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Il governatore Bardi indagato, il consigliere Piro arrestato: l’inchiesta Dda sconvolge la Basilicata

L'operazione sul mondo della sanità coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia coinvolge altri amministratori locali, tra cui gli assessori regionali Fanelli e Merra

Pubblicato:07-10-2022 10:14
Ultimo aggiornamento:09-10-2022 13:51
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vito bardi
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POTENZA – Il presidente della Regione Basilicata, Vito Bardi, risulta indagato nell’ambito di un’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Potenza per induzione indebita, corruzione, tentata concussione e altri reati contro la pubblica amministrazione. Lo riporta un comunicato della Procura di Potenza a firma del procuratore Francesco Curcio.

I filoni d’inchiesta riguardano la sanità lucana e nello specifico il progetto di ricostruzione dell’ospedale San Carlo di Lagonegro, quello relativo al procacciamento di voti in occasione delle elezioni comunali di Lagonegro, la gestione dei kit tamponi Covid.

Le indagini, che si sono sviluppate lungo un arco di circa due anni, sono state dirette dalla Procura di Potenza in modo coordinato con i carabinieri e la polizia. Nell’inchiesta numerosi indagati fra privati e altri pubblici ufficiali appartenenti sia all’amministrazione regionale della Basilicata che all’amministrazione comunale di Lagonegro.


“Sono a disposizione della magistratura ma estraneo ai fatti che mi vengono contestati”, spiega Bardi. Che sottolinea di non voler fare alcun passo indietro: “La mia volontà di andare avanti nel governo della Regione Basilicata non è nemmeno in discussione“.

TAMPONI ‘FACILI’ AGLI AMMINISTRATORI

Vi è anche la gestione, nel primo periodo della pandemia, dei kit tampone nell’inchiesta della Dda di Potenza che oggi ha portato a due arresti e a tre divieti di dimora coinvolgendo diversi amministratori regionali e del Comune di Lagonegro. In particolare, secondo la ricostruzione della Procura, “esponenti dell’amministrazione regionale, a differenza degli altri comuni cittadini, accedevano a controlli Covid in assenza dei rigidi presupposti all’epoca richiesti dalla normativa”.

GLI ALTRI INDAGATI

Risultano indagati anche l’attuale assessore alla Salute, Francesco Fanelli, l’assessore al Comune di Lagonegro con delega alle attività produttive, Gianni Mastroianni, l’assessora regionale alle Infrastrutture, Donatella Merra, e il dirigente del settore amministrativo della Regione Basilicata e segretario generale della giunta regionale, Antonio Ferrara.

PACCHETTI DI VOTI PER INCARICHI OSPEDALE LAGONEGRO

Vi è anche la sanità lucana tra i filoni d’inchiesta della Procura di Potenza. Le indagini in ambito sanitario riguardano sia le attività amministrative prodromiche e deliberative inerenti al progetto di costruzione del nuovo ospedale di Lagonegro (in ordine al quale sono previsti investimenti per circa 70 milioni di euro), che quelle relative alle nomine di personale medico e paramedico all’ospedale San Carlo di Potenza.

L’inchiesta ha portato stamani all’arresto del consigliere regionale di FI, Francesco Piro, e all’esecuzione degli arresti domiciliari nei confronti della sindaca di Lagonegro, Maria Di Lascio, mentre un divieto di dimora è stato emesso nei confronti dell’assessore all’Agricoltura Francesco Cupparo (FI), dell’ex assessore alla Sanità, Rocco Luigi Leone, all’epoca dei fatti in quota FI e poi passato a FdI, e del direttore generale dell’ospedale San Carlo di Potenza, Giuseppe Spera, interdetto dall’esercizio di funzioni pubbliche.

Il Prefetto di Potenza Michele Campanaro ha firmato il provvedimento di accertamento della sospensione di diritto del sindaco del Comune di Lagonegro, Maria Di Lascio.

Secondo l’accusa, nell’ambito delle attività tese al procacciamento di voti in occasione delle elezioni comunali di Lagonegro, gli indagati, avvalendosi delle loro prerogative pubbliche, ottenevano la promessa di voti o di “pacchetti di voti”, in cambio di atti del loro ufficio pubblico (trasferimenti, promozioni, assunzioni, affidamenti di servizi pubblici, vari favoritismi) collegati all’insediamento del nuovo ospedale.

L’ARRESTO DEL CONSIGLIERE PIRO

Il consigliere regionale della Basilicata Francesco Piro, capogruppo di Forza Italia, è stato arrestato stamani nell’ambito di un’operazione condotta dalla polizia e dai carabinieri e coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia. Piro era stato candidato alle ultime elezioni politiche. Su disposizione della procura di Potenza i carabinieri del comando provinciale e la polizia hanno dato esecuzione alla misura cautelare emessa dal gip di Potenza, nei confronti di Piro, che è stato portato in carcere nella casa circondariale di Potenza.

CONSIGLIERE FRANCESCO PIRO (FI) SI DIMETTE

Nel primo pomeriggio di oggi il consigliere regionale Francesco Piro, tramite il suo legale, ha rassegnato le proprie “irrevocabili dimissioni” dalla carica di consigliere regionale di Forza Italia. Lo rende noto l’ufficio stampa del Consiglio regionale della Basilicata.
Secondo l’accusa gli indagati, avvalendosi delle loro prerogative pubbliche, ottenevano la promessa di voti o di “pacchetti di voti”, in cambio di atti del loro ufficio pubblico (trasferimenti, promozioni, assunzioni, affidamenti di servizi pubblici, vari favoritismi) collegati all’insediamento del nuovo ospedale.

LA PROCURA: “PIRO OSTENTAVA RAPPORTI CON CRIMINALITÀ”

Non solo aveva “relazioni con esponenti della locale criminalità organizzata”, ma “non di rado, per raggiungere proprie finalità personali, politiche ed elettorali, ed a scopo intimidatorio, ostentava ai suoi interlocutori i suoi asseriti collegamenti con contesti criminali calabresi“. È il quadro emerso nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Potenza che ha portato oggi all’arresto di Francesco Piro, consigliere regionale di FI, con l’accusa di corruzione e tentata concussione. Il provvedimento deriva dalle “plurime dichiarazioni e intercettazioni riferibili al consigliere”.

Oggetto dell’indagine anche la campagna elettorale nazionale alle ultime elezioni politiche del 25 settembre, “nel corso della quale – scrive il procuratore Francesco Curcio – alcuni degli indagati strumentalizzavano la loro funzione pubblica per effettuare delle ritorsioni contro soggetti che erano ritenuti non disponibili a sostenere Piro“, candidato con Forza Italia.

LA SINDACA DI LAGONEGRO AI DOMICILIARI

In particolare la sindaca di Lagonegro, Maria Di Lascio, finita oggi ai domiciliari nella stessa inchiesta, richiedeva – senza riuscirvi – a funzionari di società che gestiscono le reti di telefonia mobile, di disattivare i ponti radio da loro gestiti per impedire così il traffico telefonico in determinate zone del Lagonegrese dove abitavano i non-sostenitori di Piro, affinché fosse di fatto impedito loro di usufruire del servizio telefonico mobile.

Sempre la sindaca si attivava per impedire che un altro presunto non sostenitore di Piro accedesse alle condotte idriche a servizio di terreni agricoli, mentre venivano programmate altre ritorsioni contro altri presunti avversari politici o meglio non-sostenitori del candidato di FI.

Le investigazioni hanno messo in evidenza, infine, tentativi da parte dell’assessore regionale al ramo, Francesco Cupparo (Fi), per il quale è stato emesso il divieto di dimora, di indurre dipendenti regionali nel settore della forestazione a sostenere lo stesso Piro.

SOSPESA LA SINDACA DI LAGONEGRO

Il Prefetto di Potenza Michele Campanaro ha firmato oggi il provvedimento di accertamento della sospensione di diritto del sindaco del Comune di Lagonegro, Maria Di Lascio.
Il provvedimento è stato adottato ai sensi della legge Severino, a seguito dell’invio, dalla Procura della Repubblica al Tribunale di Potenza, dell’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari emessa dal gip.

LE ALTRE MISURE RESTRITTIVE

Emesse anche le misure dell’obbligo di dimora a Potenza nei confronti di Francesco Cupparo (FI), assessore all’Agricoltura, e di Rocco Luigi Leone, ex assessore regionale alla Sanità e ora consigliere regionale di FdI.

Divieto di dimora a Potenza per Giuseppe Spera, direttore amministrativo dell’Azieda sanitaria locale di Potenza dal 9 ottobre 2019 al 10 agosto 2020 e commissario straordinario dell’ospedale San Carlo dal 10 agosto 2020 al 17 dicembre 2020, attualmente direttore generale dell’azienda ospedaliera San Carlo. Per Spera è stata emessa anche la misura interdittiva all’esercizio di funzioni pubbliche. I reati contestati vanno dall’induzione indebita alla corruzione, dalla tentata concussione ad altri reati contro la pubblica amministrazione.

INDAGATO ANCHE IL SENATORE NEO ELETTO GIANNI ROSA (FDI)

Risulta anche il neo eletto senatore Gianni Rosa (FdI) tra gli indagati dell’inchiesta della Dda di Potenza. Due i filoni che interessano l’ex assessore all’Ambiente della Regione Basilica, in carica dal 2009 a marzo 2022.
Per Rosa, oltre che per il governatore lucano Vito Bardi e gli assessori Francesco Fanelli, Francesco Cupparo e Donatella Merra, l’ipotesi della Procura è di “disegno criminoso volto alla eliminazione” dell’ex direttore generale dell’ospedale San Carlo di Potenza, Massimo Barresi, “e al conseguente licenziamento dello stesso”.
Gli organi giudiziari, nello specifico, ipotizzano l’illegittimità di alcuni atti formali e delibere per i quali gli indagati avrebbero commesso un “abuso delle pubbliche funzioni esercitate”.
Rosa risulta indagato anche per i cosiddetti “tamponi vip”: nello specifico l’allora assessore sarebbe stato sottoposto a tampone Covid nella prima fase della pandemia pur non avendone diritto secondo le normative vigenti.
Per la stessa ipotesi di reato risultano indagati il direttore generale dell’Asp Luigi D’Angola, l’allora direttore del dipartimento Politiche della persona Ernesto Esposito, il capo della task force Coronavirus Michele Labianca, il capo di gabinetto della Regione Basilicata Fabrizio Grauso e il dirigente della presidenza della giunta regionale Antonio Ferrara.

BARDI: “ANDRÒ AVANTI NEL GOVERNARE LA REGIONE”

“Voglio essere come sempre trasparente con i miei concittadini: stamattina mi hanno chiamato in causa su alcune vicende oggetto di indagine. Voglio prima di tutto ribadire la mia disponibilità verso le forze dell’ordine e la magistratura, cui darò la massima collaborazione per fare chiarezza”. Lo afferma in una nota il presidente della Regione Basilicata, Vito Bardi.

“In particolare – prosegue – mi viene contestato di aver promesso di favorire una persona per ottenere un trasferimento di sede, fattispecie rispetto alla quale mi ritengo del tutto estraneo. In un altro filone dell’indagine, che non mi riguarda assolutamente, si paventa il coinvolgimento della criminalità organizzata calabrese, su cui auspico venga immediatamente fatta la massima chiarezza”.


Bardi precisa che “vengono poi contestate alcune delibere di giunta – quindi atti pubblici, che tutti possono leggere – con le quali avremmo tentato di influenzare l’allora direttore generale del San Carlo. Sono atti di programmazione e di indirizzo sanitario, che non avevano alcun secondo fine”.

Infine “c’è la sofferta questione dei tamponi, che – ripeto ancora una volta – non ha sottratto alcunché ai cittadini lucani – aggiunge Bardi – e ai quali sono stato sottoposto per ragioni sanitarie e non certo per favoritismo, nella convinzione della perfetta doverosità di tale prestazione”.

Su una sua eventuale dimissione afferma: “Voglio essere chiaro, la mia volontà di andare avanti nel governo della Regione Basilicata non è nemmeno in discussione. Sono sereno, ho un lavoro da portare a termine, nell’esclusivo interesse dei lucani, soprattutto in un momento di crisi senza precedenti come quello che stiamo vivendo. Voglio infine sottolineare un fatto: la mia vita – conclude – è sempre stata improntata alla legalità e al rispetto delle regole. È la mia storia personale”.

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