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Il “panino libero” a scuola ora è un diritto, anche a Bologna genitori pronti a farsi avanti

Dopo la sentenza della Corte d'appello di Torino, in Piemonte e in Liguria si sono registrate le prime richieste da parte dei genitori

Pubblicato:07-09-2016 16:09
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 09:03

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panino2BOLOGNA – Una sentenza della Corte d’appello di Torino, a fine giugno, ha stabilito che i genitori possono decidere se usufruire del servizio di refezione scolastica oppure affidarsi al cibo portato da casa. Una sorta di “diritto al panino” o di “pasto libero“, sancito come risposta ad un’azione legale avviata da un nutrito gruppo di genitori, che ha già varcato i confini piemontesi: a Genova si sono registrate le prime richieste delle famiglie e il Comune si sta attrezzando per dare risposta alla novità. E a Bologna? Anche sotto le Due torri il tema è aperto. La sentenza torinese, infatti, non è sfuggita ai genitori dell’Osservatorio cittadino sulle mense. Mamme e papà bolognesi, già qualche settimana fa, avevano aderito ad una lettera che la Rete nazionale delle commissioni mensa ha indirizzato al ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, toccando anche questo tema. E’ unasentenza senza precedenti“, scrivevano i genitori: “Oltre all’affermazione di un diritto individuale, questa non può non essere considerata come l’estrema conseguenza di una incapacità di ascolto delle istituzioni e una mancanza di volontà politica di cambiamento e miglioramento di un servizio essenziale”.

Ora, visto quanto accade a Genova, l’Osservatorio bolognese è tornato sull’argomento. “Dopo il Piemonte, anche in Liguria cominciano ad arrivare le prime dis-iscrizioni”, recita un post su Facebook: “I genitori hanno così ora la possibilità di scegliere una alternativa quando il servizio offerto è di scarsa qualità, a costi troppo elevati e incapace di prestare ascolto alle richieste di miglioramento”. Rivoluzione che uno dei portavoce dell’Osservatorio, Claudio Cristofori, commenta chiamando subito in causa Palazzo D’Accursio: “È ora che anche il Comune segua Torino e Genova. Aspettiamo direttive chiare al più presto”.

pillati_scuola_bolognaIntanto, però, l’amministrazione non ha ancora ricevuto alcuna richiesta in merito da parte delle famiglie. Lo riferisce la vicesindaco ed assessore alla Scuola, Marilena Pillati, oggi a margine dell’open day per la presentazione dell’offerta formativa. In attesa di vedere se qualcuno chiederà il “pranzo libero”, Pillati di fronte alla prospettiva aperta dai giudici torinesi storce il naso: “Credo che arrivare a sviluppare questo tipo di soluzione non sia una conquista. Credo che l’impegno di ogni amministrazione sia quello di offrire a tutti, nessuno escluso, un servizio di refezione di grande qualità”. Questo senza dimenticare che “fare refezione scolastica non significa dar da mangiare ai bambini ma molto di più. Significa, attraverso questo servizio- sottolinea l’assessore- fare educazione alimentare e alla salute”. Andare nella direzione del pasto libero, “sebbene ci siano delle indicazioni in questo senso, credo che sia prima di tutto una sconfitta. Una società in cui ciascuno mangia seduto accanto all’altro in relazione a quello che le sue condizioni economiche gli consentono- commenta Pillati- credo che non sia una società a cui dobbiamo tendere”.


Pillati conta sul fatto che il capitolato di gara bolognese consente di “mettere in campo un servizio di qualità“, ma le famiglie ora hanno un margine di scelta in più: in quel caso, “ci saranno delle valutazioni che non solo il Comune ma anche le scuole stesse dovranno fare”, afferma l’assessore, per “capire se e come si possano affrontare, ovviamente nella salvaguardia in primo luogo della salute di tutti i bambini”. Il tema, dunque, è “mettere in campo delle condizioni organizzative che consentano all’interno della scuola di far convivere queste diverse scelte”, conclude l’assessore.

di Maurizio Papa, giornalista professionista

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