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Amato: “La Costituzione implica che l’Italia possa trovarsi in guerra”

Il presidente della Corte Costituzionale: "Non siamo la maestrina del Parlamento, non diamo moniti. Sui figli delle coppie gay tocca alla politica"

Pubblicato:07-04-2022 16:32
Ultimo aggiornamento:09-04-2022 18:42

giuliano_amato
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ROMA – Nel dibattito sul “ripudio della guerra” in Costituzione “va ricordato”, oltre agli articoli 11 e 52, “l’articolo 78 che dice che il Parlamento delibera lo stato di guerra e conferisce al Governo i poteri necessari. Ciò implica inesorabilmente che l’Italia possa trovarsi in guerra, altrimenti non vi sarebbe ragione che questo articolo si trovi in Costituzione”. Lo precisa il presidente della Corte costituzionale Giuliano Amato, in conferenza stampa.

Il presidente della Consulta domanda: “E se a essere aggredita non è l’Italia ma un altro Paese, l’Italia può partecipare o contribuire alla difesa?”. Amato offre anche la risposta: “Sottolineo che se all’Italia non fosse consentito per Costituzione di partecipare alla difesa di Paesi terzi aggrediti sarebbero illegittimi per l’Italia sia l’articolo 5 del trattato Nato sia l’articolo 42 dell’Unione europea che dice che qualora uno Stato membro subisca un’aggressione sul suo territorio gli altri Stati membri sono tenuti a prestare assistenza con tutti i mezzi in loro possesso, in conformità all’articolo 51 della Carta dell’Onu, che configura come diritto naturale di autotutela quello di uno Stato di difendersi da un attacco armato”.


Questi trattati internazionali, riassume Amato, “implicano un obbligo degli Stati membri che un’interpretazione restrittiva di quei tre articoli” della Costituzione italiana “renderebbe illegittimi”.

“PREOCCUPAZIONE PER LA TENUTA DEGLI ORDINAMENTI EUROPEI”

Nella sua relazione annuale, Amato osserva: “Meno incoraggiante è la situazione generale intorno a noi, che comporta tante tragiche conseguenze e getta non poche preoccupazioni sull’avvenire, anche per la tenuta degli ordinamenti costituzionali europei. Le ripercussioni della guerra in Ucraina investono anche le sedi e le forme di collaborazione fra le Corti. Basti pensare all’uscita della Federazione russa dal Consiglio d’Europa, con tutte le conseguenze che potrebbero venirne anche nella partecipazione della Corte costituzionale russa alle sedi rappresentative delle stesse Corti”.

“PARLAMENTO COLMI VUOTO SULLA TUTELA DEI FIGLI DELLE COPPIE GAY”

Il presidente della Corte Costituzionale entra anche nel dibattito sui diritti e le tutele dei figli di coppie omogenitoriali: “Con due sentenze, la n. 32 e la n. 33, la Corte ha dichiarato inammissibili le questioni sollevate in tema di bambini nati da maternità surrogata e di riconoscimento di figli nati da fecondazione eterologa nell’ambito di coppie omosessuali. Ma in ambo i casi – nota Amato – è stata ritenuta imprescindibile l’esigenza di tutelare l’interesse dei bambini. Il vuoto oggi esistente non può essere colmato da un intervento puntuale della Corte, che rischierebbe di generare disarmonie nel sistema complessivamente considerato”.

Colmare questo vuoto spetta quindi alla politica, come già puntualizzato in passato dalla Consulta: “Esso richiede, si è detto, un intervento del legislatore, che disciplini in modo organico la condizione dei nati nelle diverse circostanze nelle quali quella tutela è più carente“. Amato ricorda che “ci sono genitori di coppie omosessuali sposati legittimamente in altri Paesi, dove hanno legittimamente registrato un figlio, e questo figlio non può essere iscritto come tale da noi. Qui davvero il Parlamento farà bene a trovare la difficile unità d’intenti per risolvere questioni come queste”.

“NON SIAMO MAESTRINA DEL PARLAMENTO, NON DIAMO MONITI”

Infine, Amato sottolinea il ruolo della Consulta: “Noi non siamo la maestrina del Parlamento, non siamo un’autorità superiore al Parlamento, non diamo moniti ma sollecitiamo il Parlamento a intervenire. Noi interpretiamo la superiorità della Costituzione sopra le leggi. La parola ‘monito’ non mi piace, devo trovarne una per sostituirla”, conclude il presidente della Corte Costituzionale.

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