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Migranti, Msf: “In Libia stupri e violenze, Ue è complice”

Msf raccoglie le testimonianze dei migranti intrappolati nei centri di detenzione libici e accusa l'Ue

Pubblicato:07-09-2017 12:44
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:39

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ROMA – “La riduzione delle partenze dalle coste libiche è stata celebrata come un successo nel prevenire le morti in mare e combattere le reti di trafficanti, ma sappiamo bene quello che succede in Libia. Ecco perché questa celebrazione è nella migliore delle ipotesi pura ipocrisia o, nella peggiore, cinica complicità con il business criminale”. Così, in una lettera aperta indirizzata oggi agli stati membri e alle istituzioni dell’Unione Europea, il presidente internazionale dell’ong Medici Senza Frontiere (Msf) Joanne Liu.

Nei centri di detenzione di Tripoli, scrive Liu nella versione in italiano del testo inviata al presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, e firmata anche dal presidente di Msf Italia, Loris De Filippi, “le persone sono trattate come merci da sfruttare. Ammassate in stanze buie e sudicie, prive di ventilazione, costrette a vivere una sopra l’altra. Gli uomini ci hanno raccontato come a gruppi siano costretti a correre nudi nel cortile finché collassano esausti. Le donne vengono violentate e poi obbligate a chiamare le proprie famiglie e chiedere soldi per essere liberate. Tutte le persone che abbiamo incontrato avevano le lacrime agli occhi e continuavano ripetutamente a chiedere di uscire da lì”.


I migranti “devono poter accedere a protezione, asilo e quando possibile a migliori procedure di rimpatrio volontario. Hanno bisogno di un’uscita di emergenza verso la sicurezza, attraverso canali sicuri e legali- proseguono Liu e De Filippi- l’accordo UE-Turchia del 2016 e tutte le atrocità che abbiamo visto in Grecia, Francia, nei Balcani e altrove ancora indicano una prospettiva sempre più definita, fatta di frontiere chiuse e respingimenti. Tutto questo toglie qualunque alternativa alle persone che cercano modi sicuri e legali di raggiungere l’Europa e le spinge sempre più nelle reti di trafficanti”.

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