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Grasso: “Da Riina no risposte, suo padre mostro sanguinario”

Il presidente del Senato contro la Rai: "Hanno avuto più rispetto per il figlio di Riina che per me"

Pubblicato:07-04-2016 15:34
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 22:32

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ROMA – “I giornali di oggi danno ampio risalto all’intervista al figlio di Riina, che sta promuovendo le vendite del suo libro, e che, eludendo tutte le domande sulla mafia, le stragi e le vittime, ha cercato di umanizzare la figura di suo padre e di banalizzare il male immenso della mafia”. Il presidente del Senato Pietro Grasso, parlando alla Luiss al convegno ‘Lotta alle mafie: ieri, oggi, domani’, torna sull’intervista a Salvatore Riina. “Ha raccontato che Totò Riina gli ha trasmesso il rispetto della famiglia, dei valori e della tradizione. Ha detto che la mafia ‘può essere tutto e niente’ e che è assurdo che i pentiti non vadano in carcere. Parole vecchie di 30 o 40 anni”, aggiunge. Poi, si chiede: “Che contributo hanno dato quelle parole per conoscere il fenomeno mafioso? Meritavano davvero la ribalta della rete principale del servizio pubblico? Anche se il conduttore dice di aver incalzato con le domande- osserva Grasso- non è riuscito ad ottenere risposte che non fossero quelle prevedibili di un mafioso figlio di un mafioso, portatore di un codice di omertà che ha dato un’eccezionale prova di forza, difendendo strenuamente gli aspetti umani di quel padre che è e deve passare alla storia come un mostro sanguinario“.

DALLA RAI PIÙ RISPETTO PER RIINA CHE PER ME – “Quando io sono andato alla Rai la liberatoria mi è sempre stata fatta firmare prima dalla Rai, anche quando si trattava di una registrazione, perché stavolta no?”, chiede Grasso. A Salvo Riina, osserva Grasso, la liberatoria è stata fatta firmare dopo: “Segno di grande rispetto della Rai”. E incalza: “Aveva forse paura che gli fosse sfuggito qualcosa di compromettente e doveva rivederlo con cura?”. Grasso punta il dito anche contro l’idea di una puntata riparatoria di Porta a porta: “Mettere sullo stesso piano il punto di vista della mafia e quello dello Stato è anche peggio. Dobbiamo rifuggire e denunciare questi comportamenti”.


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