NEWS:

Kalai è la capitale bengalese del traffico di reni

La poverta' e la frustrazione per la mancanza di prospettive alimentano in Bangladesh un mercato clandestino dei reni

Pubblicato:07-11-2015 13:21
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 21:33

FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

ROMA – La poverta’ e la frustrazione per la mancanza di prospettive alimentano in Bangladesh un mercato clandestino dei reni. Una necessità certamente, data la cronica scarsita’ di organi in un Paese con un’alta incidenza di patologie renali (sono otto milioni i diabetici su 160 milioni di abitanti) con la necessita’ di almeno 2000 trapianti all’anno. Minore ma concreta la necessita’ di fegati da trapiantare. Necessita’ raramente soddisfatte per vie legali, data la scarsita’ di donatori ma anche per aderire a una legge che consente la donazione solo tra consanguinei in vita. Da qui un crescente mercato clandestino, che non e’ solo degli organi, ma anche degli espianti e dei trapianti, che vede l’azione di mediatori senza scrupoli, in crescente misura ex donatori diventati a loro volta procacciatori. Una popolazione rurale sovente impoverita e a volte costretta a finire nelle mani degli usurai rappresenta una riserva enorme di reni per la rete clandestina, contrastata sulla carta con severita’ ma allo stesso tempo difficile da controllare e smantellare. La cessione di un rene puo’ fruttare al donatore fino all’equivalente di 4500 dollari, una cifra equivalente a anni di reddito medio. Una possibilita’ di dare uno svolta- seppure dolo0rosa- alla propria vita.

traffico_reni

Sintomatica e’ oggi la situazione del villaggio di Kalai, a 300 chilometri dalla capitale, dove dall’inizio dell’anno la polizia stima in una quarantina gli abitanti che si sono sottoposti all’espianto illegale e un totale di forse 200 nell’ultimo decennio. Una dozzina gli abitanti dispersi, probabilmente entrati illegalmente in India per subire un intervento di espianto. Una crescita quindi esponenziale che interroga e preoccupa i responsabili del governo centrale e locale davanti all’estensione di un fenomeno nonostante la lunga azione repressiva. La piu’ nota quella che ha riguardato il distretto di Jayphurat, dove nel 2011 le autorita’ riuscirono a smantellare la rete che gravitava sul villaggio e aveva favorito almeno 200 espianti. La piu’ drammatica forse quella del villaggio di Tabaria, presso la citta’ settentrionale di Sirajgunj, al centro della pratica di rapire e uccidere minori per espiantarne organi. Una quindicina le vittime stimate in tutto il paese nel 2013. L’impegno delle autorita’ in anni recenti ha portato a alcuni successi, con l’individuazione di trafficanti, personale medico e cliniche sul territorio bengalese, ma ha anche infilato in una clandestinita’ piu’ accentuata il traffico, che ha sovente i propri terminali all’estero, soprattutto in India, e approfitta di connessioni sul territorio bengalese. (Dire-Misna)


Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it