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VIDEO | Coronavirus, boom di consumi nell’ortofrutta, la proposta: “Nei campi gli operai delle fabbriche chiuse”

I consumi sono cresciuti, ma ora il timore è quello di non riuscire a soddisfare la domanda. La proposta di Bruni (Cso Italy): "Perchè non impiegare gli addetti delle industrie ferme?"

Pubblicato:07-04-2020 17:17
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 18:06

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REGGIO EMILIA – Nella tempesta perfetta creata dalle gelate prima e dal Covid 19 poi, la filiera ortofrutticola è riuscita per ora a soddisfare le richieste della grande distribuzione per imbandire le tavole degli italiani. Ma ora c’è il rischio che, a fronte di un aumento dei consumi di frutta e verdura (cresciuto in questo periodo del 30-40% rispetto agli anni scorsi), non si riesca a soddisfare tutta la domanda dei prodotti agroalimentari, perchè manca chi va a raccoglierli.

Una possibile risposta? Impiegare gli operai delle fabbriche chiuse. A spiegarlo alla ‘Dire’ è Paolo Bruni, presidente di Cso Italy, centro servizi nazionale con sede a Ferrara che associa 70 realtà (46 produttori, 13 di filiera e otto consorzi) e che dal 1998 assiste gli agricoltori con indagini di mercato, supporto per la partecipazione alle grandi fiere internazionali e analisi fitosanitarie per esportare i loro prodotti sui mercati esteri.


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L’AUMENTO DELLE RICHIESTE

“Anche in questo momento di emergenza per il coronavirus- spiega Bruni- la filiera ortofrutticola è fortemente impegnata a garantire ai cittadini consumatori le forniture che la grande distribuzione quotidianamente ci chiede e che paradossalmente, nonostante il momento di crisi e grande difficoltà hanno subito in taluni casi addirittura degli aumenti di richieste”. Questo perchè “le persone, stando a casa, adottano dei consumi più confacenti alla classica dieta mediterranea quella della pasta, dell’olio di oliva e della frutta e verdura, determinando un’impennata dei consumi ortofrutticoli che in tempi normali in questo periodo non si registravano cosi'”. Nella fase iniziale dell’epidemia inoltre “c’è stato anche il fenomeno dell’accaparramento, quando le persone si sono un po’ spaventate, e questo ha giustificato un aumento del 30 40% dei consumi sulla media normale del periodo”.

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LE DIFFICOLTÀ CON I MERCATI ESTERI

 Con “grande sforzo delle nostre imprese- prosegue il presidente di Cso Italy- siamo fin qui riusciti sempre o quasi a soddisfare le domande e a fare un buon lavoro”. Lo stesso non si può dire sul fronte dei mercati esteri, “dove le nostre imprese hanno registrato delle difficoltà perchè quando l’emergenza e’ scoppiata c’e’ stato un innalzamento delle barriere ed abbiamo trovato vecchie frontiere che non eravamo più abituati a vedere anche all’interno dell’Unione Europea”, e si sono registrate altre difficoltà come ad esempio che “per quello che doveva andare oltre mare non si sono trovati i container per spedirlo”. Tutte criticità, dice ancora Bruni, “che ci auguriamo si normalizzino nel tempo”.

CARENZA DI MANODOPERA E POSSIBILI SOLUZIONI

Nell’immediato invece “i problemi potrebbero venire dal fenomeno della carenza di manodopera”. Nelle “grandi campagne di raccolta dell’ortofrutta e nella lavorazione che viene fatta successivamente negli stabilimenti delle nostre aziende associate- sottolinea Bruni- circa un terzo mediamente della manodopera occupata viene storicamente, almeno negli ultimi 10 anni, da Paesi terzi e in particolare Polonia, Romania, Albania e Ucraina. Persone che nei mesi di raccolta si trasferiscono in Italia debitamente ospitati in strutture appositamente realizzate dalle imprese per farle soggiornare e lavorare in modo adeguato”. Ma con il coronavirus “queste persone non ci sono perchè sono rimaste bloccate nei loro Paesi. Non stanno arrivando e questo può generare un problema che già adesso si comincia a vedere con i prodotti di questo periodo come le fragole e gli asparagi che non si riescono a raccogliere perchè non c’è manodopera sufficiente”.

‘CORRIDOI VERDI’ E QUARANTENA PER I LAVORATORI DI PAESE TERZI

Cso Italy lo ha fatto presente alle istituzioni e il Governo si è attivato con il ministro delle Politiche Agricole Teresa Bellanova “che si è già mossa per attivare dei ‘corridoi verdi’ per far confluire questa manodopera”, ma Bruni indica anche altre strade per evitare “uno stallo o una paralisi”. La prima e’ di seguire il modello tedesco, dove contesto e problemi sono analoghi, e i lavoratori dell’est in arrivo vengono tenuti in quarantena per 15 giorni a spese dello Stato per verificare che non siano infetti, con un sussidio giornaliero a carico delle imprese che li impiegheranno come manovali.

“OK A MANDARE NEI CAMPI CHI PRENDE REDDITO CITTADINANZA”

“Un modello di questo tipo penso possa essere preso come riferimento anche in Italia”, dice Bruni. Suggestiva anche la seconda proposta lanciata dal presidente all’insegna della “solidarietà intersettoriale“. In pratica, “ora abbiamo il settore agroalimentare e ortofrutticolo che ha carenza di manodopera e ha bisogno di forza lavoro, mentre altri settori sono chiusi e non possono lavorare per il decreto sul covid-19. Qui le persone sono a casa o in cassa integrazione e purtroppo qualcuno e’ stato licenziato”. Ecco allora, afferma Bruni, “che una osmosi da questi settori fermi verso l’agricoltura che sta lavorando e ha bisogno di forza lavoro credo che sia utile a garantire lo stipendio a chi non ce l’ha più e utile all’agricoltura e quindi ai consumatori”. Bene per Bruni anche la proposta di impiegare “nei campi” i titolari di reddito di cittadinanza, “se daranno la loro disponibilità, che non sempre c’è stata”.

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Per il presidente comunque non c’è il rischio che frutta e verdura scompaiano totalmente dai bancali dei supermercati: “Non lo vedo perchè un certo numero di lavoratori italiani continua ad esserci. Ma certamente che le quantità che la produzione riesce a garantire alla distribuzione e al consumo possano essere inferiori rispetto alla domanda e’ un rischio possibile”, dice Bruni. E i prezzi? “Tra la produzione e molte catene di distribuzione, normalmente contrapposte per interessi di parte, c’è stato fin dalle prime settimane un accordo per acquistare prodotti italiani e calmierare i prezzi evitando speculazioni. Ma quando c’e’ disparità tra domanda e’ offerta i prezzi possono oscillare”. Infine, per far ripartire le imprese “la liquidità di cui si sta parlando in questi giorni è sicuramente un tema di fondamentale importanza- dice Bruni- perchè troppe cose si sono inceppate e un’asfissia finanziaria è inevitabile per le aziende”. Quindi “il decreto liquidità del Governo, se non si limita agli annunci, potrà portare una ventata di ossigeno per quelle aziende che diversamente andranno incontro a gravi difficoltà”

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