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Stefano Cucchi, al processo depistaggi condannati gli otto carabinieri

Le accuse vanno, a vario titolo, dal falso al favoreggiamento fino all'omessa denuncia e alla calunnia. La condanna più pesante per il generale Alessandro Casarsa (cinque anni)

Pubblicato:07-04-2022 20:54
Ultimo aggiornamento:07-04-2022 20:55
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stefano cucchi
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ROMA – Dopo la sentenza definitiva del processo per l’omicidio di Stefano Cucchi, con la condanna di due carabinieri per omicidio preterintenzionale, arriva anche quella di primo grado nel processo sui depistaggi seguiti all’arresto e al pestaggio del geometra morto a 31 anni il 22 ottobre 2009 a Roma. Cinque anni per il generale Alessandro Casarsa, all’epoca dei fatti comandante del Gruppo Roma. Quattro anni per il colonnello Francesco Cavallo e per l’ex comandante della compagnia di Montesacro, Luciano Soligo. Due anni e sei mesi per il carabiniere Luca De Cianni.

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Condannati anche l’allora comandante della quarta sezione del Nucleo Investigativo, Tiziano Testarmata, Francesco Di Sano, il carabiniere scelto che prestava servizio alla stazione dei carabinieri Tor Sapienza, e Lorenzo Sabatino: la sentenza è di un anno e 9 mesi per il primo e di un un anno e 3 mesi per gli altri due. Un anno e nove mesi per Massimiliano Colombo Labriola, luogotenente ed ex comandante della stazione di Tor Sapienza. Sono le condanne emesse nell’aula bunker di Rebibbia, dove oggi è arrivata la sentenza nel processo sui depistaggi seguiti al pestaggio e alla morte di Stefano Cucchi, il geometra romano arrestato il 15 ottobre del 2009 e deceduto sette giorni dopo all’ospedale Sandro Pertini.


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Le accuse contestate agli otto Carabinieri, a vario titolo e a seconda delle posizioni, vanno dal falso al favoreggiamento fino all’omessa denuncia e alla calunnia. “La sentenza odierna del processo che ha visto imputati otto militari per vicende connesse con la gestione di accertamenti nell’ambito del procedimento ‘Cucchi-ter’, riacuisce il profondo dolore dell’Arma per la perdita di una giovane vita. Ai familiari rinnoviamo – ancora una volta – tutta la nostra vicinanza. La sentenza, seppur di primo grado, accerta condotte lontane dai Valori e dai principi dell’Arma”, scrive in una nota il Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri.

“L’amarezza è amplificata anche dal vissuto professionale e personale dei militari condannati Nei loro confronti sono stati, da tempo, adottati trasferimenti da posizioni di Comando a incarichi burocratici – sottolinea l’Arma – e non appena la sentenza sarà irrevocabile, verranno sollecitamente definiti i procedimenti amministrativi e disciplinari conseguenti. In linea con le affermazioni del Pubblico Ministero nel corso del dibattimento, il quale ha evidenziato come il processo non fosse ‘a carico dell’Arma’ – costituitasi peraltro parte civile – si ribadisce il fermo e assoluto impegno ad agire sempre e comunque con rigore e trasparenza, anche e soprattutto nei confronti dei propri appartenenti”.

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