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Chelsea, la lunga mano di Ronaldo sull’esonero di Tuchel

Il no del tecnico all'ingaggio di CR7 tra i motivi della rivoluzione

Pubblicato:07-09-2022 14:24
Ultimo aggiornamento:07-09-2022 14:24

tuchel
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ROMA – “Tuchel avrà un posto nella storia del Chelsea“. La formulazione è la solita: storicizzare elegantemente le vittorie dell’allenatore per declinarlo al passato. La porta è quella, anche se hai vinto la Champions del 2021 facendo un mezzo miracolo. Il Chelsea peraltro ha atteso – è una prassi da etichetta anche questa – una sconfitta fastidiosa (contro la Dinamo Zagabria) per usarla come pezza d’appoggio. “Era arrivato il momento”. Le 100 partite di Tuchel alla guida del Chelsea coincidono con i 100 giorni della nuova proprietà. Ma il momento era già arrivato prima, per il tecnico tedesco. Lo scrivono più o meno tutti i retroscenisti della stampa sportiva inglese, Telegraph in prima fila. Il momento, fatidico, in cui Tuchel s’è bruciato coincide con un “no”, secco, all’ingaggio di Cristiano Ronaldo. “L’interesse di Boehly per la firma di Cristiano Ronaldo – scrive il Telegraph – ha fornito una prima divergenza di opinioni, con l’americano riluttante a accettare semplicemente un no come risposta da Tuchel. Il quale, secondo alcune fonti, sembrava addirittura esasperato per essere costretto a spiegare le sue ragioni”.

La lunga mano di Ronaldo, al termine di una estate in cui Mendes ha provato a piazzarlo un po’ ovunque come un venditore di Folletto, fa la sua prima vittima eccellente. In contumacia, a distanza, ma nemmeno troppa: CR7 è rimasto a Manchester, chiuso in una gabbia dorata. A Londra Todd Boehly e Behdad Eghbali l’avrebbero portato di corsa, col portoghese felice e contento. E invece ci si è messo di mezzo Tuchel. Col tatto, più o meno, riservato ad Antonio Conte nella famigerata stretta di mano da uomini veri punita poi con un’ammenda educativa. Dire no a Ronaldo non è cosa da tutti, anzi la retorica stra-abusata del diniego prevede un cerimoniale apposito: “Chi direbbe di no a Ronaldo?”. In Italia è toccato anche a Spalletti, che ora onestamente ha confessato di averci creduto per un attimo, al sogno di averlo al Napoli. I “no” più sprezzanti sono arrivati invece da Ruben Amorim, l’allenatore dello Sporting Lisbona che avrebbe minacciato nientemeno le dimissioni, e – appunto – da Tuchel. Il tedesco pensava di avere le spalle larghe. È considerato uno dei migliori allenatori del mondo, ha vinto la Champions un anno fa. Non è bastato.

“Solo sabato scorso – scrive ancora il Telegraph – Tuchel aveva chiarito di avere scarso interesse ad essere coinvolto nella nomina del prossimo direttore sportivo, il che ha sottolineato ancora una volta la sua riluttanza ad operare in modo più globale all’interno del club”. Insomma i nuovi proprietari vogliono un manager alla Ferguson, non solo un tecnico. Uno sul quale investire sul lunghissimo periodo, dopo aver investito quasi 300 milioni di sterline nel mercato. La filosofia di Boehly e dei suoi partner, è quella dell’ampio respiro aziendale: lo dimostrano alcuni dei nuovi contratti firmati dal Chelsea, di sei anni, e anche la storia di Dave Roberts, il manager dell’altro grande asset sportivo di Boehly, la squadra di baseball dei LA Dodgers. Roberts è in carica da sette anni, tra alti e bassi. E a marzo ha firmato un nuovo contratto triennale che lo porterà a un decennio al timone della squadra. Dieci anni, nello sport, sono un’eternità. Ma Roberts, evidentemente, non ha mai dovuto dire no a Ronaldo.


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