NEWS:

‘Loss and damage’, in agenda è il tema chiave per i Paesi del sud del mondo

Parziale vittoria degli attivisti, ma ottonere i finanziamenti sarà un'altra storia

Pubblicato:07-11-2022 12:18
Ultimo aggiornamento:07-11-2022 12:19
Autore:

loss and damage
FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

ROMA – Dare assoluta priorità al finanziamento delle misure relative al “loss and damage” (L&D), i danni e le perdite irreversibili provocate dagli effetti dei cambiamenti climatici, perchè l’emergenza è già qui, dalle inondazioni che hanno colpito parte del Pakistan alla carestia che affligge il Corno d’Africa. È l’appello che si leva dai Paesi in via di sviluppo in occasione della Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici del 2022 (COP27), in corso a Sharm el-Sheikh, in Egitto. Per quanto questione chiave per un numero di Paesi che ospita la grande maggioranza della popolazione mondiale, il tema del “loss and damage” ha a lungo rischiato di non essere neanche inserito nell’agenda della Cop27, così come avvenuto a tutte le precedenti edizioni della conferenza.

LEGGI ANCHE: Lula parteciperà alla Cop27: “Il Brasile tornerà protagonista nella lotta al cambio climatico”

UN TRAGUARDO STORICO

Stando a quanto riferisce su Twitter l’organizzazione internazionale Loss and Damage Collaboration (L&Dc), la questione è stata alla fine inclusa nell’organizzazione dei lavori come sottovoce della parte dedicata alla finanza. Un traguardo definito comunque “storico” da attivisti e ricercatori. Appelli e sollecitazione a integrare il L&D in agenda erano venuti da più parti, dall’attivista ambientalista ugandese Vanessa Nakate alla confederazione internazionale di ong Oxfam. Il “loss and damage” e gli impegni economici che dovrebbero essere previsti per farvi fronte, in modo specifico e autonomo rispetto ai fondi per la mitigazione, sono da anni temi fra i più discussi in vista delle COP.


LEGGI ANCHE: Cop27, Onu: “Ultimi 8 anni i più caldi mai registrati, innalzamento mari raddoppiato dal 1993”

I Paesi del sud del mondo, dall’Africa all’America Latina, sono storicamente meno responsabili dell’emissioni dei gas inquinanti che hanno contribuito a determinare i cambiamenti climatici ma sono quelli che ne pagano le conseguenze maggiori. Questa dinamica è riconosciuta anche dalle Nazioni Unite, che fin dal Summit della terra di Rio de Janeiro del 1992 ha introdotto il principio di “responsabilità comuni ma differenziate” (Common But Differentiated Responsibilities, Cbdr), menzionato all’articolo tre della Convenzione quadro dell’Onu sui cambiamenti climatici (Unfcc), contesto normativo di riferimento delle Cop.

IL PERCORSO STORICO DEL ‘LOSS AND DAMAGE’

La questione del Loss and damage è anche al centro dell’articolo otto dell’Accordo di Parigi del 2015, altro documento di riferimento nella lotta dei Paesi al cambiamento climatico. Nel testo è però specificato che l’intesa siglata nella capitale francese “non implica né fornisce una base per alcuna responsabilità o risarcimento” per i danni irreversibili provocati dai cambiamenti climatici. La COP26 organizzata l’anno scorso a Glasgow non ha portato ad alcun avanzamento significativo rispetto a questo tema nonostante un appello a riguardo presentato dal G77 plus China, un organizzazione internazionale costituita dai governi di 134 Paesi del mondo, circa tre quindi del totale. Al summit del 2021 solo la Scozia e il governo della regione belga della Vallonia, a titolo individuale, hanno messo a disposizione per il “loss and damage” fondi rispettivamente da due milioni e un milione di dollari.

Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it