NEWS:

FOTO | Brucia l’isola di Pasqua: carbonizzati alcuni ‘moai’, le giganti statue di pietra

Danni irreparabili per alcuni dei monoliti. L'area più colpita è situata nei pressi del vulcano Rano Raraku, patrimonio mondiale dell'Unesco

Pubblicato:07-10-2022 15:30
Ultimo aggiornamento:07-10-2022 15:30

incendio-statue-isola-pasqua
FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

(Foto Facebook Municipalidad de Rapa Nui)

ROMA – Un vasto incendio boschivo ha colpito parte dell’isola di Pasqua (Rapa Nui) e ha carbonizzato alcune delle sue leggendarie figure monumentali in pietra scolpita, note come moai. Situata a circa 3.500 chilometri al largo della costa occidentale del Cile, sull’isola di Pasqua le fiamme hanno bruciato 100 ettari di terreno dallo scorso lunedì. L’area più colpita è quella situata nei pressi del vulcano Rano Raraku, patrimonio mondiale dell’Unesco. Secondo le autorità locali, diverse centinaia di moai si troverebbero nella zona interessata dal rogo, così come nella cava dove è stata estratta la pietra utilizzata per scolpire le sculture.

DANNI IRREPARABILI PER I GIGANTI DI PIETRA

In un post su Twitter il sottosegretario ai Beni culturali dell’isola, Carolina Perez, precisa che “quasi 60 ettari sono stati avvolti dalle fiamme, inclusi alcuni moai, nella zona di Rano Raraku“, mentre il direttore della comunità Ma’u Henua, incaricata della gestione e della manutenzione del parco, Ariki Tepano, descrive il danno come “irreparabile”. “I moai sono completamente carbonizzati, su di loro si può vedere l’effetto del fuoco“, ha informato, aggiungendo che “una carenza di volontari ha ostacolato la capacità dei funzionari di domare l’incendio“. Rapa Nui si lecca intanto le ferite. Non si conoscono ancora i danni provocati dall’incendio, giunto appena tre mesi dopo la riapertura dell’isola, avvenuta il 5 agosto dopo due anni di chiusura a causa del Covid-19.


DURO COLPO PER IL TURISMO DI RAPA NUI

Quanto accaduto rappresenta, di fatto, un duro colpo per l’isola cilena e per la sua principale risorsa, il turismo: prima della pandemia, Rapa Nui era infatti visitata ogni anno da circa 160.000 persone.
Nel frattempo il sindaco dell’Isola di Pasqua, Pedro Edmunds, lancia pesanti accuse. Intervistato dall’emittente locale Radio Pauta, il primo cittadino ha riferito di ritenere che il rogo non è stato un incidente e sottolineato che “a Rapa Nui tutti gli incendi sono causati da esseri umani“.
Edmunds ha aggiunto che “il danno causato dalle fiamme non può essere annullato. La rottura di una pietra originale ed emblematica non può essere recuperata, non importa quanti milioni di euro o dollari vengano investiti per il suo restauro”.

ABITATA DA POLINESIANI, NEL 1888 L’ANNESSIONE DEL CILE

Su Rapa Nui si trovano oltre 1.000 statue di pietra, teste giganti che sarebbero state scolpite per la prima volta nel XIII secolo dai nativi dell’isola, conosciuti anche come Rapa Nui. L’isola di Pasqua fu a lungo abitata da polinesiani, prima che il Cile la annettesse nel 1888.

Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it