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Così il supercaldo logora i ‘giganti bianchi’ della Valle d’Aosta

A luglio la situazione dei ghiacciai era già quella che in genere si riscontra a fine estate

Pubblicato:07-11-2022 11:08
Ultimo aggiornamento:07-11-2022 11:15

ghiacciaio
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AOSTA – Una tendenza evidente, che non accenna a diminuire e che mette in difficoltà sopratutto la montagna. “Il problema della situazione climatica attuale non è il singolo anno eccezionale, che potrebbe essere presente anche in momenti storici in cui il clima era meno preoccupante”. Lo dice Fabrizio Troilo, geologo e capo glaciologo della Fondazione Montagna Sicura di Courmayeur, che si occupa delle fragilità della montagna e dei ghiacciai. Troilo aggiunge: “C’è la tendenza ad avere un susseguirsi di annate sempre più calde“. La Valle d’Aosta è una delle “Terre alte” più colpite dai cambiamenti climatici che negli ultimi 15 anni hanno subito una brusca accelerazione. Le quote elevate, la presenza di un paesaggio fragile ed estremo, una quota media superiore ai 2.000 metri rendono ogni cambiamento più evidente e veloce.

UNA SITUAZIONE MAI VISTA NEGLI ULTIMI 30 ANNI

La Regione è attrezzata da tempo per affrontare la sfida, che vedrà situazioni sempre più delicate: novità nell’approvvigionamento dell’acqua, nella convivenza con i ghiacciai in via di estinzione, nella fragilità dell’agricoltura eroica, negli eventi meteorologici sempre più difficili da prevedere. Dopo la tragedia della Marmolada, gli occhi di tutti sono finiti sui ghiacciai. “Come Fondazione Montagna Sicura ci occupiamo dei ghiacciai per quanto riguarda i rischi glaciali- aggiunge Troilo- quest’anno abbiamo visto che le condizioni climatiche di quest’estate unite alle scarse precipitazioni dell’inverno passato hanno portato a una situazione mai vista perlomeno negli ultimi 30 anni“. Una novità da analizzare. “Questo ha destato preoccupazione- prosegue il glaciologo- e abbiamo fatto un sorvolo dell’intero territorio regionale coperto da ghiacciai già a luglio, cosa che di solito si fa a fine stagione, a settembre o ottobre. Ne abbiamo fatto uno straordinario perché le condizioni erano già praticamente di fine estate a luglio. Fortunatamente non abbiamo visto situazioni particolarmente critiche, nuovi laghi effimeri”.

Il confronto tra le immagini di inizio Novecento con le attuali è impietoso. Molti ghiacciai sono scomparsi, altri sono destinati a farlo a breve. Da anni, Regione e Fondazione tengono sotto controllo il ghiacciaio di Planpincieux, nella val Ferret di Courmayeur, la cui fronte rischia di crollare arrivando fino al centro abitato e alla strada comunale. Nella valle di Cogne, si forma quasi ogni anno un lago effimero sul ghiacciaio di Grand-Croux. L’osservato storico è il ghiacciaio della Brenva, che presenta una situazione simile a quello di Planpincieux, ma in una zona non antropizzata. “Per il ghiacciaio di Planpincieux continua il monitoraggio come negli ultimi anni, con gli strumenti che raccolgono dati 24 ore su 24. La dinamica del ghiacciaio è stata più calma rispetto a quella che abbiamo visto nel 2019 e nel 2020 in cui era stato particolarmente attivo” conclude Troilo.


PERICOLO PER LE ATTIVITÀ UMANE

La Valle d’Aosta si è attrezzata da tempo per monitorare i suoi “giganti bianchi”. Una presenza che nella sua naturale evoluzione rappresenta un pericolo per le attività umane. Con i cambiamenti climatici, il loro rischio aumenta. “La Valle d’Aosta è una regione con un territorio molto particolare: il 52% della nostra superficie è al di sopra dei 2.000 metri di altezza e noi da soli abbiamo 184 ghiacciai”. Lo spiega Carlo Marzi, assessore al Territorio della Regione Valle d’Aosta. “Di fatto ci troviamo ad accogliere un terzo di tutti quanti i ghiacciai presenti in Italia- prosegue Marzi- e questo naturalmente esiste da tempo, ma il fatto di avere questa presenza così bella nella nostra regione ci ha obbligato quasi 30 anni fa a cominciare a farci delle domande. Perché come sappiamo i ghiacciai sono una sentinella dei cambiamenti climatici. Per cui, di fatto, quello che nel corso di questi 30 anni abbiamo istituito con la collaborazione di tutti è una squadra. Anche la commissione Ambiente del Senato, quando quest’estate è venuta a trovarci, quello che fondamentalmente ha riconosciuto in prima istanza, che è palese, è un sistema Valle d’Aosta che permette di fare che cosa? Di analizzare un pericolo, studiarlo e cercare attraverso tutta una serie di strumenti, di ricerca e amministrativi, di mitigarne le varie rappresentazioni di rischio“.

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