Getting your Trinity Audio player ready...
|
ROMA – Nuova protesta di una donna in Iran contro gli abusi della polizia morale e il rigido codice di abbigliamento: camminando in strada senza velo – sebbene una legge dei mesi scorsi abbia reso l’indumento obbligatorio – una ex studentessa della facoltà di Scienze e ricerca dell’Università Azad di Teheran racconta in un video di comprendere in pieno la scelta di Ahou Daryaei, anche lei studentessa in quella facoltà, finita in manette la scorsa settimana dopo aver tolto i vestiti per protestare contro i maltrattamenti subiti poco prima dagli agenti della polizia morale, che avevano trovato da ridire sul suo abbigliamento.
La donna, il volto e il nome oscurati, ripercorre l’entusiasmo che provava al pensiero di iniziare gli studi, subito frenato dal clima repressivo sperimentato una volta iscritta, e dalle continue molestie subite nel campus. “Tutto ciò che volevo era entrare nella mia università e studiare– racconta- ma poi passavo attraverso i controlli delle guardie agli ingressi e sentivo dolore allo stomaco. Avevo sempre paura. Venivo sempre fermata senza ragione e quindi posso capire: sono passati anni e ancora oggi sono costretta a vedere un medico per le ulcere che ho sviluppato, quindi vedo chiaramente perché quella ragazza ha deciso di fare ciò che ha fatto”.
A rilanciare il filmato è Masih Alinejad, attivista iraniana per i diritti delle donne, residente negli Stati Uniti. Il video è indirizzato a lei, che da anni divulga i filmati di protesta di cittadine e cittadini iraniani. Nel post su X che lo accompagna, Alinejad scrive: “In solidarietà con Ahou Daryaei, questa ex studentessa cammina senza velo in Iran, sfidando il tentativo del regime di etichettare Ahou come ‘mentalmente instabile’ per aver protestato contro le molestie della polizia morale. Si oppone alla stessa oppressione affrontata da innumerevoli donne. Basta!”. La giovane, come hanno riferito fonti di stampa vicine alle autorità di Teheran, sarebbe stata portata via a causa dei “problemi mentali” manifestati in classe. Dopo giorni di silenzio e timori sulla sua sorte, il ministro della Scienza, della ricerca e della tecnologia, Hossein Simai Saraf, ieri ha confermato ciò che Amnesty International, raccogliendo notizie di organismi per i diritti umani iraniani, aveva paventato: Daryaei è finita in una struttura psichiatrica perché “non ha osservato l’obbligo sul velo”. Secondo il ministro, “ha disturbi psichici”.
Una versione contestata da organizzazioni della società civile, secondo cui tale accusa verrebbe solitamente sollevata contro chiunque critichi il governo. Inoltre, i compagni della studentessa hanno filmato il momento in cui la giovane, con calma, passeggia senza t-shirt e pantaloni, un’immagine diventata il soggetto di decine di manifesti in rete. Immediato l’arrivo di una macchina, dove uomini in borghese la costringono a salire: un elemento assente negli articoli dei media filo-governativi.
“Mi auguro che un giorno noi donne iraniane potremo vivere per sempre in pace, tranquillità e felicità” aggiunge l’attivista senza velo. Poi, rivolgendosi alle autorità: “Smettetela, lasciateci vivere! Siamo innocenti. Siamo nate donne e otterremo ciò che è nostro di diritto“.
Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it