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Coronavirus, la lettera di un manager: “La crisi può darci un assist”

Più capacità sul lavoro a distanza, miglior gestione dei tempi, creatività: il presidente di Federmanager Bologna-Ferrara-Ravenna pensa che la crisi portata dal coronavirus possa avere anche un lato positivo

Pubblicato:07-05-2020 17:09
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 18:16
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BOLOGNA –  Cosa ci lascerà la crisi del coronavirus? Che effetti avrà sul mondo del lavoro, oltre a quelli dirompenti e negativi che tutti temiamo nell’immediato? A lungo termine è possibile che l’eredità di questo periodo porti anche qualche vantaggio? 

C’è chi, da manager, ne è convinto. Si tratta di Andrea Molza, presidente Federmanager Bologna- Ferrara- Ravenna. La sua, a conti fatti, è una visione positiva e di prospettiva.

Buttato nel lockdown e costretto come tutti a inventarsi un ufficio casalingo, Monza in questa lunga lettera (un contributo di riflessione che gli aveva chiesto il presidente di Assoproprietari Bologna, Tonino Veronesi) racconta di come ha vissuto e sta vivendo la situazione e guarda al futuro con fiducia e positività. La lettera, che pubblichiamo integralmente, si intitola “Il futuro che il Covid 19 ci sta prospettando“.


“Quando l’amico Tonino mi ha chiesto di scrivere il mio pensiero sull’evoluzione del mercato del lavoro e segnatamente dei Manager, categoria che rappresento a Bologna, Ferrara e Ravenna, pensavo di avere le idee abbastanza chiare. Un pensiero che, più o meno fluido, partiva dagli aspetti positivi e negativi del recente passato e proiettava sul futuro una visione che dagli aspetti positivi prendesse le premesse e si focalizzasse su come migliorarli ulteriormente.

La pandemia mi ha fatto azzerare il tutto e ripartire; elaborare qualcosa di originale e che non risulti scontato mi spaventa un po’. Tuttavia, in considerazione della promessa fatta, ci proverò: parto con una riflessione più operativa.

Dopo le prime due settimane, in cui mi sentivo quasi in colpa a non andare in ufficio a lavorare, ma anche in colpa quando ci andavo (pur avendo una delle mie società un codice Ateco ammesso), ho reagito: mi sono fatto installare una connessione Internet potente ed ho cominciato a fare riunioni e conferenze attraverso piattaforme gratuite. Ho scoperto che se ci si mette un po’ di impegno, senza delegare ad un assistente che “non c’è”, si impara in fretta.
Questa forma di “clausura” mi ha ridato (come suppongo a tanti) nuove sicurezze sulla capacità di agire sulla rete, riallineandoci con quelle competenze operative che da tempo avevamo delegato.

Siamo tornati più flessibili ed efficaci su molti aspetti della comunicazione a distanza. Questo per il futuro sarà un vantaggio, che per quanto mi riguarda mi permetterà per esempio di arrivare a casa prima, farmi una passeggiata, e riprendere con una riunione alle 19.30 -cosa che prima facevo restando però in ufficio e saltando la passeggiata-. Questo, che è il vero smart working e non telelavoro, è arrivato in una situazione di emergenza ma dovrà restare anche nella normalità.

Non ci priverà dell’aspetto relazionale, che rimane fondamentale nel lavoro come nelle relazioni amicali, ma ci permetterà di produrre meglio salvaguardando una maggior sostenibilità. Muoversi meno in macchina, avere uffici multiutente, mixare la sede aziendale con altri hub più vicini, sono tutte soluzioni che possono fare un gran bene ad aziende e dipendenti, se si converge su una gestione per obiettivi condivisi e misurabili.

Ora mi spingo oltre, parlando del mercato del lavoro che conosco, quello dei manager, che in fondo non è tanto diverso da quello degli altri impiegati. L’oggi è stato molto duro e senza regole; quella che per gli altri è stata cassa integrazione per noi è stata riduzione di stipendi (quasi sempre condivisa) e tutti abbiamo capito la gravità della situazione. La preoccupazione di non avere linee guida chiare e “incontestabili” a cui riferirci ci ha reso più aperti al confronto con i colleghi, dentro e fuori l’azienda, e molto si è operato con quell’unità e orgoglio della “guerra sul Piave” dove i problemi di parte si lasciarono a casa e si combattè per difendere il Paese. In quel caso si vinse: oggi sono propenso a pensare che succederà ancora, perché noi Italiani alla regola imposta ci allineiamo solo se risponde al “perché” e non al “chi”, e questo è dimostrazione di pensiero creativo e libero che anticipa e disegna prima di altri i futuri scenari.

Anche questa volta la crisi può darci un assist: se la politica sarà in grado di capirlo e di sburocratizzare quello che ci ha frenato negli ultimi decenni frustrando la nostra creatività e il nostro spirito libero ricominceremo a fare impresa , quella “vera”; poco importa se piccola o grande, importa che sia basata su idee che nascono dal basso, da chi – vivendo l’azienda – immagina un altro modo di fare le cose adeguato ai nuovi imput che vengono dalla vita vera, che chiede sostenibilità e futuro. Passeremo da filiera lunga a filiera corta, da velocità elevata a giusta velocità ma con facile manutenzione, riporteremo la digitalizzazione al servizio delle idee e non il contrario.

In questo scenario il manager con l’m minuscola ma con l’Etica maiuscola riprenderà il suo ruolo, e la Finanza tornerà anch’essa a supportare e non a guidare. Questo mi auguro e su questo mi impegnerò”.

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