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Terrorismo, indagata donna a Brescia. Espulso il marito

Gli elementi raccolti dagli agenti della Digos hanno evidenziato il concreto rischio di una prossima partenza della coppia per la Siria

Pubblicato:07-06-2016 08:33
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 22:50

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ROMA – E’ stata indagata a Brescia una donna italiana di 30 anni per il reato di arruolamento con finalità di terrorismo. Espulso il marito, un cittadino tunisino. I due, sposati dal 2010 con rito islamico e dallo scorso anno con rito civile, erano probabilmente in procinto di partire per la Siria. Lei in particolare, convertita all’Islam e solita indossare il velo integrale, aveva manifestato sui social network un forte desiderio di martirio in nome di Allah.

La Polizia di Stato di Brescia ha condotto un’articolata attività di indagine sul fenomeno del convertitismo di giovani donne italiane, collegato alle unioni con soggetti pervasi da fanatismo religioso e simpatizzanti del Daesh.


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Le investigazioni della Digos di Brescia e della Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione della Polizia di Stato hanno coinvolto una cittadina italiana, di 30 anni e il marito cittadino tunisino in attesa di rilascio di permesso di soggiorno. La donna indagata per il reato di arruolamento con finalità di terrorismo è stata sottoposta a perquisizione personale e domiciliare. Il cittadino tunisino è stato espulso dal territorio nazionale con provvedimento del ministro dell’Interno. Gli elementi raccolti dagli agenti della Digos hanno evidenziato il concreto rischio di una prossima partenza della coppia per la Siria.

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L’attività investigativa della Polizia di Stato ha permesso di riscontrare il percorso di radicalizzazione condotto dalla donna con il supporto del marito. I poliziotti della Digos di Brescia e della Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione hanno riscontrato come la donna abbia manifestato segni della sua estremizzazione, iniziando ad indossare il niqab completo ed uscendo raramente solo per incontrare il marito. Quest’ultimo dall’inizio di quest’anno non frequentava più l’abitazione di famiglia, circostanza documentata da mirati servizi di osservazione e pedinamento. Le evidenze investigative acquisite, attraverso il monitoraggio dei profili Facebook in uso ai due soggetti, hanno permesso di enucleare forme di esaltazione del Daesh e di propensione al martirio da parte di entrambi. Sulla propria bacheca Facebook – utilizzata per comunicare con il coniuge – P.S scriveva – dopo essere mostrata con il niqab integrale di colore nero – “Io vivo qui solo con il mio corpo invece la mia anima e il mio pensiero sono in un posto molto lontano…” – “Oh Allah ti chiedo una morte nel tuo sentiero, e Ti chiedo una morte nel paese del tuo profeta… Il Paradiso il Paradiso il Paradiso giuro che non ce la faccio ad aspettare…”, ed ancora “…Che Allah ti conceda Shahada (martirio) e un posto nel paradiso”, esternazioni alle quali il marito apponeva il proprio consenso, oltre a ad espliciti riferimenti della donna al jihad “…Dio dai la tua gloria ai Mujahedin sul tuo sentiero e falli vincitori sulla terra…”.

Nel dicembre 2015 la coppia, senza figli, ha contratto matrimonio civile, dopo che nel 2010 i due si erano sposati con rito islamico. Nel corso dell’operazione sono stati sequestrati vari supporti informatici – su cui è in corso ulteriore attività di indagine – ed i documenti validi per l’espatrio intestati alla ragazza e che la stessa avrebbe potuto utilizzare per raggiungere il sedicente “Stato Islamico”.

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