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Bielorussia, la mamma del detenuto russo Dudnikov: “Yegor non è estremista, liberatelo”

L'intervista alla vigilia del primo anniversario dall'inizio delle proteste contro il governo di Lukashenko

Pubblicato:07-08-2021 15:04
Ultimo aggiornamento:08-08-2021 10:24

prigione
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ROMA – “A vent’anni capita di sbagliare. Ti lanci nelle cose senza renderti conto di ciò che fai. Ma mio figlio non è un estremista, è un ragazzo dolce che neanche da bambino sapeva essere violento coi compagni. Ora rischia una condanna a 12 anni. Gli stanno rovinando la vita”. Yulia Dudnikova è la mamma di Yegor Dudnikov e all’agenzia Dire racconta la storia di suo figlio, 20 anni, da tre mesi rinchiuso in un carcere della Bielorussia con l’accusa di aver “organizzato azioni volte a destabilizzare l’ordine pubblico”. Per la magistratura, è un reato assimilabile all’estremismo. Il ragazzo è di nazionalità russa, e la polizia lo ha arrestato il 5 maggio. Poi, dopo aver perquisito il suo appartamento, ha trovato un microfono e attrezzature per il doppiaggio, e così la detenzione preventiva è stata confermata.

“Yegor è a Minsk da settembre 2019- dice la mamma- ha deciso di seguire la sua fidanzata, lavorava come cuoco. Sin da adolescente ha la passione del doppiaggio, si diverte coi cartoni animati”. Secondo Yulia, gli inquirenti sono convinti che suo figlio abbia collaborato con qualche gruppo anti-governativo, montando o doppiando i video delle proteste o della repressione che vengono diffusi dai media attivisti all’estero per attirare l’attenzione della comunità internazionale. “A casa sua però- aggiunge la mamma- non hanno trovato nessun materiale di questo tipo. Non hanno prove in realtà”. Yegor Dudnikov sarebbe così tra i 610 detenuti politici attualmente nelle celle bielorusse, un dato che viene aggiornato quotidianamente dalla principale organizzazione per i diritti umani del Paese, Viasna. L’intervista arriva alla vigilia del primo anniversario dall’inizio delle proteste anti-governative.

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Quella sera del 9 agosto 2020, una volta chiusi i seggi, le autorità comunicarono la vittoria del presidente Aleksandr Lukashenko, al potere dal 1992. Migliaia di persone però si opposero e scesero in piazza per protestare, a Minsk e in altre città, convinte che quel risultato fosse frutto di brogli e che a vincere sia stata Svetlana Tikhanovskaya, che solo dal maggio precedente aveva deciso di correre per la presidenza dopo che il marito e candidato Sergei Tikhanovsky, era stato arrestato. Sempre secondo Viasna, più di 33.000 dissidenti e manifestanti sono stati arrestati da allora, oltre 50 le associazioni chiuse, e anche i media stanno subendo arresti, chiusure e persecuzioni.


La madre di Yegor Dudnikov continua riferendo di condizioni carcerarie terribili: “È in cella con almeno una dozzina di persone che hanno generalmente problemi di salute gravi, come l’epatite o l’Aids, e lui ha paura di restare contagiato”. La doccia, sempre fredda, è prevista una volta alla settimana, come l’ora d’aria. Il cibo poi non è buono e per giunta, verrebbe servito in stoviglie sporche. “La cosa che più gli sta pesando psicologicamente- denuncia Yulia- è che non gli consegnano le nostre lettere”.

Yulia assicura che lei, gli amici e la ragazza di Dudnikov gli scrivono di continuo, ma come lui stesso ha riferito al suo avvocato – che ha diritto di incontrarlo una volta a settimana – non gli viene recapitata. E l’assistenza non è buona: “Dopo l’arresto- prosegue la mamma- ha avuto problemi fisici e a dormire, perché dopo l’arresto lo hanno picchiato forte ma il medico lo ha visitato dopo vari giorni mentre il colloquio con lo psicologo è arrivato dopo due mesi. Gli ha suggerito di addormentarsi contando le pecore”. Yulia conclude lanciando un appello: “È molto importante che non si spengano i riflettori sul suo caso. Mio figlio è un bravo ragazzo, affidabile e creativo. L’ambasciata russa ci sta aiutando ma non abbiamo idea di cosa ci aspetterà in futuro”.

Tra i principali alleati di Lukashenko, gli analisti indicano il presidente russo Vladimir Putin, che a metà luglio ha ricevuto per la quarta volta quest’anno a Mosca il presidente bielorusso. L’Unione europea ha invece imposto sanzioni economiche sul paese, accusando Minsk di “gravi violazioni dei diritti umani”.

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