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La vertigine di Damien Hirst alla Galleria Borghese

'Archaeology now', la mostra evento di Damien Hirst alla Galleria Borghese, apre al pubblico l'8 giugno e sarà visitabile fino al 7 novembre

Pubblicato:07-06-2021 17:56
Ultimo aggiornamento:08-06-2021 11:48

ARCHAEOLOGY NOW_Damien Hirst_Galleria Borghese
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ROMA – Paolina Borghese guarda i ‘Cinque nudi dall’Antica Grecia’ scolpiti in marmo rosa. Alle sue spalle, altri cinque corpi femminili, identici, ma in bronzo. Giuditta con la testa di Oloferne, capolavoro di Giovanni Baglione, è osservata dalle teste mozzate di una Medusa ora malachite, ora argento e oro. Il cerbero in marmo che sorveglia dal basso il Ratto di Proserpina viene doppiato da altri due esemplari in bronzo e marmo di Carrara. È una vertigine ‘Archaeology now’, la mostra evento di Damien Hirst alla Galleria Borghese che aprirà al pubblico da domani e sarà visitabile fino al 7 novembre. Ottanta opere della serie ‘Treasures from the Wreck of the Unbelievable’ – la grande esposizione che nel 2017 invase Palazzo Grassi e Punta della Dogana a Venezia – sono esposte in tutte le sale del museo romano in rapporto continuo con la collezione, in un susseguirsi di sculture imponenti e di piccole dimensioni, tutte realizzate a mano con materiali come bronzo, marmo di Carrara e Malachite.

I coralli, i cristalli di rocca e le pietre dure che Hirst usa per impreziosire le sue opere giocano con i colori dei mosaici e degli stucchi che adornano la Galleria, tanto da creare talvolta una caccia al tesoro contemporaneo, quello di Hirst, che nei prossimi mesi alloggerà tra i capolavori della statuaria classica, della pittura italiana del Rinascimento e delle più celebri sculture di Bernini e Canova. Altre volte, invece, le sue opere irrompono nella scena in cerca di stupore. Accade per esempio nel salone d’ingresso, dove la grande Tuffatrice in bronzo svetta tra le statue romane, sovrastando anche altre due grandi opere dell’artista inglese: il ‘Minotauro’ in granito nero intento a sbranare una giovane donna e un grande piede sovrastato da un roditore, che Hirst nei suoi continui rimandi a una mitologia a metà tra il reale e il fantastico ha chiamato ‘Frammenti di un Apollo’. La sua ‘Archaeology now’ è infatti un rimando al mondo antico che continuamente passa da un piano reale a uno più suggestivo. Ma se a Venezia questa narrazione era il filo conduttore dell’esposizione, alla Galleria Borghese “non serve più”, ha spiegato Anna Coliva, già direttrice del Museo e insieme a Mario Codognato curatrice della mostra realizzata con il supporto di Prada. “A Venezia quello che colpiva di più insieme alle opere era la narrazione, che insieme all’immagine sono il pilastro su cui la contemporaneità si muove. Qui non c’è niente di tutto questo, la narrazione non serve più, le opere emergono per la loro bellezza, la loro forza, l’esecuzione e i materiali. Non c’è bisogno di creare una fantastoria, qui il mito è creato. La sintesi di queste opere è la creazione del mito“. Tanto che a tratti le opere di Hirst sembrano essere create appositamente per la Galleria. “E’ straordinario- ha detto ancora Coliva- quando ho immaginato questa mostra ho pensato profondamente che era fatta per questo luogo. Se alcune di queste opere restassero qui, verrebbero assorbite nella collezione. Sicuramente, Scipione Borghese qualcuna l’avrebbe presa“.



ARCHAEOLOGY NOW_Damien Hirst_Galleria Borghese

Forse la scelta del Cardinale sarebbe caduta sui ‘Figli di un re deceduto’, scultura in granito nero che oggi circonda l’Apollo e Dafne di Bernini insieme alla ‘Coppia di schiavi destinati all’esecuzione’ in bronzo dipinto. O anche il prezioso busto di ‘Faraone non identificato’ in granito blu e agata bianca. O ancora, la serie di Ermafroditi che fanno compagnia alle antiche statue romane della collezione o anche i ‘Cinque amici’, tra le opere più famose e colorate di Hirst. “Non si tratta di dialogo, ma di tensione. Queste opere daranno la possibilità di leggere, ancora una volta, le infinite possibilità delle opere d’arte antiche di sopravvivere al loro destino di documento storico per essere continuamente guardate, interrogate e rielaborate. Il nostro pubblico è chiamato a fare parte di un percorso che oltrepassa le epoche, che tocca le corde dell’emozione”, ha detto Francesca Cappelletti, direttrice della Galleria Borghese che oggi insieme ai curatori ha accolto il ministro della Cultura, Dario Franceschini. “L’arte contemporanea di Hirst a Galleria Borghese è veramente una grande idea e una grande innovazione- ha detto il ministro- è una prova di ciò che succederà nei prossimi mesi. Credo che sia un altro simbolo della ripartenza”.

Sensazionale nella sua grandezza, chiude la mostra la scultura colossale ‘Hydra e Kali’, allestita nello spazio esterno del Giardino Segreto dell’Uccelliera, mentre al secondo piano della Galleria trova spazio anche Colour Space, una serie di dipinti dell’artista in Italia per la prima volta.

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