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L’Istat e l’economia italiana: crollano le vendite al dettaglio, ancora ferme 800mila imprese

L'Istat fotografa gli effetti del coronavirus sull'economia italiana

Pubblicato:07-05-2020 10:41
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 18:16
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sciopero industria metalmeccanica
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ROMA – L’impatto del COVID-19 sull’economia italiana e’ profondo ed esteso. La stima preliminare del Pil riferita al primo trimestre ha fornito una prima quantificazione degli effetti della crisi sull’economia: la caduta dell’attivita’ economica rispetto al trimestre precedente e’ stata pari al 4,7% mentre la variazione acquisita per il 2020 e’ del -4,9%. Lo rileva l’Istat nella nota mensile.

A marzo, le misure di contenimento dell’epidemia in Italia e nei principali paesi partner commerciali hanno avuto effetti negativi sugli scambi con l’estero del Paese. Le vendite al dettaglio hanno registrato un crollo per i beni non alimentari, in presenza di un deciso aumento del commercio elettronico.

Gli impatti dell’emergenza sanitaria sui prezzi vedono prevalere al momento gli effetti deflazionistici legati al contenimento della domanda. Frenata dai ribassi degli energetici, l’inflazione in Italia e’ risultata nulla, riducendo tuttavia il differenziale negativo con l’area dell’euro.


Nel corso del mese di aprile, l’indice del social mood sull’economia ha mostrato un ulteriore peggioramento delle percezioni giornaliere sull’andamento dell’economia, con marginali segnali di inversione di tendenza a fine mese.

ANCORA SOSPESE D’AUTORITÀ 800 MILA IMPRESE

Dal 4 maggio i provvedimenti governativi hanno riaperto numerose attivita’: le imprese appartenenti alle attivita’ sospese d’autorita’ sono ora circa 800mila (il 19,1% del totale, rispetto a poco meno del 48% precedente), con un peso occupazionale del 15,7% (era circa il 43%) sul complesso dei settori dell’industria e dei servizi di mercato (escluso il settore finanziario).

Le imprese attive nei settori sospesi sono concentrate esclusivamente nel terziario, realizzano il 6,9% del fatturato e l’8,2% del valore aggiunto del totale delle imprese industriali e dei servizi.

VENDITE DETTAGLIO -20,5% A MARZO, -18,4% SU ANNO

A marzo 2020 si stimano, per le vendite al dettaglio, flessioni rispetto a febbraio pari al 20,5% in valore ed al 21,3% in volume. A determinare l’eccezionale calo sono le vendite dei beni non alimentari, che diminuiscono del 36% in valore e del 36,5% in volume, mentre quelle dei beni alimentari sono stazionarie in valore e in lieve diminuzione in volume (-0,4%).

Nel primo trimestre del 2020, le vendite al dettaglio registrano un calo del 5,8% in valore e del 5,9% in volume rispetto al trimestre precedente. Diminuiscono le vendite dei beni non alimentari (-11,6% in valore e -11,5% in volume), mentre le vendite dei beni alimentari registrano variazioni positive (rispettivamente, +2,0% in valore e +1,9% in volume).

Su base tendenziale, a marzo, si registra una diminuzione delle vendite del 18,4% in valore e del 19,5% in volume. Anche in questo caso sono le vendite dei beni non alimentari a registrare un calo (-36,0% in valore e in volume), mentre risultano in crescita quelle dei beni alimentari (+3,5% in valore e +2,1% in volume).

Per quanto riguarda i beni non alimentari, si registrano variazioni tendenziali negative per tutti i gruppi di prodotti. Le diminuzioni maggiori riguardano Abbigliamento e pellicceria (-57,1%), Giochi, giocattoli, sport e campeggio (-54,2%) e Calzature, articoli in cuoio e da viaggio (-54,1%), mentre il calo minore si registra per i prodotti farmaceutici (-6,3%). Rispetto a marzo 2019, il valore delle vendite al dettaglio diminuisce del 9,3% per la grande distribuzione e del 28,2% per le imprese operanti su piccole superfici.

Le vendite al di fuori dei negozi calano del 37,9% mentre e’ in crescita sostenuta il commercio elettronico (+20,7%). Nel corso della fase di rilevazione dei dati vi e’ stata una contenuta riduzione del tasso di risposta delle imprese, conseguente all’emergenza sanitaria in corso.

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