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‘Siamo tutti in transizione’, dai liceali del ‘Laura Bassi’ un documentario sulla transessualità

Spunta l’idea è di chiedere al Comune di Bologna di introdurre una carta d’identità speciale per le persone trans

Pubblicato:07-09-2015 10:19
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 20:32

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BOLOGNA – “Io penso che, se uno vuole diventare una femmina, faccia pure con comodo. Perché è lui che sceglie. Se crede che è meglio essere una femmina, allora va bene”: il documentario ‘Siamo tutti in transizione’ si chiude così, sulle immagini di una bambina su uno scivolo che commenta la scelta di cambiare sesso. Un’amichetta le fa eco: “Tutti possono diventare tutti: se uno se la sente di fare questo sforzo, va bene”. ‘Siamo tutti in transizione’ è un documentario realizzato dagli studenti del corso Doc del Liceo di Scienze umane Laura Bassi di Bologna e dall’Associazione documentaristi Emilia-Romagna (Der), in collaborazione con il circolo Arcigay Il Cassero e il Mit (Movimento identità transessuale).

Tre i protagonisti, che raccontano le loro esperienze di transessualità e transgenderismo: i ragazzi della terza ‘O’ hanno scelto il tema, girato e lavorato in post produzione, sempre affiancati da un tutor (registi, montatori, fonici) della Der. “Nell’ambito dell’alternanza scuola-lavoro – spiega Roberto Guglielmi, coordinatore del corso- gli studenti possono scegliere se svolgere un tirocinio presso un ente sociale o dedicarsi a un progetto di ricercazione. La terza ‘O’ ha scelto la seconda: noi abbiamo proposto alcuni temi, e i ragazzi hanno scelto l’identità di genere, con un focus sui temi della transessualità”. Così è arrivato il primo approccio con il Cassero, il suo centro di documentazione e la Cineteca, che hanno fornito filmografia e testi di chiarimento. Poi, l’incontro e la conoscenza con ‘gli attori’: “Gli studenti hanno chiesto di parlare con persone più o meno della loro età, e il Mit ci ha aiutato, facendoci conoscere Cristian, Milena e Anna, tutti protagonisti di percorsi di transizione”.


‘Siamo tutti in transizione’ racconta la quotidianità dei tre ragazzi e le battaglie quotidiane per vedersi riconosciuti i propri diritti, segue Anna nella sua attività per il progetto ‘Oltre la strada’, mentre distribuisce alla persone trans che si prostituiscono in strada preservativi e tè caldo, li riprende alle prese con la preparazione di lasagne e tiramisù. “La vita è nel cambiamento- pensa a voce alta Cristian, ripreso seduto in un parco. Tutti siamo in cambiamento. Tutti siamo in transizione”.

Nel 2013, continua Guglielmi, l’allora quarta ‘F’ realizzò il docu-film sulla lotta all’amianto ‘Se solo i petali volassero’, girato tra Bologna, Casale Monferrato e Roma. L’anno successivo, il Piano comunale elaborato per la bonifica della città recepì alcune proposte contenute nel nostro documentario. “Vorremmo fare lo stesso con ‘Siamo tutti in transizione’”. L’idea è di chiedere al Comune di introdurre una carta d’identità speciale per le persone trans. La legge prevede la rettifica anagrafica solo dopo l’operazione chirurgica (una recente sentenza del Tribunale di Roma ha consentito il cambio di genere anche senza l’operazione, ma a oggi la legge è invariata): “Chiederemo di realizzare una carta d’identità che valga all’interno del Comune di Bologna che riconosca la persona per come è nella vita, anche senza operazione. Milena, che oggi per lo Stato è ancora Francesco, per la città sarà già Milena a tutti gli effetti”.

Il documentario (“Proporremo ad altre scuole di mostrarlo, magari entrerà nella programmazione di educazione all’immagine ‘Schermi e Lavagne’ della Cineteca”) rappresenta una ferma presa di posizione in merito alla discussione sull’identità di genere che si è aperta nel mondo della scuola: “Sono stati i miei studenti a farmi sapere che una dirigente di un istituto bolognese stava facendo girare una mail per perorare la causa della collega romana che, attraverso una circolare, chiedeva ai genitori degli alunni di boicottare il ddl scuola che prevedeva l’educazione di genere. Noi siamo convinti che ognuno sia libero di ricercare la propria identità. Come potrebbe questa convinzione arrecare danno ai nostri figli? Da cosa dovremmo difenderli? La generazione di oggi è molto più aperta rispetto alla mia: per i giovani è istintivo aprirsi alle diversità, non è un atteggiamento ragionato né affettato. È semplicemente la vita”.

(Fonte: Dires – Redattore Sociale)

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