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Siria, i ribelli a 20 km da Damasco. Tajani: “La situazione degli italiani è sotto controllo”

Alla Farnesina si è tenuta la riunione tra gli Ambasciatori italiani nei Paesi del Medio Oriente e Antonio Tajani

Pubblicato:07-12-2024 15:22
Ultimo aggiornamento:08-12-2024 08:49

Tajani crisi siria
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ROMA – Cresce la tensione in Siria. Dopo aver preso il controllo della città di Sanmin, i ribelli hanno fatto sapere di trovarsi a soli 20 chilometri dalla capitale Damasco. Per resistere all’azione militare delle forze anti- Assad, Hezbollah ha inviato circa 2mila uomini nella zona di Homs. Intanto il Wall street Journal fa sapere che funzionari del governo in Giordania e Egitto hanno consigliato al presidente siriano di lasciare il paese per dare vita ad un governo in esilio.

Proprio sulla crisi siriana, questa mattina, alla Farnesina si è tenuta una riunione a cui hanno preso parte gli Ambasciatori italiani nei Paesi del Medio Oriente e Antonio Tajani. Il ministro degli Esteri, ha rassicurato sulla situazione dei connazionali: “Stiamo cercando di capire cosa sta succedendo anche dal punto di vista politico. Ovviamente la prima preoccupazione del Governo è quella di tutelare la sicurezza dei 300 concittadini che vivono in Siria. Al momento non ci sono preoccupazioni, alcuni sono riusciti a lasciare il Paese e sono in Giordania, altri in Libano. Tutti sono in contatto con la nostra ambasciata a Damasco. La situazione è sotto controllo”. Il ministro ha spiegato che c’è il rischio di “una crisi umanitaria con collasso migratorio che causerebbe problemi nei paesi vicini ma non solo”.

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TAJANI: CHIEDIAMO SOLUZIONE POLITICA, TUTELARE CIVILI E MINORANZE

“Chiediamo alle parti in conflitto di preservare la popolazione civile. Chiediamo che venga garantita la sicurezza di tutte le minoranze a partire da quella cristiana“, ha detto Tajani. “Chiediamo una soluzione alla crisi che sia politica e non militare, per garantire pace e stabilità in Siria. Ciò che sta accadendo è conseguenza di quello che è accaduto in questi mesi sia a Gaza che in Libano”.

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