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PIACENZA – “Sicuramente c’è stata una sottovalutazione della vicenda. Come giustificazione posso pensare che la cosa sia stata presa sottogamba perché i protagonisti della storia sono due minorenni. Il ragazzo di Aurora, ora indagato come presunto responsabile, ha solo 15 anni”. Queste le parole dell’avvocata Lorenza Dordoni, legale della famiglia della 13enne di Piacenza morta il 25 ottobre, dopo essere caduta dal settimo piano del palazzo in cui abitava, durante un’intervista a Cusano News7 nella trasmissione ‘7 sul 7’.
Parlando della vicenda, che vede appunto indagato per omicidio il ragazzo della vittima, la legale si dice convinta che “questa tragedia si potesse evitare, come per molti altri femminicidi”, pur precisando di “non voler additare solamente i Servizi sociali che avevano in carico la ragazza: la responsabilità– afferma infatti Dordoni- è a carico di tutti gli organi coinvolti, in primis della scuola, ma anche di psicologa e neuropsichiatra“. La responsabilità, a detta dell’avvocata, sarebbe dunque “collettiva”. Sul punto, Dordoni ricorda che “il ragazzo era stato espulso da scuola per aver minacciato un’insegnante, da quello che so con una forbice, e questo comportamento evidenzia una mancanza di rispetto per le istituzioni e l’autorità in generale”. In sostanza, ribadisce,, “i segnali c’erano tutti e le avvisaglie c’erano state”.
Per quanto riguarda, infine, le azioni legali intraprese, Dordoni spiega che “abbiamo richiesto un incidente probatorio per i telefoni dei due ragazzi“, aggiungendo che “il pm ha disposto l’accertamento tecnico dei telefoni di entrambi, richiedendo una copia forense dei due dispositivi in modalità full system”. Questo procedimento, precisa, “consente di recuperare tutti i messaggi, gli audio o le immagini che transitano nei dispositivi, anche se vengono cancellati”.
In realtà, puntualizza la legale, “l’operazione è già conclusa, ma al momento dell’estrazione delle copie forensi gli avvocati non sono autorizzati a conoscerne il contenuto”. Per questo “dobbiamo richiedere un incidente probatorio perché ci vengano messe a disposizione le copie delle chat audio e video“, ma il problema è che “questo non è nei poteri dei legali della persona offesa, che possono richiedere un incidente probatorio solo tramite il pm”. Tuttavia, conclude Dordoni, “credo che. allo stato attuale delle cose, il telefono del ragazzo sia in grado di raccontare molto più di quello che sappiamo oggi, anche rispetto a quello che abbiamo appreso dagli amici”.
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