Getting your Trinity Audio player ready...
|
ROMA – “Il conflitto con Israele in corso da ottobre ha decisamente aumentato la miriade di problemi che la popolazione del Libano già affrontava da anni: tanta povertà, sfollati, distruzione e violenze sulle donne. La popolazione non potrà sopportare una guerra a tutti gli effetti”.
Dima Dabbous è ricercatrice di origini libanesi esperta in questioni di genere, e attuale rappresentante per la regione del Medio oriente e Nord Africa (Mena) per Equality Now, organizzazione fondata negli Stati Uniti nel 1992 per promuovere il cambiamento sociale a partire dalla parità tra i sessi.
L’agenzia Dire la contatta mentre non fa che aumentare la tensione tra Israele, da un lato, e il gruppo politico-militare libanese degli Hezbollah, alleato dell’Iran. L’uccisione da parte dell’esercito di Tel Aviv di uno dei leader di Hezbollah, e del capo politico dell’alleato palestinese Hamas fa temere lo scoppio di un conflitto regionale, che rischia di partire dal Libano.
In queste ore tanti governi, tra cui anche l’Italia, incoraggiano i propri cittadini a rientrare, mentre le compagnie aeree sospendono i voli per Beirut, Tel Aviv o entrambe.
La ricercatrice pone l’accento sulla “prolungata crisi economica” che il Libano soffre ormai dall’ottobre 2019 e inasprita dall’esplosione del porto di Beirut dell’agosto 2020. Ciò ha reso il Libano più vulnerabile alla pandemia di Covid-19 e agli effetti economici della guerra russo-ucraina.
“Secondo stime della Banca Mondiale- informa Dabbous- la povertà è più che triplicata”, mentre “quasi metà delle famiglie vive sotto la soglia di povertà. Collassati le infrastrutture, i servizi sociali e sanitari”.
A soffrire di più sono le comunità del sud, più esposte al costante scambio a fuoco tra Israele ed Hezbollah. Qui vivono anche tanti rifugiati dalla Siria: pochi giorni fa una famiglia di quattro persone è rimasta uccisa in un raid israeliano.
Le tensioni di lunga data si sono riaccese dopo il lancio dell’operazione militare di Israele nella Striscia di Gaza, in risposta agli attacchi di Hamas del 7 ottobre.
“Nel sud- dice la referente di Equality Now- i bombardamenti hanno ucciso decine di persone, soprattutto civili, e anche bambini. Centinaia di case sono state distrutte, decine di villaggi sono stati rasi al suolo e una larga percentuale di studenti ha perso l’anno scolastico. La crisi ha creato tante famiglie sfollate, con pochissimo supporto da parte del governo”, avverte Dabbous.
Il Libano è affetto però anche da instabilità politica, oltre che economica, come ricorda Dabbous: “Il Paese è ancora senza un presidente”, dopo le dimissioni di Michel Aoun a fine 2022, “perché le varie fazioni politiche non riescono a mettersi d’accordo”.
C’è poi un governo ad interim che non può espletare tutte le sue funzioni. Questo “lascia la popolazione vulnerabile”, mentre le condizioni di vita “non fanno che deteriorarsi”. L’esperta denuncia “scarsità di farmaci, anche per malattie gravi come il cancro; gli ospedali sono al collasso, perché i pazienti non riescono a pagare le prestazioni mediche; le forniture elettriche non sono sicure, perché lo Stato non riesce a erogarle interamente. E si fa fatica a comprare prodotti di base, come il pane”. –
In caso di guerra e blocco di porti e aeroporti, “sarebbe il disastro”. In questo quadro, ragazze e donne sono più esposte alle violenze: “Se subiscono violenze o abusi, rischiano di non riuscire ad accedere alla giustizia”, avverte ancora Dabbous, in quanto il sistema “è politicizzato. Persino chi è accusato di omicidio può sperare di farla franca, se gode degli appoggi giusti”.
A ciò si aggiunge il fatto che “a causa della crisi economica, gli agenti di polizia, i giudici e lo staff negli uffici dei tribunali sono sottopagati. Molti si sono dimessi. Quelli rimasti sono spesso in sciopero”. La giustizia non è il solo ambito a corto di personale: anche tante amministrazioni pubbliche “sono paralizzate”. Conclude la ricercatrice: “In caso di guerra aperta contro Israele, questa situazione potrà solo peggiorare”.
Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it