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VIDEO | Roma, lo spazio sociale Scup sotto sgombero. Gli attivisti: “Diamo servizi, ripensiamo la città”

RFI proprietaria degli stabili di via della Stazione Tuscolana a Roma, ha concesso due anni fa gli stabili tra Piazza Lodi e Piazza Ragusa in comodato d'uso gratuito. Ora il tempo e' finito

Pubblicato:07-09-2020 14:09
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 19:50

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ROMA – Il 7 settembre dello scorso anno, Roma si interrogava sul futuro di Lucha y Siesta, la casa delle donne finita sotto sfratto nel quartiere tuscolano di Roma. Un anno dopo nella stessa situazione si trovano i ragazzi di Scup, uno storico spazio sociale, ora ufficialmente sotto sgombero. RFI proprietaria degli stabili di via della Stazione Tuscolana a Roma, ha concesso due anni fa gli stabili tra Piazza Lodi e Piazza Ragusa in comodato d’uso gratuito. Ora il tempo e’ finito e RFI ha chiesto agli attivisti di riconsegnare le chiavi dell’immobile per via di una problematica relativa ad una inadempienza burocratica. 

“Una Cila in sanatoria, che non e’ ancora arrivata causa lockdown”, spiegano da Scup. Una scusa, ribattono senza mezze parole. “Ancora una volta, un’esperienza solidale e mutualistica e’ messa a rischio da questioni di lana caprina e carte bollate. Il tutto- dicono i ragazzi di Scup- nel silenzio della politica istituzionale che non si e’ fatta scrupoli durante i mesi di lockdown a elogiare e appoggiarsi alle tante realta’ che come Scup hanno animato servizi di sostegno alla popolazione raccogliendo e distribuendo generi alimentari e aprendo sportelli di aiuto di ogni tipo. Un silenzio che sa di ostilita’ se pensiamo ai recenti attacchi al Nuovo Cinema Palazzo, alla Casa internazionale delle donne e alla Casa delle donne Lucha y Siesta, tutti i luoghi che come Scup, animano la vita culturale, politica e sociale della citta’ e che il Comune si rifiuta di riconoscere e difendere. Dove sono oggi – si chiedono polemicamente i ragazzi di Scup – il vicesindaco Luca Bergamo, la presidente del VII Municipio Monica Lozzi e le tante personalita’ politiche della Giunta che hanno sbandierato in questi mesi la partecipazione e la democrazia dal basso? Dov’e’ di fronte a questi attacchi la sinistra politica che vorrebbe rappresentare un’alternativa al governo di Roma? Come Scup non intendiamo rassegnarci alla desertificazione della Roma solidale”, chiosano. 


Una denuncia o piu’ ancora un grido di allarme, che ha preso corpo oggi in una assemblea pubblica all’interno dei locali di via della Stazione Tuscolana che presto i ragazzi di Scup potrebbero dover lasciare. Molte le manifestazioni di solidarieta’ ricevute dagli attivisti. A cominciare da Marta Bonafoni, consigliera regionale del Lazio, presente all’incontro di oggi come anche Amedeo Ciaccheri, presidente dell’VIII Municipio e Christian Raimo assessore alla cultura nel III municipio di Roma, che a piu’ riprese hanno attaccato l’amministrazione Raggi, accusandola di continuare a desertificare il panorama delle esperienze sociali romane in virtu’ del vessillo: legalita’ senza giustizia.

Durante l’emergenza sanitaria Scup si e’ distinta per diverse iniziative mettendo a disposizione risorse materiali per la collettivita’ attivando alcuni servizi, come un punto di raccolta per i beni di prima necessita’, la ‘cassetta sospesa‘ per raccogliere e distribuire prodotti a persone e famiglie in difficolta’ nei quartieri del VII Municipio e nella zona della stazione Tuscolana, e uno sportello d’ascolto per sostenere le persone nel superare un momento difficile, oltre a un servizio di sostegno didattico ed educativo per genitori. 

La storia di Scup (ovvero Sport e CUltura Popolare) inizia nel 2012 con l’occupazione nel mese di maggio di uno stabile in via Nola 5, in zona San Giovanni. Il primo sgombero e’ arrivato nel gennaio del 2013, ma lo spazio venne rioccupato dopo l’intervento delle forze dell’ordine. Poi il 7 maggio del 2015 il nuovo sgombero e la conseguente occupazione del plesso composto da 3 capannoni industriali abbandonati in via della Stazione Tuscolana. Da allora, raccontano i ragazzi: “Abbiamo effettuato degli enormi lavori di ristrutturazione, compreso la rimozione del tetto in Eternit”. Al momento grazie anche all’aiuto di tante associazioni di volontariato che fanno capo a Scup, tra i progetti attivi si contano, oltre la palestra popolare nata nel maggio del 2012, anche una serie di servizi rivolti alle persone affette da autismo, come ‘cucinare con lentezza’, o ‘mindfulness e autismo’ ovvero un ciclo di incontri rivolti alla riduzione degli stati ansiogeni e depressivi, ma anche il ‘teatro spalancato’ con laboratori teatrali riservati a persone con difficolta’. A questo si aggiunge ‘Scup ability‘, un progetto volto a creare momenti di socializzazione tra le famiglie attraverso la programmazione di eventi. Queste attivita’ vanno poi aggiunte a una serie di altre iniziative dedicate al mutualismo e alla cultura popolare. 

Non e’ possibile che in nome della legalita’ non si faccia giustizia“, ha sottolineato la consigliera regionale Marta Bonafoni, che ha aggiunto: “È assurdo che questa amministrazione continui a dimostrare di non avere un’idea di citta’ che possa contare sulle proprie risorse, alle quali invece viene costantemente fatta guerra”. La data iniziale di riconsegna delle chiavi era fissata per oggi, ma a quanto pare RFI ha concesso una proroga alla liberazione dei capannoni di via della Stazione Tuscolana. L’annuncio e’ stato comunicato agli attivisti, secondo quanto riferiscono, in via informale dalla presidente del Municipio, Monica Lozzi, ma al momento manca ancora l’ufficialita’. Quel che certo e’ che gli stabili dovranno essere liberati sicuramente entro la prossima primavera. E il motivo, potrebbe essere ben piu’ complesso che una semplice svista burocratica. “Il 12 settembre, ci rivedremo qui chiamando a raccolta tutti i sostenitori di Scup e delle realta’ sociali di Roma“, spiegano Chiara e Gaia, due delle portavoci di Scup,. “L’obbiettivo e’ far capire al Campidoglio cosa realmente sta perdendo la citta’ in virtu’ di un progetto chiamato ‘Reinventing city'”, ovvero il motivo reale, seco do gli occupanti, che starebbe inducendo RFI e Campidoglio a forzare la mano sulla liberazione degli stabili di via della Stazione Tuscolana. Reinventing Cities – si legge sul sito fssistemiurbani.it – “e’ un bando indetto per promuovere le ultime innovazioni ad emissioni zero nel mondo e per presentare le migliori proposte di trasformazione di siti sottoutilizzati come esempi di sostenibilita’ e resilienza, che fungano da vetrina per futuri sviluppi urbanistici a impatto zero”. La Stazione Tuscolana e i fabbricati annessi, tra cui i capannoni occupati da Scup, rientrano nel bando. “È una lottizzazione del demanio, un escamotage del Comune per delegare la gestione della citta’, lasciando tutto nelle mani dei privati senza badare a chi e’ gia’ opera. Si tratta di una strategia per ottenere un variante del piano regolatore modificando le aree dedicate a verde e servizi pubblici, in aree a destinazione commerciale e residenziale”, spiegano gli attivisti. Risultato dicono: “Tutta quest’area verra’ tolta a noi, che l’abbiamo ristrutturata e aperta al pubblico dando dei servizi che il Comune non erogava, per essere data a un privato. È la stessa storia di sempre. Questo e’ il modello di gestione della citta’? Ora basta. Il 12 settembre ci incontreremo qui insieme a tante altre associazioni della citta’ per stilare un documento da far pervenire al Campidoglio”, concludono. 

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