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Lamezia Terme saluta il piccolo Anas prima del rimpatrio

Il dramma del piccolo di 6 anni il cui corpo è stato recuperato in mare il 14 aprile scorso nelle acque antistanti l'area industriale della città

Pubblicato:07-08-2024 16:14
Ultimo aggiornamento:07-08-2024 18:52
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REGGIO CALABRIA – Il prossimo venerdì 9 agosto la comunità di Lamezia Terme (Catanzaro) si stringerà attorno alla famiglia di Anas, il piccolo di 6 anni il cui corpo è stato recuperato in mare il 14 aprile scorso nelle acque antistanti l’area industriale della città.

A darne notizia Nuccio Iovene, presidente della Fondazione Trame Ets, in contatto con le autorità, la comunità islamica locale e le associazioni lametine. Il piccolo viaggiava con il papà, ancora disperso, a bordo di un gommone con a bordo 18 migranti naufragato fra il 5 ed il 6 febbraio.

Il natante era partito da Bizerte, in Tunisia, per approdare in Sardegna. Quello di venerdì alle 9:30 a piazza Mazzini (già piazza d’Armi) sarà un saluto prima del rimpatrio della salma del piccolo. Le attività di identificazione del corpicino ritrovato, su segnalazione di un pescatore, nel tratto di mare compreso fra l’ex pontile Sir e la foce del fiume Amato sono partite con l’apertura da parte della Procura della Repubblica di Lamezia Terme di un fascicolo contro ignoti per disposizioni contro l’immigrazione clandestina.


La notizia del rinvenimento dei resti mortali del bambino, diffusa con un comunicato e ripresa dagli organi di stampa il 27 maggio, ha permesso agli investigatori di acquisire significativi elementi per la prosecuzione delle investigazioni finalizzate all’identificazione dei resti.

I primi giorni di giugno, infatti, una donna vicina all’associazione Mem.Med-Memoria Mediterranea, ha contattato gli uffici del commissariato di polizia di Lamezia Terme ed ha fornito agli agenti impegnati nelle indagini informazioni relative al naufragio di un gommone. Gli approfondimenti investigativi della polizia hanno consentito di rintracciare una donna che aveva perso nel naufragio avvenuto fra il 5 ed il 6 febbraio il marito e il figlio di 6 anni.

La presenza nell’elenco dei dispersi di un bambino accompagnato dal padre ha fornito agli investigatori l’indizio che, con ogni probabilità i resti potessero essere proprio quelli della piccola vittima del naufragio di febbraio. Le immediate interlocuzioni con le Autorità consolari tunisine di Napoli hanno consentito poi di ottenere il profilo genetico della donna che ha confermato l’identità del piccolo. 

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