solo un piccolo pezzetto iniziale e questo spero possa essere un obiettivo per la prossima legislatura”.

QUAGLIARIELLO: PESSIMA QUALITÀ DELLA LEGISLAZIONE

“Questa legislatura verrà ricordata per la pessima qualità della legislazione. Il problema non è che si legifera poco, ma male. Abbiamo esempi continui, uno fresco fresco: quello sul testamento biologico”. Così Gaetano Quagliariello, senatore e Presidente della Federazione delle Libertà, ed ex ministro delle Riforme, interpellato dalla Dire sul grado di rispondenza della produzione normativa sui bisogni dei cittadini.

“Oggi- spiega il senatore- abbiamo in aula al Senato la legge su cosiddetto testamento biologico che prevede che i registri dove vengono conservate le dichiarazioni siano regionali. Contemporaneamente alla Camera, in legge di stabilità, è passato un emendamento, tra l’altro ben finanziato, per stabilire che il registro sia nazionale”. Entrambe le leggi, assicura Quagliariello, “arriveranno in porto, avremo così registri regionali e nazionali. Tutto questo provoca confusione che finisce col danneggiare i cittadini”, conclude.

MAZZIOTTI: QUALITÀ LEGGI NON È MIGLIORATA

In questi cinque anni di legislatura “non credo ci sia stato un miglioramento in termini di qualità della legislazione. Sono state fatte però leggi che rispondevano alle necessità dei cittadini nel merito. Non le cito, ma i vari governi Renzi e Gentiloni hanno fatto riforme importanti”. Così Andrea Mazziotti, presidente della Commissione Affari Costituzionali della Camera, interpellato dalla Dire in occasione del convegno ‘I poteri dello Stato, analisi a due secoli dal modello’.

“E’ difficile migliorare la qualità- sostiene Mazziotti- se non si cambiano i regolamenti parlamentari e il modo di lavorare in parlamento, che lo fa spesso in modo farraginoso, con tempi veloci e concentrati in Commissione, salvo magari aspettare mesi prima di arrivare nell’altra ala del parlamento. Purtroppo anche la debolezza dei partiti ha inciso, perché spesso tra Camera e Senato c’è stato più un ping pong ideologico che un vero lavoro correzione. Sulla qualità- termina- c’è ancora molto da fare”.

DAMBRUOSO: PRIORITÀ LEGGI NON RIFLETTE BISOGNI CITTADINI

“Il complesso delle leggi di per sé non può frenare lo sviluppo, eppure l’attuazione e la burocratizzazione che le caratterizza a volte può creare dei rallentamenti che però non significa blocco dello sviluppo”. E’ quanto osserva Stefano Dambruoso, questore della Camera dei deputati, alla domanda se lo stato della giustizia in Italia frena lo sviluppo.

Il parlamentare spiega: “Parlare di freno allo sviluppo per lo stato complessivo della giustizia in Italia mi sembra una valutazione pessimistica rispetto agli obiettivi di risanamento e di rafforzamento di alcune parti della nostra economia che invece sono stati raggiunti”.

Ma il complesso delle leggi è corrispondente ai bisogni dei cittadini? “Senz’altro- risponde Dambruoso- vengono affrontati temi che rispondono alle aspettative dei cittadini ma c’è un problema circa la priorità che viene data nell’approvazione delle leggi. Ci sono norme approvate che io non considero fondamentali e altre, come quelle sul contrasto al terrorismo e in particolare sul contrasto alla radicalizzazione, che invece si sono lasciate estinguere per assenza di calendarizzazione nell’indifferenza più assoluta. Questo secondo me significa una non percezione delle priorità che deve essere date a temi che per i cittadini sono davvero fondamentali. La sicurezza è uno di questi”.

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