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Coronavirus, Sigo: “A rischio 8mila trattamenti Pma e perdita di 1500 nascite”

Per i massimi esperti della Giss è opportuno avviare nuovi cicli nella fase 2 Covid

Pubblicato:07-04-2020 10:29
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 18:06
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ROMA –  La Federazione della Societa’ italiana di Ginecologia ed Ostetricia (SIGO) che rappresenta gli oltre 10mila ginecologi italiani, attraverso il suo Gruppo di interesse speciale (GISS) in Medicina della Riproduzione, che vede riunite le piu’ alte competenze italiane in tale campo, ha elaborato “nuove raccomandazioni per la pronta ripresa dei trattamenti di procreazione medicalmente assistita (PMA) nel momento in cui il Governo decretera’ l‘inizio della fase 2 della pandemia in corso”. “In Italia, un terzo dei primi trattamenti di PMA viene eseguito in coppie in cui il partner femminile ha piu’ di 40 anni- sostiene SIGO in una nota- ritardi eccessivi di cura possono diminuire significativamente le possibilita’ di successo per queste coppie. Per questo motivo e’ necessario riprendere i trattamenti non appena il lockdown sara’ superato, tenendo conto che ogni mese di inattivita’ determina una mancata esecuzione di circa 8mila trattamenti, con una potenziale perdita di natalita’ mensile di circa 1500 bambini”.

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 “Con l’inizio della fase 2 verra’ a mancare uno dei presupposti fondamentali per il quale era stata raccomandata la sospensione di nuovi cicli di PMA ad eccezione dei cicli gia’ avviati e delle attivita’ di crioconservazione in pazienti oncologiche aventi carattere di urgenza e indifferibilita’, vale a dire la necessita’ di evitare lo spostamento delle persone e l’accesso alle strutture cliniche per contenere i possibili contagi. Bisogna inoltre considerare che allo stato attuale non sussistono prove scientifiche che indicano un rischio specifico di trasmissione dell’infezione da virus SARS-CoV-2 attraverso le pratiche di PMA e che i Centri di PMA sono istituti dei tessuti che lavorano in un ambiente e con un setting protetto, atto a salvaguardare sia le pazienti, sia gli operatori sanitari”. Pertanto sempre in base alle nuove raccomandazioni, “prima di avviare nuovi percorsi di PMA, gli esperti del GISS raccomandano di eseguire un’attenta anamnesi e valutazione clinica preliminare, utilizzando il meccanismo del teleconsulto. La Sigo e’ pronta a porsi al fianco delle Istituzioni per realizzare una simile modalita’ certificata e riconosciuta a livello istituzionale. Per i pazienti e partner che risultano asintomatici e negativi, potranno essere regolarmente eseguiti il prelievo ovocitario o il transfer di embrioni congelati. In caso di sintomi lievi-aspecifici, si consiglia di eseguire un test rapido per la ricerca delle immunoglobuline sul sangue per decidere se continuare o sospendere i cicli. Infine, in caso di paziente e/o partner con sintomatologia conclamata- conclude la nota- il prelievo ovocitario o il transfer di embrioni congelati dovranno essere rimandati. Sono infine descritte tutte le procedure cliniche e biologiche qualora si fosse costretti ad effettuare una PMA in donna sospetta COVID, per evitare rischi di sovra stimolazione ovarica”. 

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