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San Basilio si difende: “Non è razzismo ma una guerra tra poveri”

L'Agenzia Dire va nel quartiere dove ieri i residenti hanno impedito l'assegnazione di una casa popolare ad una famiglia marocchina

Pubblicato:07-12-2016 16:12
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 09:23

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ROMA – Ci mancava solo l’accusa di razzismo. San Basilio è un quartiere difficile, dove lo spaccio di droga avviene anche alla luce del sole. E anche una zona abbandonata dalle istituzioni, denunciano i residenti. E ora il razzismo. San Basilio è un quartiere enorme: si estende tra la Nomentana e la Tiburtina, subito dopo il carcere di Rebibbia, sfiora il Raccordo Anulare ed è abitato da oltre 20mila persone.

Strade larghe, ancora un po’ di verde, murales realizzati da artisti anche stranieri, servizi carenti, pochi autobus e farmacie difficili da trovare aperte la domenica. Nella sua vastità San Basilio è diviso in lotti e in piccole zone tutte diverse l’una dall’altra: ci sono i palazzi che incontri arrivando dalla Tiburtina, che ne rappresentano le prime costruzioni; c’è una zona più centrale, nei pressi del ‘mercato coperto’, quella più vissuta; la zona delle ‘case occupate’, grandi palazzoni e nessuna attività commerciale, se non quella della ‘famosa’ via Gigliotti, dove lo spaccio è ‘protetto’ dalle vedette.


E poi c’è la parte dove si trova via Filottrano, un punto più di passaggio all’uscita del quartiere. Proprio di questa via si sta parlando in queste ore per l’accusa di razzismo. Una famiglia di origine marocchina, genitori e tre figli, doveva prendere possesso di un’abitazione regolarmente assegnata, recentemente sgomberata perché abusivamente occupata (come molte altre a San Basilio). La reazione degli abitanti del posto, con tanto di insulti alla famiglia (“Montante sul gommone, tornate a casa vostra”) ha spinto quest’ultima a rinunciare. La notizia ha ovviamente creato scalpore, spingendo a parlare di ‘terra di razzismo e droga. Ma a San Basilio c’è anche chi non vuole subire passivamente le accuse e prende le distanze, rispedendole al mittente.

Nel quartiere, tra bar e piazze, non si parla d’altro: “San Basilio non è solo droga e malaffare… San Basilio è anche gente onesta…”, è il leit motiv dei residenti. La signora Giovanna, per esempio, dice che da 53 anni vive a San Basilio: “Non lo cambierei con nessun altro quartiere”. Come pure Tania, insegnante: “A San basilio e Torraccia ho ricevuto più rispetto che nelle zone bene di Roma… Pochi giorni fa in Equitalia una signora anziana diceva che aveva insegnato tanti anni fa a San Basilio e anche lei non lo cambiava con altre zone più in quindi nonostante la differenza d’età ci siamo trovate d’accordo”. E poi c’è Fulvio: “Ho sentito il programma in tv dire un quartiere dove si smercia droga, non hanno detto un quartiere dove ci sono migliaia di famiglie di lavoratori e di poveri abbandonati da tutte le istituzioni“.

Entrando nel merito della questione, anche qui si respinge l’accusa di razzismo. Per esempio per Vanessa “Non si tratta di razzismo ma di diritti… Prima gli italiani e poi tutto il mondo“. Giuseppe, invece, lamenta l’assenza di contraddittorio sottolineando che un tg “ha mandato in onda un servizio sulla casa assegnata ai marocchini” ma “non è stata mandata in onda nessuna testimonianza a favore degli oppositori”.

In un quartiere a rischio sicurezza, spicca però ancora una signora, Rosita, anche lei a difesa del quartiere: “Questo non è razzismo e’ una guerra tra poveri sembra quasi voluta, si parla tanto di riqualificare le periferie e loro che fanno, continuano a ghettizzare le persone?”. Ma anche la rabbia verso le istituzioni di Gianluca: “Prima gli italiani…e dopo ancora gli italiani! La Raggi gli dia casa sua visto che si è scandalizzata“.

Adriano è il cinquantenne che la casa destinata alla famiglia marocchina l’aveva occupata abusivamente: “Dal 2012 vivo in un camper, ho avuto la corrente da mia sorella che abita qui vicino. Piangevano i figli della famiglia marocchina? E i miei figli non li hanno visti? Non sono razzista, mio genero è romeno e ho molti amici di colore. Mi dispiace per quella famiglia ma io sto peggio di loro“.

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