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Coronavirus, Governo vuol legare le Regioni… non ci riuscirà

L'editoriale del direttore Nico Perrone per Dire Oggi

Pubblicato:07-10-2020 15:11
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 20:01

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ROMA – Dopo la figuraccia di ieri alla Camera dove per due volte, causa troppi assenti, è mancato il numero legale, oggi l’aula di Montecitorio ha dato via libera al prolungamento dello stato di emergenza anticovid fino al 31 gennaio. Subito dopo si è riunito il Consiglio dei ministri per varare il decreto sull’uso delle mascherine all’aperto, ora quasi obbligatorio. D’ora in poi bisogna “avere sempre con sé dispositivi di protezione delle vie respiratorie, con possibilita’ di prevederne l’obbligatorietà dell’utilizzo nei luoghi al chiuso accessibili al pubblico, inclusi i mezzi di trasporto, e in tutti i luoghi all’aperto allorché si sia in prossimità di altre persone non conviventi, e comunque con salvezza dei protocolli anti-contagio previsti per specifiche attività economiche, produttive e sociali, nonché delle linee guida per il consumo di cibi e bevande”. Adesso il Governo è alle prese col nuovo decreto sulla possibilità di chiudere prima alcune attività, da varare entro il prossimo 15 ottobre. Ed proprio sulla possibilità di bloccare questa o quella attività che si è riaperta la guerra tra Governo e Regioni. L’esecutivo vuol avere l’ultima parola, alcune Regioni, a partire dal Veneto di Luca Zaia, non vogliono guinzagli: “Prima di parlare di misure restrittive- ha detto subito Zaia- si definiscano dei parametri. Così se decidiamo che scattano delle misure è perché c’è un parametro che dice che va fatto”, mentre “oggi parliamo di misure senza avere i parametri”… E “il parametro non può essere l’Rt, perché penalizza i virtuosi che fanno più tamponi”, ha concluso Zaia subito suggerendo di iniziare a valutare il rapporto tra numero di tamponi effettuati e numero di abitanti di un territorio. Questa settimana dunque, sarà di trattativa per arrivare ad un punto di intesa. Nel decreto di oggi il Governo, infatti, ha scritto nero su bianco che “d’ora in poi le Regioni potranno adottare solo misure più restrittive di quelle nazionali per fronteggiare l’emergenza Coronavirus”. Per misure “ampliative” sarà necessario il consenso del governo. È la ‘stretta’ ai poteri delle Regioni contenuta nel decreto legge approvato oggi dal consiglio dei ministri. Il decreto corregge il testo di quello precedente, il numero 33 del 2020, che prevedeva che “in relazione all’andamento della situazione epidemiologica sul territorio… nelle more dell’adozione dei decreti del Presidente del Consiglio dei ministri di cui all’articolo 2 del decreto-legge n. 19 del 2020, la Regione, informando contestualmente il Ministro della salute, può introdurre misure derogatorie, ampliative o restrittive, rispetto a quelle disposte”.

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