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NAPOLI – Le recenti attività investigative coordinate dalle procure molisane confermano come nel territorio, già da tempo, “le organizzazioni criminali abbiano trovato ampi spazi per creare articolazioni logistiche strumentali al riciclaggio di capitali illecitamente accumulati” sia investendo in attività commerciali e d’impresa, sia “avvalendosi di sofisticati e articolati meccanismi volti a influenzare il sistema economico e a favorire l’infiltrazione nell’economia legale”. È quanto rileva l’ultima relazione semestrale trasmessa dalla Dia al parlamento che contiene un focus sulle attività delle organizzazioni criminali in Molise.
Il territorio, rileva la Dia, non è “ancora caratterizzato da una presenza stabile e strutturata di insediamenti mafiosi”, ma continuano a rilevarsi nella regione criticità “in alcune aree, soprattutto quelle prospicienti la fascia adriatica e correnti tra le zone del Sannio e Matese” ritenute “più permeabili alle infiltrazioni criminali” per l’azione di soggetti contigui alla criminalità organizzata pugliese e campana che spesso hanno scelto il territorio molisano per stabilire “il loro domicilio come rifugio per la latitanza o per avviare attività delittuose per lo più legate a traffici di stupefacenti”.
Il Basso Molise e la provincia d’Isernia attraggono gli investimenti dei sodalizi criminali anche in misura maggiore per certi aspetti rispetto al capoluogo molisano. Particolare interesse è rivolto al settore immobiliare, alle reti della grande distribuzione commerciale, al turismo e agli stabilimenti balneari, ma anche al settore dei trasporti, delle scommesse e a quello “estremamente remunerativo” degli impianti eolici. Sono dati che confermano l’allarme lanciato già tre anni fa dal procuratore nazionale Antimafia, secondo cui il Molise stava “perdendo le caratteristiche di oasi felice” che l’avevano contraddistinta in passato e “ricomincerebbe a rappresentare un polo di attrazione per le mire espansionistiche extraregionali delle limitrofe organizzazioni delinquenziali campane e pugliesi che in maniera silente cercherebbero connivenze con pregiudicati locali anche stranieri o con rom stanziali”.
La mafia garganico-foggiana e le cointeressenze della mafia albanese si affiancano infatti alle realtà criminali legate a camorra, ‘ndrangheta, Cosa nostra e in tal modo il Molise presenterebbe, più di altre Regioni, la connotazione di essere “il punto d’incontro fra diversi interessi economici appetibili per le consorterie criminali”. Si registrano negli ultimi tempi “significative infiltrazioni in tutti i comparti maggiormente esposti al rischio di riciclaggio di denaro di provenienza illecita – si legge nella relazione della Dia – quali le attività di rivendita di auto usate, di gestione dei locali notturni e delle sale giochi o quelle connesse con il settore dell’edilizia, l’acquisizione di attività commerciali, la produzione e distribuzione di energia elettrica, gas e acqua, nonché la gestione dei rifiuti e verosimilmente la fiorente green-economy”.
In particolare, la vicinanza con la Campania favorirebbe una “più o meno silente “migrazione” in territorio molisano di pregiudicati di origine napoletana e casertana e conseguentemente una pericolosa esposizione delle province di Campobasso e Isernia all’influenza di gruppi di matrice camorristica”. Anche il perdurare dei disagi imposti dalla situazione pandemica potrebbe “agevolare forme di assistenzialismo alternativo” spingendo privati e aziende in difficoltà economica a “ricercare rapidi sostegni finanziari che hanno inevitabilmente portato i sodalizi ad acquisire il controllo di imprese ed esercizi commerciali attraverso le prevedibili condotte intimidatorie al fine di attuare il reimpiego di capitali illeciti”.
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