In quindici anni il Sud ha regalato al centro nord e all’estero capitale umano per 30 miliardi di euro, l’equivalente di quanto lo Stato ha speso per formare 200mila laureati. Cittadini del Sud formati con laurea e poi emigrati al Centro-Nord o all’estero.
E’ uno dei dati che emerge dal ‘Rapporto 2017 sull’economia del Mezzogiorno‘, presentato da Svimez oggi a Roma, nella Sala della Lupa, alla Camera.
Nel 2017 il Pil italiano cresce dell’1,5%, risultato del +1,6% del Centro-Nord e del +1,3% del Sud. Nel 2018 il saggio di crescita del Pil nazionale si attesta all’1,4% con una variazione territoriale dell’1,4% nel Centro-Nord e dell’1,2% al Sud.
Nelle regioni meridionali nel 2016 gli occupati sono aumentati dell’1,7%, pari a 101 mila unità, ma mentre le regioni centro settentrionali hanno recuperato integralmente la perdita di posti di lavoro avvenuta durante la crisi (+48 mila nel 2016 rispetto al 2008), in quelle meridionali la perdita di occupazione rispetto all’inizio della recessione è ancora pari a 381 mila unità.
Nel 2016 hanno toccato il punto più basso della serie storica. La spesa in conto capitale è stata il 2,2% del Pil, nel Mezzogiorno appena lo 0,8%. Il crollo della spesa per infrastrutture nell’ultimo cinquantennio è stato del -2% medio annuo a livello nazionale, sintesi di un -0,8% nel Centro-Nord e -4,8% nel Sud. In termini pro capite, gli investimenti in opere pubbliche nel 1970 erano pari a livello nazionale a 529,6 euro. Nel 2016 si è passati a 231 euro a livello nazionale, e a meno di 107 euro pro capite.
Alla fine del 2016 il Mezzogiorno ha perso altri 62 mila abitanti. In particolare nel 2016 la Sicilia perde 9.300 residenti, la Campania 9.100, la Puglia 6.900. Per quanto riguarda il pendolarismo 154 mila persone sono andate al Centro-Nord o all’estero. Il Mezzogiorno perderà 5,3 milioni di abitanti tra il 2016 e il 2065.
Dieci meridionali su 100 nel 2016 risultano in condizioni di povertà assoluta, contro poco più di 6 nel Centro Nord. Il rischio di cadere in povertà è triplo al Sud rispetto al resto del Paese. L’emigrazione sembra essere l’unico canale di miglioramento delle condizioni economiche delle famiglie meridionali.
L’impegno finanziario è assolutamente insufficiente. Ne beneficerà soltanto il 38% circa delle persone in povertà assoluta per importi che sono generalmente compresi fra il 30 e il 40% della soglia di povertà assoluta.
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