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Milanese: “Serve strategia nazionale su assistenza domiciliare”

Le riflessioni del presidente di Osa e di Federazionesanità su 'Vita'

Pubblicato:07-06-2017 09:16
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:18

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Giuseppe MilaneseROMA –  Cala la spesa pubblica e sale quella privata e, per questo, sempre più italiani rinunciano a curarsi. Secondo i dati contenuti nell’ultimo Rapporto Oasi, diffuso dall’Università Bocconi, ormai al Sud si vive tre anni in meno rispetto al Nord. E allora solo un modello low profit e cooperativo è in grado di garantire una sanità non selettiva.

Sono i temi affrontati nel Bookazine di Vita “La sanità non è uguale per tutti”, in distribuzione in questi giorni. Tre capitoli in cui si fa il punto sul ruolo del non profit, sull’universalismo possibile delle cure e soprattutto si traccia un nuovo modello capace di invertire la rotta e di rispondere realmente ai bisogni dei cittadini.

Tra gli esperti del settore che hanno portato il loro contributo in questo numero c’è anche il presidente di FederazioneSanità e di Osa, Giuseppe Milanese. “Occorre smettere di parlare solo di spesa sanitaria e incominciare ad analizzare come sono impiegate le risorse– sottolinea il presidente Milanese nel capitolo 1 del magazine-. Nel 2015 l’Italia per la prima volta ha raggiunto un equilibrio di bilancio e un avanzo di 346 milioni, pari allo 0,3% delle risorse correnti”.


E da qui bisogna ripartire per progettare “un nuovo sistema”. Un nuovo format di assistenza che tenga conto, tra gli altri aspetti, dell’invecchiamento della popolazione e dell’aumento delle malattie croniche. In questo scenario, un ruolo importante è rivestito dall’assistenza domiciliare integrata (Adi). “Sull’assistenza domiciliare integrata- nota ancora Milanese- manca una strategia nazionale, ogni centrale di spesa territoriale applica regole e criteri qualitativi propri. L’obiettivo è arrivare a una continuità con le cure ospedaliere per ottenere qualità e minore spesa, sulla scia di quanto avviene in altri Paesi come Canada e Olanda”.

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