ROMA – “Ci teniamo a fare le cose bene, abbiamo chiamato in causa il Cnel perché sta cambiando tutto e cambiano le regole, quindi è importante che la casa del lavoro, il Cnel, ci aiuti, monitorando gli standard di qualità che ci siamo dati noi stessi con la possibilità di ricevere una sorta di bollino blu”. Lo sottolinea il presidente della Cifa, Confederazione Italiana Federazioni Autonome, Andrea Cafà, parlando del nuovo modello di rappresentanza.
Il presidente di Cifa, intervistato dalla ‘Dire’ sottolinea che “il modello di rappresentatività deve assicurare una misurazione vera. La polverizzazione delle sigle non aiuta nè le imprese nè i lavoratori. Allora abbiamo creato un sistema per cui chi firma i contratti deve rappresentare, a livello intersettoriale, almeno il 5% di quei lavoratori”.
“Abbiamo cercato di costruire un modello alternativo, nuovo, che possa essere di supporto a imprese e lavoratori, cerchiamo di fare una contrattazione collettiva di qualità che valorizzi la persona”. Così il presidente della Cifa, Confederazione Italiana Federazioni Autonome, Andrea Cafà, spiega l’accordo con Confsal.
Intervistato dalla ‘Dire’, il presidente di Cifa sottolinea che “mettere al centro la persona oggi è più che mai importante per l’impresa che vuole competere nei mercati internazionali. Ci sono modelli di relazioni industriali scritte da organizzazioni storiche, rispettabili, poi sono nate nuove esigenze e il fenomeno del dumping. Noi con la qualità cerchiamo di aprire una terza via”.
Cafà osserva che “oggi le aziende cercano competenze, non mansioni, quindi dobbiamo puntare alla formazione. Il mondo sindacale e datoriale sta vivendo un momento di crisi: in particolare nelle piccole e medie imprese ci siamo resi conto che imprese e lavoratori sono più orientati ad avvicinarsi alla bilateralità, vanno cioè verso le realtà virtuose, da cui possono avere benefici”.
Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it