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Cyberbullismo, l’allarme del Corecom Campania: “Il 68% dei giovani è stato vittima o testimone”

Il Comitato regionale per le comunicazioni della Campania lancia una campagna di prevenzione rivolta ai minori: "Non bisogna chiudersi in se stessi ma parlarne e denunciare"

Pubblicato:07-07-2021 19:24
Ultimo aggiornamento:07-07-2021 19:24
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NAPOLI – “Possiamo dire che il 2020, complice l’emergenza pandemica Covid-19 che ha determinato lo stravolgimento delle regole di convivenza per ciascuno di noi, è stato l’annus horribilis per ciò che riguarda l’incremento dei fenomeni del bullismo e del cyberbullismo in tutta Italia. Abbiamo registrato l’aumento di tutte le fattispecie legate a questi fenomeni. Il 68% degli adolescenti è stato testimone diretto o indiretto di casi di cyberbullismo. Fenomeni come la pedopornografia, sextortion, i furti di identità digitale sono aumentati del 77%. Più di un campanello d’allarme nei confronti del quale il Corecom Campania ha scelto ancora una volta di intervenire con una campagna capillare di prevenzione. Incontrando i ragazzi negli oratori e nei centri estivi per offrire loro strumenti preziosi di conoscenza del fenomeno e di come comportarsi di fronte all’emergenza”. A dichiararlo Domenico Falco, presidente del Comitato regionale per le comunicazioni della Campania, nel rivolgersi ai ragazzi dell’oratorio Madri Canossiane di Avella (Avellino), coordinati da madre Ketty Marsico e madre Agnese Tulino.


L’impegno del Consiglio regionale della Campania è stato confermato, a margine dell’incontro, da parte di Gennaro Oliviero, presidente dell’assemblea che ha sede al Centro Direzionale di Napoli: “Siamo in prima linea per fronteggiare il fenomeno dilagante del bullismo e del cyberbullismo nella nostra regione. Abbiamo deciso di rilanciare la campagna @scuolasenzabulli per essere al fianco dei nostri giovani nell’affrontare questa difficile battaglia. Vogliamo essere un elemento di facilitazione – ha ribadito Oliviero – per la creazione di una rete sociale che coinvolga studenti, le loro famiglie, gli insegnanti, le istituzioni locali, i professionisti e le forze dell’ordine per dare il necessario supporto alle vittime ma anche ai violenti affinché riescano a svoltare in positivo le loro vite“.


Tanta la partecipazione da parte dei giovani dell’oratorio che hanno raccontato anche le loro esperienze dirette con questi fenomeni. “I ragazzi – hanno ammonito madre Ketty e madre Agnese, responsabili del campus dell’oratorio – devono imparare a rispettare tutti, soprattutto i più deboli. Quelli che hanno difficoltà maggiore a inserirsi nella società. Devono sapere che di fronte a questi fenomeni non bisogna chiudersi in se stessi. Nessuno, vittima o carnefice che sia, deve rimanere da solo. Piuttosto deve imparare ad affrontare la situazione parlandone in famiglia, con gli insegnanti e con tutti coloro che possono offrire la possibilità di uscire dal tunnel”.



Coinvolgere le famiglie è il suggerimento anche di Ivana Nasti, direttrice del Servizio ispettivo Agcom: “Bullismo e cyberbullismo sono tra le minacce più temute dagli adolescenti. Una minaccia seria per la salute fisica e psichica che coinvolge un giovane ogni tre. Con la pandemia abbiamo assistito a un aumento esponenziale dei casi di diffusione di foto e commenti a sfondo sessuale, trolling e casi di veri e propri ricatti on line. È importante agire con l’attività di prevenzione coinvolgendo le famiglie sulla pericolosità del fenomeno e sulla necessità di avere gli strumenti adatti e le conoscenze giuste per affrontarlo”.


Il supporto dei professionisti esperti della materia è un valido alleato per riconoscere il pericolo e comportarsi di conseguenza. Secondo Monica Terlizzi, psicologa e psicoterapeuta, “ascoltare le parole dei ragazzi è fondamentale. Dobbiamo imparare ad ascoltare di più. In particolare in questo periodo post pandemico. La società si basa sempre di più sulle performance, sulla necessità di essere i primi in tutto, con influencer che si inseriscono nelle nostre vite, senza averne la minima conoscenza, condizionandole. I genitori devono essere gli influencer dei figli. Insegnando loro a tollerare le frustrazioni e trasmettendo concetti chiari: siamo tutti fallibili e una società che si basa sull’isolamento non porterà nulla di buono“.


Sulla stessa lunghezza d’onda Sergio Mantile, sociologo Ans Campania: “Bisogna elevare il livello del contrasto del fenomeno senza mai sottovalutare le segnalazioni degli alunni. Servono risposte istituzionali forti. Spesso i ragazzi hanno vergogna a denunciare e questo elemento va superato dando loro la certezza che le azioni di denuncia che pongono in essere non sono inutili ma portano delle conseguenze. Il ruolo della famiglia è fondamentale. I giovani si trovano spesso stritolati tra richieste di performance ottimali e comportamenti aggressivi dei familiari stessi. Famiglie che aggrediscono i docenti ad esempio per un buon voto. Questi esempi negativi hanno un’influenza nefasta che può generare comportamenti aggressivi nei confronti di terzi come unico sistema conosciuto di relazione”.


L’avvocata Rossella Pollioso ha poi messo in guardia i ragazzi sulle conseguenze che i comportamenti “da bullo o cyberbullo” possono avere su chi li pone in essere: “Il cyberbullismo è un reato a tutti gli effetti. Chi compie atti del genere può essere accusato di persecuzione, minacce, ricatto, tutte fattispecie che possono avere conseguenze gravi dal punto di vista penale. È possibile trovarsi di fronte a un giudice del Tribunale dei Minori che potrà disporre, a seconda della gravità del caso di specie, anche misure restrittive della libertà. Oppure si può essere convocati insieme ai genitori di fronte a un questore della polizia di Stato per ricevere un ammonimento. Bisogna essere pienamente coscienti di quello che si pone in essere quando diffondiamo video on line oppure offendiamo e dileggiamo un coetaneo sul web. Non si tratta – conclude Pollioso – di uno scherzo o di una cosa divertente bensì di comportamenti che possono pregiudicare il futuro della loro vita”.

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