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Sea-Eye denuncia il ministero dei Trasporti per il fermo della nave

"Illegale bloccare la Alan Kurdi, salvare è obbligo giuridico"

Pubblicato:07-08-2020 07:29
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 19:44

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ROMA – L’ong Sea-Eye ha deciso di citare in giudizio il ministero delle Infrastrutture e trasporti italiano e l’autorità portuale di Palermo, per aver violato il diritto internazionale del mare in relazione al fermo amministrativo della nave Alan Kurdi disposto il 5 maggio scorso. Come spiega l’organizzazione sul proprio sito web, la nave Alan Kurdi della Sea-Eye è stata sequestrata e bloccata al porto di Palermo per oltre sette settimane, dopo che gli ispettori della Guardia Costiera hanno stabilito che la nave presentava “gravi carenze nella sicurezza e nella tutela ambientale”.

La nave era entrata nelle acque italiane dopo aver tratto in salvo nei giorni precedenti 150 migranti alla deriva nel Mediterraneo. Una disposizione che, come ricorda Sea-Eye, ha colpito in seguito anche la ‘Sea-Watch 3’, la ‘Ocean Viking’ di Sos Mediterranee, nonché la ‘Aita Mari’ di Salvamento Maritimo Humanitario, per motivi analoghi. Per questa ragione, Sea-Eye ha deciso di intentare una causa legale, come ha spiegato Gorden Isler, presidente di Sea-Eye: “A nostro avviso, la decisione presa dalle autorità italiane è da considerarsi illegale e crea incertezze giuridiche che mirano a impedire ulteriori operazioni da parte della Alan Kurdi. Il salvataggio in mare è un obbligo ai sensi del diritto internazionale“. 

Come ricorda Sea-Eye, la guardia costiera italiana ha contestato il fatto che la nave della Ong non disponesse di sistemi sanitari e fognari sufficienti e che non avesse i certificati di sicurezza per condurre regolari operazioni di salvataggio che coinvolgessero così tante persone, da sbarcare poi in un porto italiano “in sicurezza e in conformità con le normative ambientali vigenti”.


Stando a Sea-Eye, l’autorità responsabile del registro navale (BG Verkehr), e che risponde direttamente al ministero dei Trasporti tedesco, ha tuttavia confermato che la ‘Alan Kurdi’ disponeva di quei certificati e che stava rispettando gli standard. Per quanto riguarda l’elevato numero di persone a bordo, si legge ancora, l’ong ricorda che nel momento in cui si effettua un soccorso d’emergenza, prevale il diritto internazionale che dà priorità al salvataggio della vita umana su qualsiasi altra normativa. L’ong ha confermato tale posizione attraverso il parere legale ottenuto da un team di esperti di diritto marittimo dell’Università di Amburgo. Tale parere, tradotto da avvocati italiani, è stato allegato alla denuncia depositata presso il tribunale amministrativo di Palermo. A causa del fermo amministrativo, l”Alan Kurdi’ è stata così costretta ad annullare tre missioni di salvataggio.

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