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E domani Conte cercherà di portarsi a casa il popolo Pd

L'editoriale di Nico Perrone per DireOggi

Pubblicato:07-09-2020 15:10
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 19:50

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ROMA  – Prima il silenzio, poi di nuovo in campo. Ieri ha cercato il consenso degli imprenditori a Cernobbio, rimasti piuttosto freddi; domani cercherà di rifarsi alla festa de l’Unità di Modena prendendosi il cuore del popolo Dem. Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, da una parte cerca di tenersi fuori dalla battaglia elettorale, dall’altra deve stare attento a non ‘rompere’ coi suoi della maggioranza. I rapporti sono tesi, soprattutto col Pd di Nicola Zingarettti, che oggi alla riunione della direzione ha messo tutti sul chi va là: «Noi stiamo al governo finché questo governo fa cose utili. Se si dovesse arrivare al punto che ci sono troppi nodi aperti e la situazione della Repubblica dovesse peggiorare allora il nostro impegno sarebbe inutile. Ma non siamo in questa situazione», ha aggiunto subito per togliere la preoccupazione dai volti di chi lo ascoltava. Che significa? Per alcuni osservatori è un vero e proprio avvertimento ad un possibile Governo Draghi. Momento difficile, difficilissimo. Tra meno di due settimane sette regioni andranno al voto e lì si capirà quanta aria e tempo resterà al Governo. Vero che tutti sono pronti a dire che il risultato delle regionali non influirà sulla tenuta dell’esecutivo. Ma sono parole in libera uscita, perché tutti sanno che se a Capitan Salvini riuscirà il gran colpo, magari portandosi a casa pure l’ormai ‘rosa’ Toscana, la maggioranza di governo non reggerebbe l’urto, e in quel caso Conte avrebbe pochissime probabilità di continuare come premier. D’altra parte Goffredo Bettini, ascoltato consigliere della dirigenza Pd, ha già detto chiaro e tondo che dopo le regionali al governo servirà qualcosa di più di un tagliando. Tradotto: un vigoroso rimpasto per cercare di rilanciare l’immagine dell’esecutivo e gestire alla meglio la parte finale della legislatura con l’elezione del nuovo Capo dello Stato. In questo caso alcuni vedono l’ingresso di Zingaretti come vicepremier, magari affiancato dall’ex capo politico del M5S, che potrebbe lasciare gli Esteri a Matteo Renzi per blindarlo e costringerlo a non ‘rompere’. Scenari che hanno bisogno almeno di un pareggio alle regionali: Veneto e Liguria confermate al centrodestra con vittoria nelle Marche; Toscana, Campania e Puglia confermate al centrosinistra. Solo così ci sarebbe tempo per ricomporre al meglio lo schieramento che dovrà affrontare l’armata del centrodestra. Si naviga a vista, in un mare di incertezza. Anche sul fronte dei rapporti personali non è il momento degli accordi ma delle furbizie. Come diceva il grande Stanislaw Jerzy Lec: «Mi stimi molto, dici? Lo so, chiederesti più di trenta denari».

LEGGI DIREOGGI | EDIZIONE DEL 7 SETTEMBRE 2020


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