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Ricerca, premio ‘Scienza madre’ alla chimica italiana Lucia Banci

La consegna del premio avverrà stasera nell'Auditorium dell'ospedale Spallanzani

Pubblicato:07-10-2018 16:08
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 13:39
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Lucia Banci

ROMA – “Il divario tra donne e uomini in ambito scientifico sta diminuendo ma esiste e come scienziata dico che contano i dati di fatto”. E’ Lucia Banci che si racconta alla ‘Dire’, ripercorrendo la sua vita nel mondo della ricerca, a poche ore dal Premio ‘Scienza Madre’, voluto da Marta Branca, direttore generale dell’Istituto Lazzaro Spallanzani, che le sarà consegnato questa sera nell’Auditorium dell’ospedale insieme con altre due scienziate: Emmanuelle Charpentier e Laurence Zitvogle.

“Ogni tre anni- spiega Banci- la Commissione europea pubblica i numeri sulla differenza di genere nella ricerca e in ambito accademico e l’andamento è quello di un ‘imbuto’. Tante studentesse, anzi di più finchè non sopraggiunge la divaricazione, man mano che si sale verso i ruoli apicali. La vera sfida per le donne è andare contro una mentalità diffusa, quello stillicidio quotidiano che ti sfianca perchè hai ambizioni, mentre vai avanti e ottieni riconoscimenti”.

Banci non è mai stata un cervello in fuga

Lucia Banci non fa parte delle menti in fuga e anche quando le sono capitate opportunità di andare all’estero ha scelto di rimanere e di continuare le sue ricerche nel nostro Paese. E in “Italia- ammette subito- è tutto più faticoso”.


Così per cinque lunghi anni è andata avanti senza percepire alcun stipendio. “Volontariato”, come lo definisce nel corso dell’intervista. Oggi e’ ordinaria di chimica generale all’Università di Firenze, ricercatrice presso il Cerm (centro di Risonanze Magnetiche), ed è esperta di approccio molecolare della biologia strutturale, metodo con il quale ha contribuito alla messa a punto del vaccino contro la meningite B.

La resistenza ai vaccini come “regressione culturale”

“Non mi spiego questa diffidenza verso i vaccini- osserva- se non come un problema generale, che non tocca solo la questione dei vaccini. Credo si tratti di una regressione culturale, di un’assimilazione della scienza all’estabilishment, ma del resto ci sono sempre stati andamenti ciclici di apertura e chiusura della società. Indubbiamente la rete ha un potere di velocità e di amplificazione che l’articolo di giornale quarant’anni fa non aveva. Gli stessi quarant’anni che oggi stanno portando a mettere in discussione la legge 194″.

La ricerca italiana? Manca il coordinamento

L’aborto sottolinea la professoressa, “è sempre una tragedia, ma senza questa legge la tutela della salute delle donne torna indietro”. Sulle difficoltà incontrate per arrivare a questo livello Lucia Banci non fa sconti al sistema della ricerca italiana: “Tante eccellenze personali e nessun organismo che coordini il mondo della ricerca. Tutto è fondato sulla libera iniziativa, tutti cani sciolti”. E mette in fila le criticità che rendono la ricerca italiana poco appetibile per gli stranieri: “Burocrazia, assenza di finanziamenti, incertezza dei tempi in cui poter avere determinate risorse con bandi e concorsi, collaborazione tutta affidata alla relazione personale, senza un sistema che sovrintenda e tenga tutti insieme”. E la ricerca corre veloce, “si perdono treni“.

E’ questo panorama, unito agli stipendi molto bassi dei ricercatori, a rendere il mondo italiano non concorrenziale per i ricercatori del resto del mondo, ma come è stato per lei, dalla California ad Harvard, ai giovani raccomanda di fare “esperienze all’estero e misurarsi con altri contesti: dalle tecnologie alla cultura”.

Chi è Lucia Banci

Ricercatrice, professoressa, membro del gruppo ‘100 esperte’ contro gli stereotipi per la scienza, Lucia Banci è moglie e madre di due figli. Non parla di ostacoli alla sua carriera, quanto di perplessità, diffidenze contro le quali ha mostrato determinazione e volontà. “Le azioni spicciole di discriminazione sono gravi e dolorose– conclude- ma si possono individuare con più facilità. La discriminazione è invece più difficile da scovare, quando un collega maschio ti chiede dove pensi di arrivare, se vuoi il potere”.

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